Ecco le nuove regole del gioco!
Questo programma è frutto di un lavoro di intelligenza collettiva tanto impegnativo quanto bello, durato cinque mesi che ha coinvolto più di cento persone. In questo periodo, Assemblee Tematiche e gruppi di lavoro hanno approfondito diversi degli aspetti che riguardano la città e il suo governo. La costruzione e condivisione di una visione positiva di futuro ci ha aiutato a guardare oltre le contingenze e a cercare soluzioni che potessero intaccare i problemi alla radice, con un approccio sistemico; fasi di documentazione e confronto con esperti dei settori ci hanno permesso di andare nel dettaglio di molti ambiti di intervento dell’Amministrazione; e infine la fase di scrittura, relazione dei vari temi, armonizzazione e sintesi ha portato a questo testo.
In tutto il programma abbiamo considerato una visione a 10 anni, quindi immaginando i passi che ci porteranno alla Trieste del 2031. Questo ci ha permesso di guardare verso obiettivi più ambiziosi, in linea con l’agenda 2030
per lo sviluppo sostenibile dell’ONU e il Pilastro europeo dei diritti sociali, i cui punti sono stati presi come riferimento nella maggior parte dei temi. Ringraziamo tutte le persone che hanno lavorato sodo per mesi per la presentazione di questa prima versione di programma. È stato un lavoro importante, che valorizzeremo al meglio durante la campagna elettorale ma anche in seguito alle elezioni dell’autunno 2021.

Abbiamo sempre detto di voler cambiare le regole del gioco, con le persone anziché solamente per le persone. Ecco le nuove regole, scritte insieme, per la Trieste che vogliamo!

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ECONOMIA
GENERAZIONE PORTO VECCHIO: QUI COSTRUIAMO IL FUTURO DI TRIESTE

 

I parchi eco-innovativi ed eco-produttivi sono luoghi che combinano attività residenziali, imprenditoriali e industriali, ottimizzati dal punto di vista ambientale e aperti al miglioramento continuo, grazie alla collaborazione con istituzioni dedicate alla ricerca e sviluppo. 

La valorizzazione del Porto Vecchio rappresenta una grande opportunità non solo per Trieste, ma anche per tutta la regione e il nord Adriatico, nella misura in cui si riesca a favorire la creazione di un ecosistema in cui accelerare l’incubazione di startup e insediare imprese tecnologiche con produzioni ecosostenibili. 

A differenza delle scelte politiche in campo urbanistico dell’attuale Amministrazione Comunale, che difendono un modello di sviluppo superato e non più sostenibile, incentrato esclusivamente sul mercato immobiliare, sull’erogazione di servizi e giocato al ribasso sul costo del lavoro, la proposta di Adesso Trieste mira a ricostruire una base produttiva ecosostenibile, connessa con i settori del Porto e della Ricerca, che garantisca un lavoro di qualità a chi vuole restare o tornare in città.

 

IMPEGNO 1 – Un parco eco-innovativo per nuova occupazione di qualità

 

Trieste sente forte il bisogno di innovazione. Con i suoi innumerevoli istituti di ricerca, università, parchi scientifici la città e la regione Friuli Venezia Giulia si collocano al secondo posto in Italia per capacità di creare startup innovative. Ma questo non basta a rendere il territorio competitivo a livello europeo. L’articolato sistema scientifico e universitario triestino, noto a livello internazionale, produce conoscenze che in alcuni casi trovano applicazione nel mondo economico, sia grazie al trasferimento di tecnologie verso il tessuto imprenditoriale, che attraverso spin-off imprenditoriali da cui possono nascere startup.

 

Anche se le ricadute di un sistema scientifico travalicano normalmente l’area territoriale in cui esso opera, è pur vero che il sistema economico locale non riesce a sfruttare adeguatamente il vantaggio competitivo offerto dalla ricerca. L’enorme potenzialità dell’ecosistema della scienza, infatti, non si traduce automaticamente in sviluppo, innovazione e occupazione per l’economia del territorio. 

 

L’industria ad alto tasso di tecnologia e di sostenibilità trova il suo giusto insediamento in aree connesse con il tessuto urbano, prossime ad attività scientifiche e di ricerca. Si può dunque immaginare di dar vita in Porto Vecchio a un Parco eco-produttivo in un’ottica di Open Innovation, aperto alla collaborazione con l’ecosistema scientifico e universitario. Un importante distretto dell’economia circolare per l’insediamento di nuove attività economiche improntate su tecnologia e sostenibilità.

 

Per farlo, è necessario partire dal recupero del sito, che è una fenomenale opportunità  per attrarre e valorizzare competenze, professionalità e creatività nell’ambito dell’architettura e della pianificazione sostenibile. Inoltre, il processo stesso del recupero del Porto Vecchio sarà una vetrina internazionale per Trieste, una pietra fondante per il successo dell’insediamento di un polo verde, blu, digitale, innovativo e sostenibile. 

 

COSA FAREMO

 

  • Avvieremo un percorso di progettazione partecipata, coinvolgendo mondo della ricerca, mondo imprenditoriale, Autorità portuale e altri portatori di interesse con l’obiettivo di definire le condizioni urbanistiche, logistiche, infrastrutturali e di governance per l’insediamento in PV di nuove attività economiche ad alto tasso tecnologico e improntate alla sostenibilità.
  • Punteremo all’attrazione di  iniziative imprenditoriali nei settori:
    • Green and circular economy, per un possibile distretto di economia del riciclo e delle tecnologie per la decarbonizzazione e ambientali a cui affiancare un Centro per la progettazione di interventi di adattamento e mitigazione degli effetti climatici,  in stretta collaborazione con i centri di ricerca e universitari triestini 
    • Blue economy, puntando sulle tecnologie di frontiera applicabili alla progettazione navale, quali componentistica, software, simulazione, digitalizzazione, sensoristica, automazione, robotica, meccatronica, propulsione ecocompatibile, materiali innovativi
    • Digitale, puntando su High Performance Computing (HPC, ovvero il calcolo elettronico ad elevate prestazioni), Intelligenza Artificiale, utilizzo dei dati, IoT, cyber security, telecomunicazioni 
    • Salute, ad esempio dispositivi medici, componenti per biofarmaci e biosimilari, sistemi robotizzati per la produzione di farmaci negli ospedali, informatica legata alla salute 
    • Agricoltura urbana, grazie a serre verticali tecnologiche, per produzioni intensive di prodotti agricoli, ad esempio con sistema idroponico, da realizzare recuperando edifici dismessi, come quelle proposte da ENEA.
  • Indirizzeremo il recupero del sito salvaguardando la sua unitarietà architettonica e secondo un disegno d’insieme che, tenendo conto dei vincoli indicati dalla Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio, dia vita a un luogo in cui creare nuove opportunità di sviluppo, buona e nuova occupazione e socialità. La potenzialità di PV deve essere compresa e restituita attraverso un pensiero tecnico-progettuale complessivo.
  • Ripenseremo integralmente la viabilità dell’area del PV, che dovrà basarsi su ciclabilità, pedonalità e trasporto pubblico, anche grazie alla rifunzionalizzazione dei binari esistenti nel sito, per la realizzazione di una rete tramviaria (vedi Ecologia – Mobilità – Impegno 3), mentre è esclusa la possibilità di realizzare nuovi parcheggi di superficie se non a somma zero per liberare dalla sosta altre zone come per esempio le Rive.
  • Ci attiveremo per rivedere gli impegni presi in merito alla sdemanializzazione e l’Accordo di Programma, che prevedono attualmente come sbocco prioritario per gli immobili del PV la loro vendita sul mercato, perché sia data invece priorità a concessioni e comodati d’uso, in modo da governare le destinazioni degli edifici e dell’area nel suo insieme. In questo modo si manterrebbe in mano pubblica il controllo sulle linee di sviluppo di Porto Vecchio, orientandone il percorso di rigenerazione.  A questo scopo intavoleremo un dialogo con l’Autorità portuale per ridefinire un accordo utile alle parti e alla città e che ridisegni l’organismo di gestione del PV, includendo al suo interno la rappresentanza di enti e portatori di interesse, per esempio del mondo della ricerca e quello dell’industria, ma anche la possibilità di ascolto della cittadinanza attraverso processi di partecipazione attiva. 

IL PORTO NUOVO E L’AREA INDUSTRIALE DI TRIESTE: PER UNO SVILUPPO MODERNO E SOSTENIBILE 

 

Il Porto è per Trieste un fondamentale motore economico non solo per il volume dei suoi traffici commerciali, ma anche per le vaste aree industriali retroportuali e i collegamenti ferroviari e intermodali che, in sinergia con lo status di Porto Franco Internazionale, costituiscono una potenziale filiera produttiva e logistica di grande interesse e peculiarità a livello europeo e internazionale. 

Dal punto di vista geografico, un altro elemento di forza del porto è la sua centralità in Europa, con Vienna a 500 km, Lubiana a 100, Belgrado a 600, Milano a 400, Monaco a 500, Salisburgo a 400 e interscambi attivi con nord-est Europa, collegamenti con Cina-India con l’Oriente, corridoio Adriatico – Baltico. Il porto ha un’ottima accessibilità, fondali che si aggirano sui 18 metri, raccordi ferroviari e stradali, un aeroporto a circa 35 km. 

