Le esplorazioni urbane sono occasioni per conoscere meglio il nostro territorio, la sua storia, e per guardare con occhi diversi luoghi che spesso, passando di fretta, non abbiamo mai osservato con attenzione. Sono anche occasioni per portare all’attenzione di chi ci governa aree in degrado che potrebbero essere valorizzate e diventare invece luoghi di riferimento per il rione. Infine sono occasioni per conoscere le problematiche che hanno reso questi luoghi trascurati e dimenticati.

La terza esplorazione urbana dell’estate 2022 di Adesso Trieste si è svolta sabato 25 giugno nel rione di San Vito (IV circoscrizione). Ci siamo trovati in via dei Navali insieme a due guide d’eccezione – Zeno Saracino e Massimo Braini – e a un folto gruppo di cittadini curiosi. Abbiamo ascoltato la storia del giardino di Villa Bazzoni e quello che rimane del giardino di villa Prandi, la cosiddetta campagna Prandi. Aree che se fossero meglio valorizzate potrebbero diventare oasi di tranquillità e refrigerio per noi cittadini, nonché corridoi verdi da utilizzare in alternativa a strade trafficate, rumorose e piene di smog.

Il giardino di Villa Bazzoni
Il percorso si è articolato attraverso i tre differenti livelli del Giardino; dapprima, di fronte alla statua del cane della famiglia Bazzoni presente nella parte inferiore, sono stati introdotti i caratteri storici e architettonici della Villa, delineando il contesto della sua costruzione e una breve cronistoria della genealogia Bazzoni, con speciale enfasi sul podestà Riccardo. Successivamente il percorso ha incluso i quattro diversi pozzi dislocati dentro il perimetro, con alcune brevi soste nella futura area di sgambamento cani, dove si è rilevata la presenza di un cippo stradale austroungarico risalente al 1855 e finora dimenticato dalle guide e dai saggi sulla zona. Il percorso si è concluso infine presso la ghiacciaia/edificio ausiliario, le cui profondità sotterranee meriterebbero ulteriori studi, specie in relazione ai legami tra la massoneria e la famiglia Bazzoni. Il luogo si connota per una forte aura di mistero, connessa anche alla vicina “casa del diavolo”; al contempo, l’attenzione alla rete idrica dimostrata nella sua costruzione è un elemento di indubbia attualità geopolitica. 

Un accurato racconto di Zeno Saracino sulla storia di questo parco si può leggere anche qui. 

Il giardino di Villa Prandi, la cosiddetta Campagna Prandi
Campagna Prandi è un prezioso polmone verde ai margini del nucleo più antico della città di Trieste, quasi una sorta di bosco urbano che si trova sul versante sud-ovest del colle di San Giusto, tra il giardino di via San Michele, l’omonima via e il Civico Museo d’Antichità J.J. Winckelmann. Deve il suo nome, Campagna Prandi appunto, da una antica famiglia che, dal Trentino, già nel XVI secolo si trasferì a Trieste e qui fece fortuna ricoprendo nel corso dei secoli anche importanti cariche civiche (vedi qui alla voce Prandi).

Proprio nella zona dove oggi si trova il giardino di via San Michele, a partire dal 1790 il conte Giacomo Prandi, entrato in possesso dei terreni acquisiti direttamente dal Comune di Trieste, vi edificò la sua casa dominicale; più tardi, nel 1880, immediatamente a sud, vennero realizzate altre due ville il cui accesso monumentale era anch’esso su via San Michele. Proprio al 1888, durante gli scavi per la realizzazione di uno degli edifici, risalgono le prime testimonianze di rinvenimenti di strutture e materiali di epoca romana verosimilmente pertinenti a una o più abitazioni di quel periodo che occupavano lo stesso versante del colle (P. Ventura, Tergeste romana: elementi per la forma urbis; scheda numero 55)

Durante la Seconda guerra mondiale l’area fu bombardata e i volumi delle ville e dei fabbricati annessi furono definitivamente compromessi; a partire da questa situazione nel 1953 il Comune di Trieste, che era ridiventato proprietario dell’area già dal 1925, con un’iniziativa portata avanti dalla Selad (Sezione Lavoro Aiuto Disoccupato) provvide alla costruzione del giardino che ancora oggi occupa la parte più settentrionale di quelli che furono i possedimenti della famiglia Prandi. 

Di questi possedimenti rimase invece isolata la parte più meridionale che noi oggi identifichiamo come “Campagna Prandi” e, nel tempo, in quest’area la vegetazione prese il sopravvento nascondendo definitivamente i ruderi degli edifici ormai in rovina. La situazione rimase immutata fino al 2013 quando il Comune di Trieste si attivò per realizzare un percorso che collegasse via San Lorenzo con piazzetta Barbacan, ma appena nel 2018 vennero realizzati i lavori di tracciamento di un sentiero che collegò il giardino di via San Michele con via Tor San Lorenzo.

