Siamo triestine e triestini per nascita, per scelta, per affetto, per lavoro, per formazione, o anche per caso. Siamo lavoratrici e lavoratori, dipendenti, autonome, liberi professionisti, impiegate, pensionati, insegnanti, ricercatrici, educatori, commercianti, operaie, artisti, imprenditrici, addetti alla cura della casa e della famiglia, in cerca di un’occupazione, studenti.
Siamo persone che vivono a Trieste facendo i conti ogni giorno con la precarietà del lavoro[1], l’aumento del costo della vita[2], l’inquinamento[3], l’assenza di servizi[4] e molto altro. Siamo anche quotidianamente presenti nella vita di Trieste, dai suoi rioni al centro, impegnate nell’associazionismo, nel mondo della cultura, della formazione e della ricerca umanistica e scientifica, nel volontariato e nel mutualismo, nel mondo del lavoro e nelle imprese, nello sport, con la convinzione di poter contribuire a far sì che la nostra bellissima città diventi ogni giorno più accogliente, vivibile, inclusiva.
Alcune/i di noi sono state/i costrette/i ad emigrare altrove; da Trieste nell’ultimo decennio sono partite per altre Regioni o all’estero quasi 19.000 persone[5], senza la possibilità concreta di tornare, causa l’assenza di condizioni di realizzazione lavorativa e non solo.
Nella nostra vita quotidiana abbiamo costantemente esperienza delle potenzialità della nostra città. Ma ci scontriamo anche con i limiti e gli ostacoli imposti dalle scelte sbagliate o mancate della politica locale. Una politica nemica delle persone, che ignora esigenze e aspettative delle triestine e dei triestini, azzera dialogo e coinvolgimento, sacrifica le potenzialità di Trieste, scoraggia e allontana dalla vita pubblica un numero sempre più alto di cittadine/i. Non possiamo più permetterci questa situazione: adesso vogliamo cambiare le regole del gioco della politica locale, per restituire a Trieste il futuro che le spetta, e alle triestine e ai triestini la possibilità di realizzarlo fin da subito.
Vogliamo governare Trieste con un progetto che metta al centro un’economia equa, il contrasto alla crisi climatica, la sicurezza sociale per tutte/i, le nuove forme di partecipazione e di cooperazione. Vogliamo dare alla città una nuova rotta, che parta dai problemi quotidiani di chi la abita e la accompagni verso le opportunità che non ha ancora colto. Vogliamo governare con coraggio, lungimiranza e condivisione le sfide delle generazioni attuali e future. Vogliamo fare tutto ciò con quella capacità, sensibilità e determinazione che chi ha amministrato Trieste negli ultimi decenni ha dimostrato di non avere.
Per questo apriamo un’Assemblea Cittadina, uno spazio democratico e cooperativo per decidere insieme la Trieste che vogliamo. L’Assemblea Cittadina sarà organizzata per ambiti tematici e territoriali, e si alimenterà delle esperienze, delle competenze e delle disponibilità di chi vorrà impegnarsi, adesso, per il futuro di Trieste. Il primo obiettivo è la partecipazione alle Elezioni Comunali del 2021, ma il nostro impegno non si esaurirà il giorno dopo le elezioni. Cambieremo le regole del gioco anche in questo, andando oltre la scadenza elettorale con uno spazio attivo 365 giorni l’anno, online e offline, nel quale raccogliere esperienze positive e negative, progetti, energie e risorse con le quali continuare a cambiare la nostra città e, insieme, migliorare le nostre vite.
[1] A gennaio 2020 la CGIL Trieste stimava in 1.500 i posti di lavoro a rischio a causa delle crisi industriali aperte sul territorio. Pochi mesi dopo, ad aprile, erano stati stimati in 4.000 i posti di lavoro a rischio nel settore ricettivo a causa della crisi sanitaria.
[2] Trieste è la città con le tariffe dell’acqua più alte di tutto il Nord Italia, mentre la rete idrica della Provincia perde quasi metà dell’acqua che trasporta.
[3] Secondo l’ultimo rapporto di Legambiente Mal’aria di città, Trieste è ampiamente insufficiente nei dati sull’inquinamento atmosferico. Diverse analisi, come questa, hanno rilevato un’incidenza più alta di tumori ai polmoni e malattie respiratorie nella nostra città, riconducibili almeno in parte all’inquinamento.
[4] A solo titolo d’esempio, in città ogni anno metà delle bambine e dei bambini è esclusa dagli asili nido.
[5] Dati ISTAT riferiti al periodo 2008-2018