In questo scenario, dall’approvvigionamento di materie prime alla loro lavorazione, alla distribuzione di semilavorati o prodotti finiti sul mercato, Adesso Trieste vede nella vasta superficie che va dal canale navigabile a tutte le aree ex EZIT (Ente Zona Industriale Trieste), oggi gestite dal CoSELAG-Consorzio di Sviluppo Economico Locale dell’Area Giuliana, il futuro sviluppo di un’industria moderna, ecologicamente compatibile con il territorio e l’ambiente. 

Un’industria improntata a principi di economia circolare e di simbiosi industriale, in grado di produrre nuova e buona occupazione.

 

IMPEGNO 1 – Una nuova industria manifatturiera, tecnologica e improntata all’economia circolare 

 

Favorire il rilancio del settore manifatturiero, in un’ottica di reindustrializzazione ecocompatibile, è per AT un obiettivo da raggiungere attraverso un rafforzamento delle competenze interne e della capacità di programmazione del COSELAG e della sua missione nell’attrazione di investimenti focalizzati su attività produttive a elevata sostenibilità e ad alto tasso di tecnologia. 

In questo, la sinergia del COSELAG con il sistema scientifico triestino è un tassello fondamentale su diversi fronti: individuazione e messa in pratica di metodiche di bonifica stato dell’arte e innovative per i siti inquinati di interesse regionale e nazionale; attivazione di filiere basate sull’economia circolare e la valorizzazione delle risorse del territorio; attivazione di processi di simbiosi industriale che favoriscano l’uso da parte di un’azienda di risorse sottoutilizzate (inclusi rifiuti, sottoprodotti, residui, energia, acqua, logistica, capacità, competenze, attrezzature e materiali) da un’altra, con il risultato di mantenerle nel circuito produttivo più a lungo.

Adesso Trieste incentiverà nelle aree industriali retroportuali i servizi e le produzioni compatibili con l’ambiente e rispettose della dignità del lavoro, in collaborazione con le categorie economiche, i sindacati e l’Autorità portuale.

 

COSA FAREMO 

 

  • Attiveremo tutti gli strumenti che l’Amministrazione comunale ha a disposizione sia come sua diretta prerogativa sia come portatrice di interesse in grado di interloquire con altre istituzioni, a cominciare da Regione e Autorità portuale, per indirizzare le scelte di sviluppo del porto, della sua logistica e dell’industria, nell’interesse della città di Trieste e dei suoi cittadine e cittadini.

 

  • Rivitalizzeremo il COSELAG facendo rappresentare al suo interno il Comune da uno o più esperti nei campi della politica industriale, dell’attrazione di investimenti e della logistica e dando piena attuazione al suo ruolo di “agenzia di sviluppo territoriale”, caratterizzata da una forte attitudine alla sostenibilità. Il COSELAG, in collaborazione con gli enti di ricerca del territorio, dovrà puntare sull’attuazione di processi di simbiosi industriale tra le imprese insediate al suo interno, favorendo il riutilizzo in funzione di materie prime seconde;
  • Definiremo  un cronoprogramma con i tempi e le risorse necessarie per consentire l’attivazione delle iniziative volte alle bonifiche, con la conseguente restituzione delle aree agli usi industriali, al potenziamento delle imprese operanti e all’insediamento di nuove attività; 
  • Attiveremo l’Amministrazione Comunale verso Governo e Parlamento per il decollo del porto franco a partire da un suo pieno riconoscimento come area extradoganale, e non come semplice Punto Franco comunitario, da parte dell’Unione Europea;
  • Attiveremo, coinvolgendo i soggetti interessati, le iniziative necessarie a garantire, senza interruzione dell’operatività nel tempo, le attività portuali collocate in AdriaTerminal, contribuendo a trovare un sito idoneo al loro ricollocamento. Occorre un accordo tra gli Enti coinvolti che preveda che la piattaforma non venga liberata finché non si trovi un sito analogo su cui trasferire le attività svolte, senza perdita di occupazione e traffici.

 

CITTÀ A MISURA DI UNIVERSITÀ E RICERCA

 

Un Comune che mette l’università e gli enti di ricerca del territorio nella posizione di fare della città il loro asset, attraverso offerte legate alla vita, alla mobilità, agli sbocchi imprenditoriali. Una città di respiro internazionale con una forte vocazione alla mobilità in entrata, capace di accogliere ricercatori e studenti da tutto il mondo. 

 

Questa visione risponde concretamente agli obiettivi di sviluppo sostenibili (SDG) posti dalle Nazioni Unite per il 2030. Nello specifico, relativamente allo sviluppo della città considerando la ricerca come una leva fondamentale per l’apertura di Trieste come fucina di conoscenza, risponde puntualmente agli obiettivi 4, 8 e 9 degli SDG. Crediamo che mettere al centro questi obiettivi comuni sia necessario in tutte le azioni di governo e amministrazione a ogni livello. Anche Trieste può fare la differenza, rivestendo un ruolo di primo piano nel contesto internazionale, diventando così un esempio virtuoso di integrazione e contaminazione di cultura, ricerca e ambiente in senso ampio. 

IMPEGNO 1 – Finanziamenti europei

Sviluppare una politica di cooperazione internazionale con una visione e strategia integrate. Il Comune di Trieste ha al momento attivo un ufficio affari internazionali, che dichiara 10 progetti attivi. Tre di questi sono conclusi da più di sei anni, fatto che sottolinea la scarsa attenzione che purtroppo l’amministrazione comunale sta dando a tale strumento di finanziamento. Se poi consideriamo l’ambito della Cooperazione Territoriale Europea il cui obiettivo è di accrescere le competenze e lo sviluppo e lo scambio delle buone pratiche tra le regioni e città europee il quadro è ancora più desolante. Nella territorio regionale durante la passata programmazione 2014-2020 sono stati finanziati ben 347 progetti con la presenza di almeno un soggetto FVG nel partenariato. La ricaduta in termini finanziari nel territorio è stata di 94.915.383,00. Il grande assente risulta essere ancora una volta il Comune di Trieste con 0 progetti all’attivo. 

Crediamo che la partecipazione a tali fonti di finanziamento e di sviluppo vada fortemente potenziata in un’ottica integrata. La cooperazione internazionale, o comunque che attinge a fondi europei, rappresenta una grandissima risorsa per lo sviluppo di una rete integrata tra amministrazione comunale e enti di ricerca con ricadute positive sulla cittadinanza e sull’economia locale. Il Comune può e deve prendere parte attiva, avvalendosi di partenariati locali e transnazionali, alla messa in opera delle politiche europee sui temi di cittadinanza attiva, inclusione sociale, sostenibilità ambientale e infrastrutturale, lotta alle disuguaglianze, promozione della partecipazione alla vita democratica da parte delle generazioni più giovani, transizione verso il digitale, in linea con le priorità nazionali, regionali e territoriali. Queste opportunità vanno colte, in un’ottica di progettazione integrata, coinvolgendo la cittadinanza al fine di proporre proposte progettuali forti con altrettanto forti e positive ricadute sul territorio. 

 

COSA FAREMO

 

  • Rafforzeremo la cooperazione tra gli uffici competenti del Comune e quelli delle istituzioni scientifiche ed economiche cittadine, partendo dalla rete di gemellaggi e accordi istituzionali esistenti, per lo sviluppo di future progettualità che mirano a una integrazione tra città, istituzioni scientifiche, e altre realtà europee; 
  • Svilupperemo un piano delle relazioni internazionali per la Città di Trieste, in coerenza con gli  obiettivi strategici che saranno in parte conseguiti attraverso i programmi europei a gestione diretta e indiretta;
  • Metteremo a frutto le esistenti potenzialità offerte dall’Ufficio Regionale FVG a Bruxelles nel suo ruolo di facilitatore della partecipazione degli attori locali alle opportunità di finanziamento europee e di assistenza alla progettualità, contribuendo anche ad un aumento di visibilità per la città di Trieste e la sua realtà socio economica;
  • Proseguiremo, potenzieremo e daremo maggior rilievo ai centri EUROPEDIRECT e INFORMAGIOVANI, per avvicinare l’Europa, e soprattutto i valori europei, ai cittadini, ai territori e alle realtà locali, garantendo ai giovani l’accesso all’informazione in merito alle opportunità di finanziamento, studio, formazione, lavoro e volontariato in Europa. Vogliamo far diventare questi centri non solo luoghi di accesso all’informazione e ai materiali, ma anche luoghi di accompagnamento e formazione alla progettazione per l’accesso ai fondi. Questo ci consentirà di promuovere da una parte la partecipazione dei soggetti interessati ai bandi europei e dall’altra aumenterà le opportunità del Comune di far parte dei partenariati, impegnandosi anche in prima fila. Con sportelli diffusi anche nei rioni (vedi Partecipazione – Impegno 1), potranno diventare un punto di riferimento per le associazioni locali giovanili e culturali impegnate in questi settori, per il mantenimento della cittadinanza attiva e della partecipazione, anche in un’ottica europea e transnazionale.

