In questi giorni abbiamo letto con piacere che, nell’anno più difficile per il comparto turistico e per quello museale in particolare, nel sito del Castello e del Parco di Miramare (Miramar per i triestini) i lavori di manutenzione e di recupero di alcuni settori non si sono fermati. Leggiamo poi di un riconoscimento – certo parziale e non scientifico – di una rivista specializzata che premia addirittura Miramare come miglior museo italiano. Tutto questo oggi è possibile perché da pochi anni Miramare è un museo autonomo, dotato cioè dal Mibact di autonomia gestionale e finanziaria.

I restauri del parco e del Castelletto e la relativa visibilità nazionale sono i primi risultati di questa autonomia, adesso però è necessario continuare ad investire in tutela dei beni architettonici di questo importante sito ed in ricerca e conoscenza, ma sarà anche necessario far trovare a Miramare un rapporto più stretto con la città. Oggi grazie a finanziamenti specifici e ad una serie di interventi radicali e programmati sul medio e lungo periodo Miramare ha saputo invertire un’inerzia che aveva determinato una situazione di generale degrado e trascuratezza contro la quale molti triestini (e non solo) alcuni anni fa si erano ribellati anche con azioni simboliche e concrete.

Le risorse adesso ci sono è necessario che siano spese secondo quelle che sono le mission di un ente storico e culturale come il museo di Miramare e su questo, da triestini, potremmo avere un enorme vantaggio. La sfida più grande e più ambiziosa coinvolge la città intera di Trieste e la sua capacità attrattiva: nel panorama dell’area “metropolitana” – tralasciando quindi per ora valutazioni su scala regionale ed extraregionale – Miramare è di certo il polo che richiama di gran lunga il maggior numero di turisti e di frequentatori, numeri in qualche modo fuori scala rispetto agli altri poli attrattori del territorio; e questo richiamo avviene in un’area isolata e periferica rispetto alla città – indubbiamente uno dei punti di forza del sito – inevitabilmente periferica anche rispetto al circuito dei Musei Civici, letteralmente “sparpagliati” tra centro e periferia cittadina. La sfida quindi per Trieste è quella di usare maggiormente Miramare per portare interesse anche verso l’area urbana, ed è una sfida soprattutto logistica legata ai trasporti, alla mobilità e all’offerta di servizi integrati che possa costruire una relazione più forte tra i diversi enti che gestiscono i vari siti, e tra gli enti e il territorio nel quale sono inseriti.

Un visitatore della dimora storica del Castello di Miramare, ad esempio, dovrebbe avere immediata curiosità nel visitare la dimora del Barone Revoltella che si trova nell’omonimo Museo; al contempo un visitatore del Civico Orto Botanico o del Giardino Botanico Carsiana dovrebbe avere interesse nel visitare il Parco di Miramare; l’interesse per l’Area Marina Protetta e per il BioMa di Miramare dovrebbe incentivare una visita al Civico Museo di Storia Naturale – purtroppo relegato in posizione decisamente infelice, ma questa è un’altra storia… – e così via.

Il ruolo di un assessorato alla Cultura è anche quello di guida e di creazione di una rete tra i diversi enti culturali della città, immaginando politiche di integrazione che possono essere le biglietterie uniche o la creazione di mostre o percorsi espositivi itineranti. Oltre a stimolare una rinnovata tutela dei beni storico architettonici del nostro territorio, un ruolo che non sempre compete al Comune ma che questo come espressione democratica della città può pretendere presso le istituzioni superiori.

Per Adesso Trieste, la sfida prossima futura pertanto è questa: far vivere Miramare nella sua ritrovata bellezza, nell’ottica di una gestione programmata e attenta; e far vivere Miramare sempre più come uno dei poli attrattori e di fruizione della città e del suo territorio.