Questa operazione, il cui indiscusso merito è stato quello di rendere almeno in parte di nuovo fruibile un’area verde altrimenti inaccessibile, è stata fatta passare come un “recupero di Campagna Prandi” e come un “collegamento tra via San Michele e San Giusto”: nessuna di queste due affermazioni corrisponde completamente al vero e l’esplorazione urbana realizzata da Adesso Trieste ha evidenziato come non solo gran parte dell’area al di fuori del sentiero tracciato sia rimasta fuori da qualsiasi tipo di recupero, ma anche come il sentiero parta effettivamente dal giardino di via San Michele, ma arrivi alla via Tor San Lorenzo che, di fatto, è una strada a fondo cieco che ha come sbocco obbligato il ritorno sulla sottostante (nonché trafficata e con marciapiedi angusti) via San Michele. L’operazione di recupero quindi si può tranquillamente etichettare come parziale, lontana da un vero riassetto dell’area verde e della vegetazione (tra l’altro sul fronte più prossimo a via San Michele, crescono indisturbati e sempre più diffusi numerosi fusti di ailanto, oramai una vera e propria sottovalutata “piaga” del territorio triestino e non solo), lontana anche da un vero recupero filologico dell’area, in quanto il nuovo sentiero non riprende la topografia originaria della zona, ma appare come un segmento di viabilità pedonale realizzata ex novo a prescindere dalle realtà preesistenti. 

Tale viabilità inoltre, all’atto della realizzazione, non ha preso in considerazione ciò che realmente sarebbe stato interessante ai fini della fruizione completa di questo versante del colle di San Giusto, cioè la possibilità di integrare questo percorso con l’area contermine in quota più alta afferente al Museo J.J. Winckelmann, al Giardino del Capitano e all’Orto Lapidario. Allargando uno sguardo al di fuori del sentiero di Campagna Prandi, che per inciso oggi, a soli quattro anni dalla sua realizzazione, mostra già dei cedimenti anche importanti in numerosi punti sia nel piano di calpestio che nelle opere accessorie quali recinzioni e strutture di supporto, si può notare come nessuna delle evidenze strutturali ancora visibili delle vecchie ville sia stato preservato o recuperato: di tutti questi elementi, il più eclatante è sicuramente l’arco che inquadrava l’ingresso alle ville ottocentesche da via San Michele che, puntello dopo puntello, oramai appare del tutto ingabbiato in una struttura in tubolari che con il passare del tempo è diventata anch’essa fatiscente. 

Consapevoli che al momento il recupero integrale della campagna Prandi sarebbe una sfida non di poco conto, che andrebbe a coinvolgere aspetti idrogeologici, strutturali, urbanistici e di verifica archeologica, si potrebbe comunque auspicare una presa di coscienza da chi di dovere dello stato di progressivo degrado in cui versa il recente assetto del sentiero, che si va ad aggiungere all’ormai quasi secolare abbandono delle aree esterne allo stesso. L’impressione generale che rimane guardando ciò che è oggi Campagna Prandi, è quella di un’occasione ancora da cogliere, con la prospettiva di poter dare dei contorni più ambiziosi per il completo recupero di un’area che conserva ancora al suo interno importanti segmenti di memorie cittadine, e di trasformare definitivamente questo quadrante che si trova in pieno centro storico in una vera e propria area verde attrezzata e fruibile, a supporto del giardino di San Michele ma anche della sovrastante area del Museo J.J. Winckelmann.

Al momento purtroppo siamo decisamente lontani da queste prospettive, nonostante dal 2018 ci dicano esattamente il contrario.

Cosa resta da fare?
Come conclusione di questa interessante esplorazione dei due giardini Bazzoni e Prandi abbiamo identificato le seguenti criticità sulle quali varrebbe la pena soffermarsi per approfondire insieme ai nostri tre consiglieri di circoscrizione (Annalisa Metus, Tommaso Vaccarezza e Franca Vilevich) quali strade sarebbero le migliori da percorrere per cercare di trasformare queste aree ora dimenticate in luoghi di pregio fruibili dalla cittadinanza…

Per il giardino di Villa Bazzoni:

  1. Realizzare un’area di sgambamento cani (già programmata dall’amministrazione comunale, tempo di realizzazione un anno/un anno e mezzo)
  2. Essendo il giardino dotato di pozzi sarebbe interessante capire come realizzare un sistema idrico di qualche tipo per avere l’acqua disponibile, in particolare sarebbe interessante poter realizzare un sistema di irrigazione del giardino, per agevolare la manutenzione del verde.
  3. Rendere fruibile la dependance della villa ora in gestione all’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, ma che viene usata solo come deposito.

Per la Campagna Prandi:

  1. Recuperare il portale
  2. Ripristinare le scalette alla villa
  3. Recuperare la villa e trasformarla in gazebo 

Queste sono alcune delle idee su cui vorremmo impegnarci e su cui vorremmo costruire iniziative a sostegno delle esigenze e dei bisogni dei residenti e della cittadinanza. Se qualcuno fosse interessato a partecipare può contattare Silvia Ceramicola, coordinatrice dell’Assemblea Territoriale della IV circoscrizione a questa mail silviaceramicolaAT@gmail.com 

Noi di Adesso Trieste siamo convinti che conoscere e valorizzare la ricca storia di questa città sia fondamentale per costruire un futuro migliore per Trieste. Inoltre siamo convinti che coinvolgere direttamente le/gli abitanti dei rioni della città nella progettazione del cambiamento di cui Trieste ha bisogno sia l’unico modo efficace di operare. Una migliore conoscenza del nostro territorio e una migliore partecipazione alla progettazione del bene pubblico non può che migliorare la qualità della vita di tutte e di tutti.

Link di interesse:
Parco di Villa Bazzoni
Riaperto il percorso pedonale della campagna Prandi (Trieste Prima)