 

IMPEGNO 2 – Connessione tra città e conoscenza

Crediamo sia importante, in una città vocata alla conoscenza, stabilire dei rapporti virtuosi e strutturati tra la Pubblica Amministrazione e le realtà di studio e formazione della città. Tale contaminazione tra realtà diverse sul suolo cittadino deve essere, come sempre, funzionale allo sviluppo o implementazione di servizi ad alto profilo per la cittadinanza tutta, perciò consolidando il rapporto tra l’utenza di ogni tipo e la pubblica amministrazione. Questa operazione deve, per forza di cose, riuscire a dialogare con tutti i cittadini, sviluppando dei rapporti mirati. Siamo convinti che le istituzioni scientifiche sul territorio possano dare un profondo contributo allo sviluppo di tali servizi, in un rapporto di reciprocità tra comune ed enti di ricerca. 

 

COSA FAREMO

 

  • Proporremo una revisione del Protocollo d’intesa “Trieste città della Conoscenza” tra Comune e Enti di Ricerca (vedi elenco nel documento) in cui vengono individuati i temi centrali che devono interessare l’amministrazione comunale, gli enti di ricerca e l’Università nel loro complesso al fine di implementare e finalizzare i tavoli di lavoro che devono crearsi sulla base di tale protocollo. 
  • Promuoveremo  la formazione continua, sia generica sia specialistica, per il personale comunale
  • Finanzieremo assegni di ricerca in più ambiti (economico, giuridico amministrativo, socio-pedagogico) su tematiche inerenti allo sviluppo sociale ed economico del territorio, volte ad approfondire politiche innovative e sostenibili (in ambito appalti pubblici, il green public procurement). I risultati della ricerca aiuteranno il decisore pubblico a prendere scelte più qualificate su come spendere le risorse 

 

IMPEGNO 3 – L’amministrazione acquista verde 

Dagli studi condotti nell’ambito del progetto CReIAMOPA del 2019 emerge come i Comuni Capoluogo non siano ancora strutturati al fine di impiegare lo strumento degli “Acquisti Verdi della Pubblica Amministrazione” (Green Public Procurement, di seguito GPP) in modo sistemico, principalmente a causa di mancanza di formazione e difficoltà nella stesura dei bandi. Il Comune di Trieste non è fra quelli più avanzati e pronti del settore, anzi: non è dotato di un ufficio apposito (come avviene in altri comuni – es. Comune di Trento) e non si avvale dello strumento nei processi di acquisto. Vogliamo costruire un percorso di formazione mirato che produca conoscenze e competenze per poter avvalersi di uno strumento che, seppure di origine non recentissima, fatica a diventare prassi nella pubblica amministrazione nonostante venga individuato come strumento fondamentale per la gestione degli acquisti pubblici.

 

COSA FAREMO

 

  • Costruiremo un percorso di formazione specifico sul tema GPP per i dipendenti comunali che si occupano di appalti (Tavoli tematici, Workshop, Webinar)
  • Coinvolgeremo gli Enti di Ricerca/Università per la consulenza tecnica e per la misurazione degli impatti derivanti dall’utilizzo del GPP 

 

IMPEGNO 4 – Ricerca, innovazione e impresa

 

Trieste ha ancora una lunga strada per lo sviluppo dell’ecosistema delle startup e Piccole Medie Imprese (PMI), nonostante i dati rassicuranti degli scorsi anni. Sicuramente l’apertura di uno spazio come l’Urban Center di Corso Cavour è un passo avanti per dare uno spazio fisico con possibilità di connettere i vari attori come potenziali investitori, mentor, ed esperti delle industrie tecnologiche. Oltretutto, uno spazio per eventi e coworking, con le adeguate misure sanitarie, è essenziale per nutrire una comunità forte e capace di crescere in una maniera sostenibile.

Una parte importante che ha bisogno di essere indirizzata è sicuramente il collegamento tra l’istruzione superiore, universitaria e post universitaria e il mondo dell’imprenditoria: dare accesso ai giovani verso le possibilità di creare nuove idee di startup e innovazione, non solo nel settore bio e medico, che è forse quello più avanzato grazie agli istituti di ricerca presenti a Trieste, ma anche nei settori terziario e quaternario dell’economia. Con la creazione di nuove aziende di telecomunicazioni, le aziende informatiche, le aziende new media e i servizi di consulenza e di elaborazione delle informazioni, Trieste potrà posizionarsi all’avanguardia dei nuovi sviluppi tecnologici, ampliare la propria rete di servizi, creare nuovi posti di lavoro specializzati e attrarre nuovi talenti. 

Oltremodo, la crescita di startup innovative è anche basata sull’espansione degli affari che si può compiere grazie all’internalizzazione dei loro servizi in nuovi mercati per acquisire nuovi clienti. È quindi necessario creare connessioni coi centri di innovazione e imprenditoria dei paesi geograficamente vicini, come i paesi DACH (Germania, Austria, Svizzera) e i Balcani (Slovenia, Croazia, Serbia, etc), anche sfruttando reti internazionali già presenti sul territorio (come l’Iniziativa Centro Europea) che offrono vari tipi di supporto per l’espansione di startup destinati ai loro mercati. Sfruttando la posizione strategica di Trieste, le connessioni portuali e terrestri possono offrire grandi vantaggi non solo per l’internalizzazione delle startup, ma anche per attrarre aziende straniere ad aprire uffici e filiali nella nostra città.

 

COSA FAREMO

 

  • Realizzeremo uno spazio fisico dove tutti gli attori dell’ecosistema innovativo possano aggregarsi, scambiare idee e creare nuove opportunità di lavoro, affari e progetti;
  • Promuoveremo un collegamento più forte tra il mondo dell’università e la realtà delle startup in modo da agevolare la creazione di nuove idee startup e preparare i giovani al mondo dell’innovazione;
  • Potenzieremo le connessioni internazionali con i centri di innovazione e di imprenditoria dei paesi dove le startup locali possano ampliare le opportunità di affari e investimenti in modo da potersi espandere sostenibilmente

MERCATO DEL LAVORO

Secondo i dati dell’Osservatorio Regionale del Lavoro, negli ultimi due anni a essere stati colpiti dalla crisi sono stati soprattutto donne e giovani impiegati in settori a minor valore aggiunto. Trieste è una città di servizi, terziario e commercio: l’80% degli occupati (100mila su poco meno di 200mila abitanti) è in questi settori, con una prevalenza femminile e a bassa qualificazione professionale. La situazione non era rosea già prima del 2020, ma la pandemia ha inevitabilmente infierito, colpendo le fasce con meno tutele con le noti crisi del terziario, turismo, commercio, disoccupazione. Il tanto atteso Recovery Plan – per come sarà gestito – non sarà certo sufficiente a salvare la situazione. 

Per Adesso Trieste è arrivato il momento di ripensare davvero l’occupazione e il lavoro, dando l’occasione alle cittadine e ai cittadini di poter restare o di poter tornare. È venuto il momento di rivendicare discontinuità vera, di progetti e programmi, con altre politiche per un diverso modello di sviluppo e di crescita demografica del paese.

 

Motto: Lavoro degno, occupazione in crescita, nel rispetto delle persone e dell’ambiente

 

IMPEGNO 1  – Diritti al lavoro

 

A Trieste gli appalti pubblici, attraverso la logica del massimo ribasso, favoriscono lo sfruttamento di chi lavora. È intollerabile che delle lavoratrici e dei lavoratori che operano dentro imprese private vincitrici dei bandi pubblici siano costrette/i a lavorare per quattro o cinque euro all’ora – come accade nei nostri musei, o con forme di tirocinio che nemmeno sono assimilate a dei rapporti di lavoro. Adesso Trieste inviterà  le forze politiche, le  associazioni dei lavoratori, gli imprenditori a confrontarsi per superare le ricadute locali dell’emergenza sanitaria, economica e sociale, e attuare ogni iniziativa possibile per difendere occupazione e lavoro. Le politiche del lavoro e le politiche demografiche vanno riallineate all’interno di un nuovo modello di governo del mercato del lavoro rispetto al quale il Comune deve saper fare quanto di sua competenza, promuovendo lavoro stabile e ben retribuito attraverso l’intervento della mano pubblica. In questo modo sarà possibile garantire e gestire un rapporto più avanzato e credibile con le imprese che assumono e intendono investire sul territorio, motivando la partecipazione di lavoratori, aziende e imprese a concorrere in una direzione proficua  e utile per il bene comune. Oltre alle scelte strategiche che la città deve promuovere per raggiungere un modello di sviluppo sostenibile e ad alta tecnologia, servono delle iniziative immediate da parte del Comune per definire degli strumenti per orientare la co-progettazione con i soggetti del terzo settore, in particolare cooperative tipo B che si occupano di inserimento lavorativo delle persone vulnerabili, persone con disabilità, disoccupati di lungo periodo, esodati, donne con difficoltà a reinserirsi nel mercato del lavoro. 


