Pubblichiamo di seguito la versione integrale della lettera a firma dei Portavoce di Adesso Trieste, Giulia Massolino e Riccardo Laterza, apparsa su Il Piccolo di oggi.

L’interrogativo di Roberto Morelli in merito alle ricadute che i nuovi equilibri politici romani avranno sulla nostra città tocca questioni rilevanti e ancora non del tutto delineate. Non è infatti chiaro come la prospettiva di “Governo che non debba identificarsi con alcuna formula politica” possa tradursi in una realtà di – inevitabili – interessi contrapposti rappresentati dai tanti partiti che si affollano nella maggioranza extra-large in cantiere. Le diverse istanze si sono peraltro divaricate proprio come conseguenza di una crisi, quella pandemica, che non ha fatto altro che inasprire le disuguaglianze – non solo quelle strettamente economiche – e, più in generale, evidenziare i problemi e le contraddizioni che la nostra società già conosceva, ma tendeva a ignorare o procrastinare prima dell’avvento del Covid-19.

La decisione storica dell’UE di generare del debito condiviso tra gli Stati Membri a favore delle nuove generazioni, come citato fin dal titolo del programma Next Generation EU, non può essere ridotta a una mera operazione contabile. Non è pensabile dunque che si continuino a fare esattamente le stesse cose che la politica faceva prima della pandemia, con l’unica differenza di maggiori risorse a disposizione. Serve un vero e proprio cambio di paradigma.

Il ruolo dei territori, ad esempio, non può più essere derubricato a quello di litiganti per la spartizione dei fondi, litiganti da ammansire o, peggio, ignorare. Rimettere al centro le comunità, i centri urbani, così come le aree interne del Paese, ovvero i luoghi nei quali bisogni, interessi, aspettative, desideri si aggregano, si definiscono, e si possono dotare di adeguate progettualità, costituirebbe una significativa discontinuità della nuova strategia di rilancio del Paese.

Anche il concetto stesso di “produttività” dell’investimento pubblico dovrebbe essere rivisto alla luce dell’insegnamento del Covid-19: negli scorsi decenni il mantra della politica ci ha convinto che disinvestire sul sistema sanitario, sul welfare, sul trasporto pubblico, sulla formazione, determinasse un aumento della competitività dell’economia. La pandemia ha dimostrato che è vero esattamente il contrario, ovvero che reti sociali deboli e una sanità al collasso hanno effetti diretti anche sul sistema economico.

Per questa ragione uno sguardo prospettico, a partire dalla situazione triestina, può restituire degli spunti rilevanti sulla direzione che potrebbe prendere Next Generation EU in Italia. Ci permettiamo dunque di contribuire alla discussione sintetizzando quattro proposte, che stanno emergendo dal percorso di costruzione partecipata del programma di Adesso Trieste.

Prima: il recupero dell’area di Porto Vecchio come parco eco-produttivo, ovvero come spazio dove ospitare insediamenti industriali leggeri, strettamente connessi con l’ecosistema della ricerca e la dimensione logistico-portuale della città; una strategia, in grado di garantire tanti posti di lavoro di qualità nel rispetto dell’ambiente, radicalmente diversa rispetto all’idea dell’”uso turistico” dell’area, caldeggiato in maniera bipartisan fino a pochi mesi fa.

Seconda: un piano esteso di rigenerazione energetica dei rioni che, andando oltre la logica dell’incentivo al singolo proprietario immobiliare, agevoli la creazione di vere e proprie comunità energetiche, basate sull’autoproduzione decentrata di energia e sul risparmio delle risorse, come strumento di riduzione delle disuguaglianze e tutela dell’ambiente.

Terza: un rafforzamento del sistema di salute, prevenzione e welfare a livello territoriale, sul modello dell’esperienza delle Microaree. Serve un salto di qualità che permetta di non puntare a  strutture centralizzate, come la case di riposo, delle quali abbiamo visto tutti i drammatici limiti nel corso della pandemia, per favorire  piuttosto dei  sistemi a rete, in grado di garantire  concordemente  salute, autonomia, sicurezza sociale delle persone.

Quarta e ultima: un balzo in avanti verso la sostenibilità, grazie a una rete di trasporto pubblico di massa con grande capacità e frequenza, accessibile senza congestioni e affollamenti. Nella nostra città si potrebbe tradurre in un sistema di tram-treno, in grado di innestarsi sulla rete ferroviaria e dunque di rispondere al principio dell’uso più efficiente delle reti esistenti, eventualità che si è dimostrata concretamente realizzabile con il rilancio del Porto negli ultimi anni.

Tutto ciò è possibile, come dimostrato in altre realtà nazionali e internazionali, e ancor più facilmente realizzabile coinvolgendo direttamente le persone in un approccio veramente partecipativo; prospettiva non certo impossibile in una città come Trieste, relativamente piccola in estensione e allo stesso tempo articolata e complessa, dunque ricca di potenzialità chiare e visibili per chi le vive quotidianamente.