Il 14 giugno di 100 anni fa moriva, a causa delle ferite riportate nel corso di un’aggressione a opera di squadristi fascisti, Odorico Visintini. Era consigliere comunale, eletto solo pochi mesi prima, nelle fila del Partito Comunista d’Italia, unica opposizione al Blocco Nazionale che all’epoca comprendeva anche il Partito Fascista.

Il Comune di Trieste fa rivivere il suo ricordo con una lapide apposta al secondo piano del Palazzo Municipale, presso il quale questa mattina si è tenuta una commemorazione, alla presenza del nipote Dario con la moglie Patrizia, e del bisnipote Carlo.

Chi era Odorico Visintini? Il consigliere di AT Riccardo Laterza ha raccontato la sua storia nel corso dell’ultimo Consiglio Comunale il 20 giugno 2022, chiedendo di osservare un minuto di silenzio.

Nato a Pirano d’Istria il 23 febbraio 1871, Odorico Visintini emigrò a Trieste nel 1882, dove trovò lavoro come apprendista calzolaio in cambio di vitto e alloggio. In occasione del servizio militare conobbe Valentino Pittoni, allora inquadrato come tenente, fondatore del Partito Socialista di Trieste. Abbracciato l’ideale socialista, nel 1898 entrò a far parte del Partito, contribuendo con il suo impegno alla costruzione delle prime istituzioni del mutualismo operaio come le Cooperative Operaie.

A seguito della scissione di Livorno aderì alla causa del Partito Comunista d’Italia, di cui diventò importante dirigente e, dopo le elezioni del 1922, capogruppo in Consiglio Comunale.

Il 22 aprile di quell’anno venne aggredito dagli squadristi di Francesco Giunta, che due anni prima si erano macchiati del rogo del Narodni Dom e pochi mesi dopo avrebbero marciato su Roma dando il via alla dittatura fascista. Visintini venne bastonato selvaggiamente e, una volta ridotto a terra, fu colpito anche da un colpo di pistola. Nonostante la gravissima aggressione, riuscì a trovare la forza di trascinarsi fino a casa, dalla quale in seguito venne ricoverato in ospedale. Nonostante due interventi chirurgici non riuscì a sopravvivere alle violenze subite, spirando cinquanta giorni dopo.

Al di là degli anniversari e delle cerimonie, il ricordo della militanza e del sacrificio di Odorico Visintini per la causa dell’emancipazione degli oppressi, così come la memoria della sua straordinaria fiducia nei confronti dell’umanità, ci ricorda un insegnamento valido attraverso tutte le epoche storiche: è necessario che ognuno di noi dia qualcosa, affinché alcuni di noi non siano costretti a sacrificare tutto.