COSA FAREMO

  • Apriremo tavoli di confronto con le imprese, le organizzazioni sindacali e le associazioni di categoria  per garantire il lavoro stabile e di qualità nei pubblici esercizi, e agirà con gli strumenti a sua disposizione per contrastare le esternalizzazioni, spesso finalizzate alla compressione dei costi e dei diritti del lavoro
  • Introdurremo dei criteri di selezione in sede di presentazione dei bandi  che promuovano la tutela del lavoro, la sua continuità occupazionale, contrattuale, nonché la garanzia di una retribuzione equa e dignitosa e contrasterà il lavoro irregolare nei pubblici esercizi  e nel settore del turismo, facendoci garanti della continuità e stabilità occupazionale e contrattuale negli appalti;
  • AT redigerà un protocollo degli appalti pubblici improntato alla responsabilità sociale, al quale fare aderire le imprese interessate a fornire servizi all’Amministrazione comunale. Il protocollo definirà condizioni delle prestazioni lavorative improntate a standard dignitosi in termini di rispetto delle norme, dei contratti di lavoro e di principi di equa retribuzione. Un’altra priorità sarà consentire un maggiore accesso all’occupazione da parte di disoccupati di lunga durata, persone appartenenti a categorie svantaggiate, persone che versano in situazioni di povertà o a rischio di esclusione sociale. A questo scopo i criteri di aggiudicazione degli appalti, insieme all’alta qualità delle prestazioni e alla congruità dei relativi costi, terranno conto della soddisfazione di queste esigenze nell’attribuzione dei punteggi. Su queste materie saranno favorite pratiche di coprogettazione di servizi e standard tra PA e terzo settore, con l’obiettivo di rispondere ai bisogni delle fasce più deboli.
  • Realizzeremo progetti  di valorizzazione del lavoro in ogni sua forma, con clausole sociali a salvaguardia dei diritti di chi lavora, con particolare attenzione al lavoro di assistenza e cura, al lavoro stagionale, a quello  transfrontaliero;
  • Istituiremo la Carta dei diritti dei lavoratori e lavoratrici del settore culturale;
  • Promuoveremo, con tutte le categorie nel ridisegno di valorizzazione della specificità triestina, di un marchio di sostenibilità sociale e ambientale;
  • Istituiremo La Carta dei diritti fondamentali del lavoro digitale nel contesto urbano: le nuove tecnologie stanno favorendo la nascita di nuove occupazioni, ma alcune di queste sono scarsamente tutelate. L’amministrazione locale deve appoggiare le richieste dei lavoratori della Gig Economy, di chi è più svantaggiato all’interno della filiera dei servizi alla persona e della distribuzione (il settore del “delivery”), mettendo a disposizione tutte le risorse e iniziative necessarie per riconoscere la dignità di chi lavora anche in questo settore;
  • Garantiremo spazi e diritti ai lavoratori delle consegne, i quali verranno coinvolti in un processo di mediazione e di progettazione di spazi adeguati al loro mestiere (servizi igienici, spogliatoi, ciclofficine); verranno inoltre concessi degli spazi nei quali permettere l’attivazione di reti di solidarietà e organizzazione sindacale, accompagnate da esperienze di mutuo aiuto. Nelle piazze maggiormente frequentate dai fattorini, inoltre, introdurremo delle bacheche sindacali;
  • Concederemo agevolazioni agli esercenti che promuovono lavoro di qualità per i propri dipendenti, introducendo un bollino-etico, distribuito dal Comune ai locali particolarmente virtuosi, e, ferma restando la necessità di mantenere momentaneamente la gratuità dei Dehors per tutelare la salute e l’economia in situazioni contingenti come quella attuale, in futuro proponiamo di reintrodurre le imposizioni garantendo però delle agevolazioni per gli esercenti che occupino il proprio personale con forme contrattuali che garantiscano stabilità occupazionale e diritti;
  • Realizzeremo a Trieste uno spazio pubblico per consentire l’attivazione di esperienze avanzate di coworking per supportare il lavoro agile e da remoto.

IMPEGNO 2 – Difendiamo l’artigianato e l’impresa artigiana, il commercio, i servizi e il terziario

 

Adesso Trieste ritiene di primaria importanza la valorizzazione e difesa delle botteghe di quartiere, dei negozi di prossimità, delle rivendite di prodotti alimentari a km0, eco-solidali e dei servizi rionali diffusi. Il numero di strutture della grande distribuzione organizzata è già sproporzionato al numero di abitanti della città – in costante calo. È invece necessario appoggiare le iniziative rionali di commercio, produzione artigianale, iniziative sociali e terziario, anche attraverso politiche di riuso e ripristino degli spazi e ambienti oggi abbandonati a condizione di una garanzia di stabilizzazione dei lavoratori e delle lavoratrici.

Il Comune che vogliamo costruire presta attenzione a creare un ambiente urbano di qualità, dove la cittadinanza possa trovare nel proprio rione tutti i servizi di cui ha bisogno e che valorizzi e agevoli le attività che si dimostrano rispettose delle lavoratrici e dei lavoratori oltre che dell’ambiente. 

 

COSA FAREMO

 

  • Creeremo un ambiente di qualità che agevoli il piccolo commercio e i mercati rionali, grazie agli interventi di rigenerazione urbana che promuoveremo in tutti i rioni di Trieste (vedi Sociale ed Ecologia – Mobilità, Verde);
  • Agevoleremo le attività che dimostrino attenzione all’ambiente, ad esempio con lo sgravio della Tari per chi vende prodotti sfusi o con imballaggi riutilizzabili o pratichi politiche di vuoto a rendere (vedi Ecologia – Rifiuti); 
  • Rivedremo e porteremo all’approvazione del Consiglio Comunale il Piano di Settore relativo al commercio. Il Piano punterà alla tutela delle piccole attività rionali e frenerà il l’insediamento di nuovi centri commerciali o supermercati sul territorio comunale, che sono già in numero esagerato rispetto alla popolazione;
  • Rivedremo le previsioni urbanistiche del Piano Regolatore Generale, limitando le destinazioni d’uso commerciali in favore dei piccoli esercenti;
  • Riscriveremo le norme sulla concessione, il mantenimento e la disciplina  degli spazi ristoro all’aperto, condizionandone l’ammissibilità alla regolarità e qualità del lavoro, e garantendo deroghe e vantaggi agli esercenti che gestiscono le attività solo in presenza, tra le altre condizioni richieste, della garanzia di elevati standard di qualità e stabilità  del lavoro; 
  • Promuoveremo le condizioni di lavoro virtuose, di alta qualità e con efficaci relazioni sindacali in tutti gli uffici, settori, località e situazioni attinenti alla pubblica amministrazione, al fine di assicurare elevati standard di qualità e lavoro nel contesto delle attività e dei servizi gestiti dal Comune, sia in prima persona, sia come soggetto appaltante, sia ancora come componente della compagine societaria delle società partecipate;
  • Valideremo servizi e attività dati in appalto tramite intese e protocolli che stabiliscano  di finalizzarne le modalità operative ed esecutive, applicando, oltre gli standard di qualità del lavoro, l’inclusività  e le garanzie di  continuità e stabilità occupazionale.
  • Gestiremo spazi comunali sfitti e sottoutilizzati al fine di favorire l’insediamento di attività artigianali in tutti i quartieri della città; ci impegneremo, dunque, a creare delle microaree di sviluppo economico di piccoli artigiani in modo da rivitalizzare il settore e favorire l’insediamento di nuove attività economiche (vedi punto sulla riqualificazione urbana). 
  • Promuoveremo una rete virtuosa fra piccole imprese artigiane. Per fare questo vogliamo porci come soggetto attivo nell’intercettazione di fondi e finanziamenti direzionati allo sviluppo e alla formazione della piccola (e micro) impresa. Relazioni di reciproca utilità fra piccole e microimprese vanno favorite e incentivate. 
  • Stabiliremo un dialogo continuo e costruttivo con le associazioni di categoria al fine di evidenziare e rispondere alle esigenze dei e delle commercianti e degli e delle artigiane. Per creare le microaree di sviluppo economico agiremo come facilitatori nel favorire un dialogo costruttivo fra associazioni di categoria, imprese e istituti di ricerca e trasferimento tecnologico della città.
  • Sosterremo e incentiveremo il passaggio generazionale attraverso progetti capaci di coinvolgere generazioni diverse in modo da far incontrare tradizioni, saperi e competenze degli e delle artigiane con conoscenze e competenze digitali proprie di giovani al termine del loro percorso formativo. Oltre a favorire il passaggio generazionale progetti di questo tipo sono di primaria importanza per evitare ed anzi – valorizzare – mestieri che sono a rischio estinzione.

