Un fiume bianco scendeva dal Carso fino a Trieste. Non aveva origine dalle montagne ma dal duro lavoro delle contadine slovene del nostro altipiano. Non scorreva in mezzo alle rocce ma tra le mani di quelle stesse donne che, lungo piste secolari, portavano sulla testa le ceste con i vasi pieni di latte fresco per gli abitanti della città che si stava espandendo.

Le prime mlekarice cominciarono a scendere nei borghi urbani probabilmente all’indomani dell’istituzione del Porto Franco, nella prima metà del ’700, perché bisognava nutrire una popolazione in rapida crescita.

Intorno al 1974, l’ultima donna carsica del latte fece la sua apparizione da qualche parte tra San Giovanni e Roiano e terminò il suo giro per distribuire ai clienti i pesanti vasi ammaccati. Il rituale meridiano di connessione tra la vita contadina e un progresso che già cinquant’anni fa era troppo veloce – un rituale che era stato sempre e solo femminile – si era concluso per sempre.

Le mlekarice, le donne del latte, oggi non ci sono più, ma il legame con l’antico retaggio rurale e le tradizioni è forte nella comunità slovena, così forte che è stato trasmesso anche a chi sloveno non è.

Tutti a Trieste usiamo senza neanche accorgercene vocaboli e termini che derivano dalla lingua slovena, ad esempio quando andiamo in “osmica”, mentre ci lamentiamo che “xe zima” o frughiamo nelle tasche per scoprire sconsolati che siamo “cisti”. Del resto, le lingue qui si mescolano e i prestiti sono reciproci; anche gli sloveni di Trieste usano nel loro parlato quotidiano molte parole italiane.

Possiamo immaginare come doveva essere preparare alla sera i contenitori per il viaggio della mattina dopo, alzarsi prima che sorgesse il sole, attendere alle faccende domestiche, mungere le vacche, riempire i vasi e mettersi poi in cammino per i sentieri scoscesi che collegavano il Carso e la città.

Quei sentieri esistono ancora, e sulla terra battuta e i sassi sono rimaste le tracce del lavoro di donne formidabili, della loro storia e di un’economia dignitosa e ormai estinta. Adesso Trieste crede che il modo migliore di ricordare e celebrare le piste delle mlekarice sia invitare le persone a percorrerle di nuovo. Potremo così ricongiungere la città con l’altipiano attraverso vie di comunicazione più naturali che riducono le distanze non solo tra i luoghi ma, soprattutto, tra le persone.

Le mozioni presentate da Adesso Trieste nelle Circoscrizioni II e VI per chiedere al Comune di riqualificare alcuni dei sentieri delle mlekarice e promuoverli come attrattori di un turismo lento e non invasivo sono state approvate all’unanimità. Un risultato incoraggiante, tanto più se si pensa che nella VI Circoscrizione la maggioranza di centrodestra ha accolto con favore la proposta.

Elaborare temi di interesse comune e trovare punti di condivisione nella memoria collettiva, al di là dei partiti e delle loro linee politiche, è uno degli strumenti più potenti che abbiamo per celebrare il passato e, finalmente, superarlo.

 

Nella foto, giovani della comunità slovena indossano i costumi tradizionali in occasione delle Nozze Carsiche (Kraška Ohcet).