Il seguente contributo, firmato da Riccardo Laterza, Giulia Massolino e Kevin Nicolini, è stato pubblicato su Il Piccolo del 28/6/2022 con il titolo Un’alternativa alla cabinovia
Le considerazioni di Roberto Morelli sui “tasselli mancanti” del progetto della “cabinovia metropolitana” hanno il merito di evidenziare alcuni dei principali aspetti trasportistici, ambientali ed economici che dovrebbero essere messi, in maniera trasparente, al centro del dibattito sull’opera, la quale purtroppo non sarà sottoposta a una verifica della volontà popolare com’era nelle intenzioni dei promotori del referendum.
La presentazione di alcuni rendering della stazione di testa da parte dei coniugi Fuksas, a distanza di poco meno di una settimana dalla grande manifestazione popolare promossa dal Comitato No Ovovia, rischia infatti di distrarre l’opinione pubblica dalle questioni determinanti riguardanti l’opera nel suo complesso: insomma, il classico problema della luna e del dito che la indica. Il lavoro dei Fuksas può piacere o meno, e sarà compito della Soprintendenza – che ha dato il via libera alla variante del Porto Vecchio del 2021 escludendo esplicitamente dal proprio parere positivo tracciato e stazioni dell’ovovia – valutare se esso potrà trovare spazio in quel contesto monumentale.
Le questioni dirimenti sono però ben altre, e riguardano in particolare l’effettiva utilità dal punto di vista trasportistico e l’impatto ambientale complessivo dell’infrastruttura. Sono queste le questioni già al centro dello scambio tra Regione Friuli Venezia Giulia, ARPA, Soprintendenza e Comune nell’ambito dell’avvio dell’iter per la Valutazione Ambientale Strategica, propedeutica alla variante al Piano Regolatore necessaria per inserire appieno l’infrastruttura negli strumenti di pianificazione, procedere con gli espropri e dare l’eventuale via effettivo ai lavori.
Guarda caso, si tratta degli stessi aspetti che sono stati evidenziati con un lavoro di studio approfondito e qualificato da parte del Comitato e dalle associazioni che lo compongono fin dalla prima apparizione dell’ovovia, ormai due anni fa. Forse ora che saranno delle istituzioni a mettere nero su bianco certe considerazioni sarà la volta buona perché qualcuno smetta di definirle fake news. A volte il tempo sa essere veramente galantuomo.
Il tempo però, oltre che galantuomo, è anche tiranno: se certe criticità del progetto saranno confermate, la VAS darà esito negativo e sull’ovovia calerà definitivamente il sipario; a quel punto, però, trovare un’alternativa in tempi utili – operazione possibile tecnicamente secondo le linee guida del MEF – per non perdere i fondi del PNRR rischia di essere molto difficile. Per questo come Adesso Trieste ribadiamo alla maggioranza la massima disponibilità a collaborare per individuare a strettissimo giro un progetto alternativo di trasporto rapido di massa a guida vincolata da presentare al Ministero. Questo permetterebbe addirittura di guadagnare tempo prezioso, poiché da cronoprogramma PNRR l’ovovia dovrebbe essere realizzata entro settembre 2024, a differenza delle altre opere inserite nello stesso bando – prevalentemente linee tranviarie – per le quali c’è invece tempo fino al 2026.
In frangenti critici come questo, cambiare idea dopo aver tanto insistito su una certa posizione può rappresentare un vero e proprio atto di intelligenza e coraggio, uno di quelli che potrebbe permettere a chi lo compie di lasciare ai posteri un ricordo più positivo di sé. Viceversa, il rischio è che tra qualche mese a una notizia a nostro parere positiva – il tramonto del sogno/incubo ovovia – si accompagnino inevitabilmente due notizie negative – la scomparsa dei 48 mln di € del PNRR e la beffa dei 500.000 € che il Comune ha anticipato negli ultimi mesi per commissionare la progettazione dell’ovovia e che non ci verranno restituiti da nessuno.