 

IMPEGNO 3 – Costruiamo innovazione sociale

L’innovazione sociale punta a rispondere in modo innovativo ai bisogni della società che non trovano risposta adeguata nel settore pubblico e in quello privato.  Si riferisce a norme etiche, come le pratiche di commercio equo e il rispetto per i diritti dei lavoratori, o a dei valori come la giustizia, la solidarietà e la cooperazione. Presuppone inoltre nuove forme di collaborazione tra pubblico, privato e terzo settore che facciano da leva per rendere la spesa pubblica più efficace nel raggiungimento di risultati ambientali e sociali, e per attrarre maggiori risorse finanziarie da parte della cosiddetta finanza a impatto sociale. Gli investimenti a impatto sociale sono costituiti da capitali orientati a creare un impatto positivo nella comunità, e al contempo interessati a far crescere iniziative sostenibili di impresa sociale. Per permettere a questo tipo di investimenti di affluire nel territorio vanno messe in rete e condivise le risorse economiche, culturali e sociali di un territorio. La formula di base è che dove c’è più capitale sociale è più facile attivare innovazione sociale. Per questo motivo, laddove l’amministrazione pubblica è più attenta al sociale, al movimento cooperativo e all’associazionismo, sarà maggiormente possibile attivare le reti collaborative e utilizzare e accumulare risorse. Per Adesso Trieste il Comune, come istituzione di prossimità, deve avere un ruolo strategico nel mettere a sistema questi soggetti per favorire lo scambio d’informazioni e conoscenze, consentendo anche a soggetti distanti di potersi incontrare. Il Comune svolgerà quindi una funzione di facilitatore per la creazione di un perimetro in cui welfare e sviluppo economico possano reciprocamente svilupparsi.

 

COSA FAREMO

  • Svolgeremo un iniziale lavoro di tessitura con le reti degli attori che sul territorio si candidano ad avere un ruolo nei processi di innovazione sociale, mappando i loro progetti, creando forme di collaborazione e agendo in funzione di supporto a questi soggetti. Attraverso la creazione di un sistema locale i soggetti e gli attori potranno più facilmente interagire tra di loro creando valore e diventando un riferimento anche per le amministrazioni stesse nello sviluppo delle proprie attività;
  • Introdurremo un sistema di valutazione al fine di misurare gli impatti delle scelte politiche sia dal punto di vista dell’efficienza e dell’allocazione delle risorse che in termini di efficacia, ossia guardando il livello di raggiungimento di obiettivi strategici al di là della logica economico-finanziaria;
  • Forniremo servizi di accompagnamento che sviluppino le capacità imprenditoriali di nuovi soggetti che hanno idee interessanti e dagli impatti sociali importanti e che, di conseguenza, attraggano capitali di rischio;
  • Metteremo a disposizione le informazioni in proprio possesso per esempio aprendo i dati rendendo trasparente le azioni pubbliche (vedi Partecipazione – Impegno 3);
  •  Sposteremo il campo d’azione del Comune anche dal punto di vista finanziario. Dal impegno e supporto al finanziamento del livello micro delle singole esperienze a quello sistemico delle politiche ragionando come un facilitatore di sistema e agendo come un centro di collegamento/hub per il settore finanziario. Definiremo pertanto accordi e strategie con fondazioni bancarie, grandi imprese, banche, investitori per la creazione di fondi di garanzia e di altri strumenti che mitighino il rischio per gli investitori;
  • Faremo ricorso a “premi” o incentivi per chi si fa parte attiva nelle iniziative di innovazione sociale e voucher spendibili per chi ne usa i servizi;
  • Ci faremo promotori per il territorio di iniziative di innovazione sociale presentando proposte sui fondi strutturali europei e nazionali e, allo stesso tempo svolgendo un ruolo di “supporto tecnico” per i soggetti interessati a partecipare a bandi europei sui programmi e sulle iniziative a supporto dell’innovazione sociale.

IMPEGNO 4 – Scopriamo e tuteliamo i nostri prodotti di terra e mare  

Il territorio di Trieste, per le sue particolarità ambientali, paesaggistiche, naturali,  deve optare per un modello di agricoltura eco-sostenibile, di valorizzazione delle specificità e delle produzioni tipiche del settore enologico, caseario, oleario.

Il Comune dovrà difendere le produzioni D.O.C., salvaguardando la loro originalità e storia (si pensi al contenzioso Prosecco-Prosekar) ripristinando le condizioni per lo sviluppo e l’occupazione delle attività a essa collegate, con significative risorse e iniziative periodiche, sostenendo l’imprenditorialità familiare, diffusa e aziendale, cooperativistica e sociale degli operatori del Primo Settore.

Adesso Trieste ritiene che l’attività del distretto ittico, nei diversi aspetti e fasi in cui essa si svolge, vada valorizzata e difesa con adeguati interventi di carattere operativo, gestionale, di risorse. Adesso Trieste si impegnerà a rivendicare obiettivi di protezione e ripristino della biodiversità e degli ecosistemi marini come previsto da direttive Comunitarie, promuovendo una rete formata da operatori economici, pescatori, ricercatori scientifici e universitari. (vedi Ecologia – Tutela del Mare ed Economia Blu – Impegno 2). 

Nel ritenere anche i due settori fondamentali per una migliore qualità della vita, andrà valutata l’opportunità di politiche dei giusti prezzi per i produttori, tutele adeguate ai lavoratori, una giusta attenzione alla sostenibilità ambientale e alla tutela delle caratteristiche orografiche e geomorfologiche dei terrazzamenti (pastini).   

 

COSA FAREMO

 

  • Introdurremo  un marchio che certifichi l’origine e la qualità dei prodotti, nonché il rispetto dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori al fine di sostenere le imprese agricole del territorio;
  • Introdurremo requisiti e criteri stringenti in termini di diritto del lavoro e sostenibilità ambientale nei bandi degli appalti redatti dal Comune per l’erogazione dei servizi mensa nelle scuole, promuovendo in particolare l’attivazione di reti per la produzione e distribuzione di prodotti alimentari a km 0;
  • Concederemo spazi pubblici adeguati a favorire le attività di gruppi di acquisto solidale e reti di produttori locali;
  • Istituiremo la figura del responsabile/coordinatore del settore primario, nell’ambito di un ripensamento degli assessorati e delle loro competenze. 

IL TURISMO DEL FUTURO: DIFFUSO,  ECOLOGICO, INTELLIGENTE

 

Trieste e il suo territorio offrono un un raggio di pochi chilometri esperienze di incredibile bellezza e verità: i castelli di Miramare e Duino, piazza Unità e il molo Audace,  architetture liberty e neoclassiche, sentieri tra Carso e mare,  la val Rosandra e la grotta Gigante. Trieste è attraente per le sue contraddizioni, la sua ”scontrosa grazia” dove più itinerari sono possibili per scoprirne le bellezze e la particolarità di città mitteleuropea e multietnica, al confine tra Est e Ovest, tra il Meditteraneo e le Alpi.

 

Trieste deve saper scegliere un turismo sostenibile, non invasivo, creando le condizioni per un modello accogliente, attrattivo e redditizio.  In città convivono diverse tipologie di turismo: culturale, congressuale e d’affari, del tempo libero o fine settimana, il crocieristico,  il turismo sportivo, di comunità e il turismo lento (cicloturismo, cammini). Alcune di  queste forme hanno mostrato tutta la loro fragilità durante la pandemia e sono al momento in crisi.  Dovremo essere in grado di offrire una proposta concreta e forte per rilanciare un settore di importanza strategica per la città. Servirà un altro modello, in cui le diverse forme vengano coordinate e sostenute creando sinergie che sviluppino i rispettivi potenziali, andando a costruire un sistema integrato di attrazione e promozione del territorio. 

  

Il turismo al quale Trieste deve iniziare a considerare con maggiore attenzione è quello lento e di comunità. Un modello che distribuisce ricchezza in modo diffuso e coinvolge gli abitanti, ecocompatibile ed economicamente vantaggioso. Assieme al cicloturismo, l’altra forma di turismo che non ha vissuto una crisi bensì è esplosa nel periodo di pandemia è quello dei cammini: la scoperta e valorizzazione delle particolarità locali e identitarie della città e del Carso a piedi, connettendo cammini già esistenti come il Sentiero Italia e la Via Flavia, guardando sia a finanziamenti europei che a ritorni economici importanti a fronte di una bassissima invasività delle zone attraversate.

 

Il turismo che vogliamo sviluppare è questo: il turismo verde, lento, attivo e dall’altra parte quello congressuale e esperienziale. Un turismo sostenibile e rispettoso dell’identità della città, dell’ambiente e del territorio, un turismo ricco sia dal punto di vista economico che culturale.                                 

 

COSA FAREMO 

 

  • Apriremo entro la fine del 2021 un tavolo di lavoro alla quale far sedere le associazioni di categoria, il Convention&Visitors Bureau di Trieste e la Regione FVG per realizzare un piano industriale che definisca le azioni di coordinamento, di promozione e le infrastrutture da realizzare nei prossimi 10 anni per sviluppare il turismo a Trieste con particolare attenzione al turismo verde, attivo e lento, quello culturale e quello congressuale; 
  • Di concerto con le associazioni di categoria investiremo i proventi della tassa di soggiorno nel costruire infrastrutture (percorsi ciclabili e pedonali) di qualità e riqualificare gli esistenti, a sostegno del turismo lento, con ricadute positive e immediate oltre che per i turisti anche per tutta la cittadinanza. Da questa prospettiva Trieste è in una posizione privilegiata, punto di incontro di ciclovie di rilevanza europea che vedono decine di migliaia di passaggi annuali (Alpe Adria 148.000 passaggi nel 2019), Parenzana, Eurovelo 8 e 9, ciclovia Adriatico) e con potenzialità ancora grandemente inespresse (basti pensare alla ciclabile del Carso, finanziata e con progetto esecutivo dal 2015  ma mai realizzata);
  • Creeremo un Eco Parco del Mare diffuso (vedi Ecologia – Mare – Impegno 3), mettendo in rete tutte le attività presenti sul territorio per un’offerta turistica esperienziale personalizzata; 
  • Libereremo le Rive dai parcheggi realizzando un parco lineare affacciato al mare dove realizzare, tra le altre cose, eventi culturali e sportivi;
  • Creeremo la prima spiaggia verde di Trieste sul terrapieno del Porto Vecchio che sia 365 giorni all’anno uno spazio da vivere per la promozione di vita sani e del turismo verde ed attivo e nel periodo estivo un attrattore ed una risposta al turismo balneare;
  • Di concerto con diversi attori (dagli enti di ricerca alle associazioni ambientaliste) costruiremo dei tavoli per la creazione di percorsi turistici a tema scientifico, con ricadute positive anche sulla valorizzazione del sistema Trieste;
  • Costruiremo un tavolo di lavoro tra l’amministrazione e le associazioni di categoria per la tutela delle piccole attività locali, familiari o tipicamente triestine, come botteghe, ristoranti tradizionali, che corrono il rischio di essere spazzate via dai negozi monomarca, facendo perdere a Trieste la sua identità, valore invece fondamentale per lo sviluppo turistico;
  • Creeremo una app e un’apposita piattaforma web a servizio del turismo lento, dove poter trovare le mappe  dei sentieri  percorribili in bici e a piedi, informazioni su percorsi e orari dei mezzi pubblici e una rete di albergatori e ristoratori a misura di turista lento (Cit. Punto programmatico Spazi Verdi);
  • Incentiveremo il turismo culturale, proponendo un programma di mostre, spettacoli e festival ad ampio spettro e con attrattività internazionale, migliorando le informazioni, i percorsi e le connessioni del sistema museale, integrandolo con l’offerta esperienziale ed enogastronomica. Creeremo percorsi di richiamo per far conoscere anche i piccoli musei diffusi sul territorio, organizzeremo passeggiate urbane, architettoniche, archeologiche e letterarie, di concerto con l’associazione guide turistiche (Cit- Programma Cultura)
  • Incentiveremo, organizzando eventi specifici, il turismo attivo e sportivo: maratone, tornei e grandi eventi sportivi, come i Giochi della Mitteleuropa, che, finanziati attraverso finanziamenti Erasmus plus, porteranno alla partecipazione delle associazioni sportive dilettantistiche di varie discipline minori provenienti dalle principali città centro-europee, e rispettivi accompagnatori o tifosi. 

ECOLOGIA

Salute e vita al centro: costruiamo una città per le persone

Adesso Trieste vuole rendere compatibile lo sviluppo della città con l’ambiente, migliorando la qualità della vita e il benessere di chi la abita. Per questo, ci siamo fissati degli obiettivi audaci ma pragmatici, in linea con quelli l’Agenda 2030 dell’ONU e delle strategia europee. Puntiamo a ridurre del 55% le emissioni di CO2, promuovendo allo stesso tempo stili di vita sani e riducendo il consumo di risorse.

 

MARE RISORSA COMUNE: VICINO, PULITO, RICCO, DINAMICO

 

Trieste è prima di tutto una Città di Mare e deve rafforzare questa sua identità riscoprendo questo legame indissolubile. Le nostre radici sono nel mare e senza di esse Trieste non avrebbe ragione d’essere: è per questo che saranno riscoperte e rivitalizzate. Per questo bisogna rinsaldare il rapporto con il mare a tutto tondo, per celebrare e beneficiare delle innumerevoli opportunità che questo offre. Occasioni di attività economiche legate allo sviluppo del porto, alla pesca e al mercato ittico; occasioni di utilità sociale; di valorizzazione culturale, di riqualificazione urbana.

Trieste deve ambire a diventare uno dei centri più attivi dell’Economia Blu, con un nuovo modello per lo sviluppo dell’economia marina e marittima, attraverso la programmazione e la realizzazione di obiettivi al 2031 audaci, pragmatici, misurabili e raggiungibili, in molti diversi settori. Vogliamo progettare una politica che coniughi la tutela e la valorizzazione dell’ecosistema marino e lo sviluppo dell’economia blu. Puntiamo a un rilancio di investimenti nel settore del mare con politiche occupazionali sullo sviluppo eco-compatibile in tutti quei settori come la filiera ittica, l’economia marittima, le attività di ricerca, scientifiche, turistiche, sportive e altre attività a esso legate. 

Questo sviluppo sarà accompagnato da un approfondito studio e monitoraggio del nostro ambiente marino, e da una costante e partecipata attività di informazione alla cittadinanza, che deve ritrovare il legame con il mare e viverlo in modo sano. Questo è il primo anno del Decennio del Mare e Trieste deve esserne protagonista fino al 2031.

Trieste è il suo mare: per una celebrazione delle “nozze col mare” che non avvenga una volta all’anno, in occasione della Barcolana, ma che diventi esperienza quotidiana della vita di ogni cittadina e cittadino di Trieste.

IMPEGNO 1 – Trieste è il suo mare

Trieste deve partire dalla rigenerazione urbana e valorizzazione delle Rive, con la visione di un affaccio continuo di Trieste al mare. Dalla Sacchetta a Miramar, l’affaccio e la fruizione del mare sarà promossa con la realizzazione di una passeggiata lungo le Rive, libera da automobili e parcheggi, con spazi urbani di qualità che si integrano ad altri spazi pubblici prospicienti le Rive, e infine i moli, che di concerto in una metaforica cerniera cuciranno il mare alla città, e viceversa. 

La lunga promenade, adeguatamente attrezzata, ampliata e ombreggiata, si integrerà con la rete di mobilità sostenibile. Inoltre, offrirà opportunità di sviluppo economico con spazi per la ristorazione, piccolo commercio e relax, arricchita dalla presenza di spazi museali e culturali attrattivi. Le Rive diventeranno un percorso di attività culturali e turistiche legate al mare, che dal Porto Vecchio verso Barcola e Miramare offrirà, con la rinnovata rete di trasporto pubblico, mobilità ciclabile e pedonale, occasione per la realizzazione di un corridoio protetto e accogliente per svolgere attività motorie e ricreative.

 

COSA FAREMO

  • Promuoveremo un percorso di progettazione partecipata per la rigenerazione delle Rive orientata a un parco urbano lineare, per garantire un affaccio continuo al mare dalla Sacchetta a Miramar, arricchito da spazi culturali e ricreativi;
  • Ripenseremo gli spazi urbani in modo da integrare gli affacci al mare con il tessuto urbano;
  • Promuoveremo e creeremo reti tra i musei legati al mare;
  • Costruiremo adeguati spazi per promuovere le associazioni, gli sport del mare, la diportistica nautica, la pesca amatoriale, per tutte e tutti

IMPEGNO 2 – Dalla rete al piatto: il pesce buono e giusto

Trieste deve puntare a un’attività di pesca, acquacoltura e mitilicoltura estensiva ecocompatibile e sostenibile nelle acque del Golfo, con metodi e tecnologie che preservino l’ambiente e migliorino la biodiversità, sempre nell’ottica di una riduzione delle emissioni di CO2 in atmosfera. Il Comune, d’intesa con la Regione, la Camera di Commercio, i Gruppi di azione locale nel settore della pesca (FLAG), e i rappresentanti dei lavoratori e delle Cooperative di pescatori, grazie all’accesso a fondi europei, deve finanziare e sostenere progetti di sviluppo e tutela ambientale e di tutela dei mestieri tradizionali del mare, creando occupazione “blu” di qualità. Questo va fatto riducendo lo sforzo di pesca e quindi lo sovrasfruttamento delle risorse ittiche, ma al contempo aumentandone la qualità e il valore, preservando quindi le attività di pesca e valorizzandole in un’ottica a lungo termine.

 

COSA FAREMO

 

  • Ci faremo portavoce per l’istituzione di un tavolo con amministrazioni, ricercatori e portatori di interesse (pescatori, cooperative…) per la conversione sostenibile della filiera ittica attuale,che assicuri un futuro lavorativo  ai pescatori, attraverso l’uso di incentivi, concessioni e dialogo;
  • Ci faremo portavoce con i portatori di interesse per lo sviluppo delle attività di pesca nell’ottica della tutela ambientale, preservando il mare dall’inquinamento e compatibilmente con i cicli naturali degli ecosistemi; 
  • Spingeremo per la creazione di un label per la pesca responsabile in Golfo, che possa diventare un marchio locale di prodotto ittico triestino a km 0;
  • Creeremo una app collegata al distretto ittico per la riduzione dei passaggi di intermediazione nella filiera e la valorizzazione dei prodotti del mare; 
  • Promuoveremo progetti di pescaturismo per la valorizzazione dei mestieri tradizionali e della pesca sostenibile, da integrare anche con l’Eco Parco del Mare Diffuso;
  • Promuoveremo progetti di informazione e sensibilizzazione dei consumatori sugli ecosistemi endemici, il loro ciclo naturale, gli sprechi, i metodi di pesca, l’inquinamento, e sul ruolo dei consumatori nella riduzione degli impatti;
  • Promuoveremo la creazione di una rete di ristoranti con approvvigionamento sostenibile dalla rete del marchio di pesca locale.

 

IMPEGNO 3 –  Eco Parco del Mare diffuso

Trieste ha bisogno di sviluppare un turismo sostenibile legato al mare, ma anche rafforzare il rapporto della cittadinanza con il suo Golfo, collegando la città e il Carso al Mare. Per questo, alla visione di turismo di massa che è stata l’unica presente in città negli ultimi 20 anni, Adesso Trieste contrappone la visione di un Eco Parco del Mare diffuso, che distribuisca ricchezza in modo capillare, aiuti a tutelare e valorizzare i mestieri tradizionali legati alla pesca e alla cantieristica, crei occupazione di qualità, promuova un legame con il mare sano, a partire anche da chi abita a monte del mare stesso e i cui comportamenti si ripercuotono sull’ambiente marino.

COSA FAREMO

 

  • Avvieremo la costruzione della rete per l’Eco Parco del Mare diffuso, che offrirà attività sportive, ricreative e culturali sia per turisti che per i cittadini. Promuoveremo attività di visita e conoscenza del mare e dei suoi fondali, in modo diffuso nel Golfo, creando lavoro, incentivando il turismo locale blu, creando contatto e sfruttando le sinergie dei portatori di interesse come l’Area Marina Protetta di Miramare, la Riserva Naturale Regionale della Foce dell’Isonzo e i mitilicoltori;
  • Valorizzeremo il turismo culturale legato al mare, creando una rete tra i musei a esso collegati (museo del Mare, Acquario di Trieste, Museo della Pesca di Santa Croce, Museo della Cantieristica di Monfalcone, Biodiversitario Marino) da abbinare a esperienze di tipo sportivo e sviluppando un network per il turismo scientifico legato al mare, in cooperazione con i centri di ricerca sul territorio;
  • Promuoveremo la connessione tra i diversi ambienti del nostro territorio, Carso, città e mare, tramite dei percorsi (pedonali, ciclabili e connessi da mobilità pubblica apposita) tematici specifici;
  • Coinvolgeremo attivamente i circoli e le associazioni che si occupano di attività subacquee, come guide dell’eco parco del mare diffuso
  • Creeremo una piattaforma virtuale e una connessione fisica tra esperienze legate al mare: SUP, windsurf, vela, snorkeling, pescaturismo.

IMPEGNO 4 – Un mare sicuro e pulito, in un clima che cambia

Ogni giorno, tonnellate di rifiuti finiscono in mare, attraverso i fiumi, le discariche, la cattiva gestione dei rifiuti delle città. Trieste, per la sua particolare posizione è coinvolta in questo fenomeno. Basta vedere cosa succede nei giorni di bora sullo specchio di mare antistante la città, quando centinaia di rifiuti vengono spazzati via dal vento, dalle strade cittadine verso il mare. 

Allo stesso tempo, i cambiamenti climatici hanno già delle conseguenze importanti anche a livello locale, e ne avranno sempre di più in futuro. Prepararsi ai cambiamenti in arrivo è l’unico modo per non subirli, e per questo è fondamentale informare e coinvolgere i cittadini in un percorso di gestione della mitigazione degli effetti del cambiamento climatico e in un percorso di adattamento ai cambiamenti climatici che sia inclusivo e partecipato. 

Un mare più caldo implica anche l’invasione di specie aliene e la scomparsa di specie locali non in grado di adattarsi a questo riscaldamento, con un impatto diretto sull’equilibrio degli ecosistemi del golfo e quindi sui settori ittici. Fermo restando la necessità di non ostacolare i traffici portuali, Trieste può e deve farsi promotrice di una maggior sensibilità dei porti adriatici nei confronti della problematica, diventando un esempio virtuoso di studio, monitoraggio, lotta all’invasione delle specie aliene nei nostri mari e sperimentazione di nuove strategie di convivenza.

I cambiamenti climatici inducono anche un innalzamento del livello del mare e gli studi mostrano con certezza che il livello del mare continuerà ad alzarsi gradualmente nel futuro, così come la frequenza degli eventi meteorologici estremi. Questo implica che le zone costiere come il Golfo di Trieste, saranno sempre più vulnerabili e subiranno danni ricorrentemente. Pianificare azioni di adattamento a questi impatti che parte da ora è cruciale e deve coinvolgere tutto il tessuto urbano e la cittadinanza.

 

COSA FAREMO

 

  • Incentiveremo la riduzione e in seguito vieteremo l’utilizzo di  plastica monouso (anche se “biodegradabile”) in tutti i locali e nell’organizzazione di eventi. Nei primi anni prevediamo di ridurre la TARI ai locali e attività commerciali in prossimità del mare che decideranno di eliminare completamente la plastica usa e getta
  • Miglioreremo la raccolta dei rifiuti e pulizia, soprattutto delle zone costiere, in collaborazione con la società di gestione dei rifiuti anche con l’introduzione diffusa di bidoni per la raccolta rifiuti a mare e la sensibilizzazione dei cittadini e di chi va in mare (pescatori, velisti, …), per la riduzione dell’abbandono dei rifiuti e per la raccolta dei rifiuti trovati in strada e in mare. Sostituiremo gli attuali cestini per i piccoli rifiuti nelle strade con dei dispositivi non scoperchiabili, evitando che il vento possa disperdere i rifiuti all’interno degli stessi
  • Faciliteremo la raccolta e il conferimento dei rifiuti raccolti a mare grazie a un progetto tra amministrazione comunale, pescatori e azienda di gestione dei rifiuti
  • Lavoreremo per la creazione di una rete locale con prospettive internazionali di studio e monitoraggio – in sinergia con tutti gli istituti scientifici e gli enti che si occupano di mare, al fine di: migliorare il sistema di gestione dei reflui urbani, tenendo conto delle proiezioni di innalzamento del livello del mare e dell’aumento delle precipitazioni (le cosiddette “bombe d’acqua”); controllare e convivere con le specie aliene, promuovendo reti con gli attori coinvolti (Autorità Portuale, altri porti dell’alto Adriatico, …); pianificare l’evoluzione del territorio della fascia costiera in risposta all’innalzamento del livello del mare,  ripensando l’utilizzo di questa fascia per le attività economiche, ricreative e turistiche, tenendo conto dei rischi causati dai cambiamenti climatici.

 

IMPEGNO 5 – Conoscere il mare, essergli vicini

L’inizio del Decennio ONU delle scienze del mare (2021-2030) è un’occasione da non perdere per promuovere anche a livello locale la conoscenza del mare. Ecco perché bisogna investire sulla promozione dell’Ocean Literacy in fasce sempre più ampie della popolazione.

 

Per farlo, è anche necessario avvicinare la scienza ai cittadini anche e soprattutto per quanto riguarda l’economia blu, al fine di contribuire alla diffusione di informazioni scientificamente corrette e rigorose sul mare e sulla sua tutela. La partecipazione dei cittadini va promossa e incentivata anche nell’ambito scientifico, ad esempio attraverso progetti di citizen science. La stretta collaborazione con il sistema scientifico può essere una leva per sviluppare progetti imprenditoriali volti a far progredire verso il mercato nuovi prodotti, servizi o processi nel settore dell’economia blu che contribuiscano alla ripresa post-pandemia, al raggiungimento degli obiettivi del Green Deal europeo e all’aumento di posti di lavoro qualificato. Anche per quanto riguarda la rigenerazione del Porto Vecchio, l’economia del mare e la sua integrazione con il settore scientifico potrebbe rappresentare un fattore importante di attrazione di investimenti in particolare nell’innovazione, nella logistica e navalmeccanica, puntando, per esempio, sulle tecnologie di frontiera impiegate dai leader industriali e tecnologici della filiera del mare (componentistica, progettazione, software, simulazione, digitalizzazione, sensoristica, automazione, robotica, meccatronica, propulsione ecocompatibile, materiali innovativi, energia, servizi tecnologici…). L’innovazione per l’aumento dell’efficienza e della sostenibilità della filiera del trasporto marittimo è un filone sul quale investire in progetti condivisi tra l’autorità portuale, l’amministrazione comunale e quella regionale, i terminal e le associazioni degli operatori, con il coinvolgimento del sistema della ricerca e della cittadinanza.

 

COSA FAREMO

 

  • Svilupperemo un piano di comunicazione che si rivolga a tutte le componenti della collettività affinché diventino agenti di cambiamento. In particolare, si propone di rivolgere le iniziative di comunicazione ed educazione rivolte a un ampio e dettagliato target: l’intera comunità scolastica, gli enti regionali di formazione professionale, le università e gli ITS, le associazioni culturali, le associazioni professionali legate all’economia del mare (pescatori, commercianti di prodotti ittici, marittimi, portuali, spedizionieri, cantieri navali, operatori turistici della costa, …) e le società sportive dedicate agli sport acquatici. Gli strumenti con cui si intende portare avanti questo sono molteplici: iniziative di sensibilizzazione dei dirigenti, offerta di formazione in servizio per i docenti, introduzione di moduli didattici sull’Ocean Literacy accessibili per tutti i corsi di studio e specifici per le diverse categorie professionali, associazioni, circoli sportivi. 
  • Promuoveremo la collaborazione tra le qualificate risorse locali e la cittadinanza per realizzare attività di informazione, partecipazione (citizen science) monitoraggio, studio e partecipazione (OGS, Università di Trieste, Area Marina Protetta di Miramare, Immaginario Scientifico, associazioni ambientaliste – Legambiente, WWF, Marevivo – FVG, Ocean Literacy Italia, EMSEA)
  • Creeremo uno sportello di progettazione europea interreg, come incubatore di progetti blu-green, connesso al parco scientifico e da indirizzare all’eco-produzione

ENERGIA PULITA, RICCHEZZA PER TUTTI

 

Gli obiettivi dell’Unione Europea per il 2030 tenderanno alla riduzione del 55% delle emissioni di gas serra e Trieste ha già sottoscritto il “Patto dei Sindaci per il Clima e l’Energia” che adotta gli obiettivi EU 2030 (oltre alla riduzione dei gas serra raggiungere una quota almeno del 32% di energia rinnovabile e un miglioramento almeno del 32,5% dell’efficienza energetica) e un approccio integrato alla mitigazione e all’adattamento ai cambiamenti climatici. 

Per raggiungere questi ambiziosi risultati sarà indispensabile ripensare interamente il modo in cui consumiamo e produciamo energia. L’amministrazione comunale potrà e dovrà promuovere il cambiamento, stimolando e agevolando la nascita di comunità energetiche diffuse sul territorio come strumento di democratizzazione dell’energia e di lotta alla povertà energetica, creando ricchezza per i cittadini e proteggendo l’ambiente

La creazione di comunità energetiche consentirà anche di creare socialità, connessioni, inclusione, partecipazione. Alla produzione pulita di energia corrisponderà ovviamente una riduzione nei consumi, tramite la riqualificazione energetica degli edifici su base rionale.

 

IMPEGNO 1 – Produciamo la nostra energia

Con Adesso Trieste l’amministrazione comunale avrà un ruolo attivo nella promozione di questo cambiamento, diventando essa stessa produttrice di energia pulita, mappando gli edifici pubblici adatti a ospitare piccoli impianti di pannelli fotovoltaici per l’autoproduzione di energia, aprendo degli sportelli diffusi che forniscono informazione e una guida sulla produzione di energia sul territorio comunale per poi allargarsi a forme di cooperazione con i comuni vicini. 

Queste azioni coordinate porteranno alla realizzazione di comunità energetiche diffuse in particolare nei quartieri popolari, per aumentare la consapevolezza nel consumo e produzione di energia pulita, costruire comunità e ridurre le disuguaglianze sociali.

 

COSA FAREMO

  • Creeremo uno sportello itinerante di supporto alla creazione di comunità energetiche (ad esempio all’interno delle Microaree o dei centri civici, in abbinamento con eventi rionali)
  • Mapperemo gli edifici pubblici adatti a ospitare piccoli impianti di pannelli fotovoltaici per l’autoproduzione di energia
  • Metteremo a disposizione le coperture degli edifici di proprietà del Comune per progetti di solare collettivo
  • Amministrazione energeticamente pulita: almeno la metà dell’energia consumata dagli edifici di proprietà comunale sarà prodotta da fonti rinnovabili.
  • Realizzeremo un piano industriale (business plan) per valutare la sostenibilità economica di costituire una nuova società municipalizzata per la produzione di energia sostenibile prendendo spunto dalle esperienze di Amburgo e Barcellona.

 

IMPEGNO 2 – Consumiamo meno energia

L’energia più sostenibile è quella non consumata, per questo è fondamentale mettere in campo azioni coordinate per ridurre il consumo di energia

Adesso Trieste applicherà e svilupperà azioni per incontrare gli obiettivi emersi dal PAESC (Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima del Comune di Trieste) e si impegnerà a promuovere piani di risparmio del consumo energetico in tutti gli edifici comunali, oltre a incentivare questi cambiamenti anche negli edifici privati

Un punto fondamentale del nostro programma, sviluppato nell’impegno 1 del programma Verde, ma importante nei benefici che porterà sul piano energetico è il forte rinverdimento della città per mitigare le isole di calore urbana riducendo così il ricorso ai condizionatori nei mesi estivi per la riduzione della temperatura all’interno degli edifici.

 

COSA FAREMO

  • Svilupperemo un piano per il risparmio energetico in tutti gli edifici comunali, per dare l’esempio nell’avvio di un percorso di confronto con le altre istituzioni pubbliche e private;
  • Costituiremo uno sportello itinerante per il risparmio energetico  che vada a incontrare le richieste della cittadinanza direttamente nei rioni, da abbinare a progetti di sensibilizzazione nelle scuole e ricreatori, anche tramite didattica non convenzionale;
  • Avvieremo un tavolo di confronto con gli operatori economici per l’efficientamento energetico e per il miglior utilizzo degli impianti di riscaldamento/condizionamento negli uffici e nei locali commerciali pubblici, anche per ragioni legate alla salute e al benessere;
  • Attraverso il rinverdimento, punteremo alla riduzione delle ondate di calore estivo e dunque alla limitazione dell’uso dei condizionatori
  • Applicheremo forme di incentivi (rendendo ad esempio attuative le premialità già previste dal Piano Regolatore Generale) per i privati che migliorano l’efficienza energetica dei loro edifici;
  • Avvieremo una progettazione energetica pionieristica per l’area del Porto Vecchio, che diventerà un esempio europeo nella gestione energetica dell’ambiente urbano, valutando anche lo studio di nuove possibili alternative come la geotermia.

MOBILITÀ: UNA CITTÀ DA VIVERE, NON DA ATTRAVERSARE

 

Vogliamo dare a tutti la possibilità di poter scegliere il mezzo migliore per muoversi in città dando spazio a una nuova cultura della sicurezza e della mobilità urbana. Vogliamo una città a misura di persona dove potersi muovere comodamente e velocemente a piedi, in bici e con il trasporto pubblico. Vogliamo una città con spazi urbani di qualità e con servizi diffusi per tutte e tutti i cittadini a partire dai più fragili: i bambini, gli anziani, le persone con disabilità. Vogliamo raggiungere entro il 2031 un giusto mix tra le varie forme di mobilità oggi sbilanciate sull’uso dell’auto privata. Attualmente il 54% degli spostamenti urbani è fatto in auto anche se il 54,4% degli spostamenti in centro nelle ore di punta sono inferiori ai quattro chilometri. Adesso Trieste si pone come obiettivo di raggiungere entro il 2031 il 33% degli spostamenti a piedi (nel 2019 erano il 23%), il 10% quelli in bici (nel 2019 erano il 2%) e il 30% quelli fatti con il trasporto pubblico (nel 2019 erano il 21%) . 

IMPEGNO 1 – La Trieste dei rioni felici

 

La città dei 15 minuti si presenta come un modello di rigenerazione urbana dove ognuno possa avere tutti i servizi di cui ha bisogno alla distanza massima di 15 minuti a piedi o in bici o con il trasporto pubblico. Questo approccio rivaluta il concetto di quartiere e rione, che diventa centro completo della vita urbana, ottimizzando gli spazi, le aree verdi, i mercati rionali, i negozi di vicinato, le scuole, i luoghi di lavoro, i centri di salute e i luoghi di svago. Una città, quindi, che abbia come obiettivo il benessere dei suoi cittadini e che per questo segua quattro principi fondamentali: l’ecologia, per una città verde e sostenibile; la vicinanza, cioè vivere a ridotta distanza da attività e servizi; la solidarietà, per creare legami tra le persone; infine, la partecipazione, per coinvolgere attivamente i cittadini nella trasformazione del loro quartiere.

 

COSA FAREMO

 

  • Riqualificheremo e amplieremo le piazze rionali, con interventi di sperimentazione partecipata, urbanismo tattico e progettazione con le associazioni e i cittadini. L’impegno è aumentare la qualità e la dotazione degli arredi urbani, come panchine, tavoli, fontanelle, giochi e ombreggiature; 
  • Promuoveremo la multifunzionalità degli spazi e degli edifici, per promuovere una città abitata, confortevole e sicura a tutte le ore. Destinare edifici pubblici a utilizzi polifunzionali, con il coinvolgimento di associazioni, comitati di quartiere, terzo settore, per proporre attività diversificate e uso degli spazi in orari diversi dal loro uso pubblico;
  • Promuoveremo la diffusione dei servizi, dotare i rioni di centri polifunzionali, con spazi per biblioteche, emeroteche, luoghi ad uso delle associazioni, cinema, piscine, parchi urbani (vedi Partecipazione, Sociale, Cultura, Ecologia – Verde);
  • Promuoveremo pedonalità e ciclabilità e trasporto pubblico (vedi Ecologia – Mobilità – Impegni 4, 5 e 6);
  • Promuovermo il commercio diffuso e di prossimità, sostenendo la vendita di prodotti alimentari locali, le botteghe di quartiere (sarto, calzolaio, etc.) artigianali, la diffusione di negozi, di prima necessità e non solo (panetteria, macelleria, pescheria, etc), i mercati di rione (vedi Economia – Mercato del Lavoro – Impegno 2);
  • Promuoveremo la salute di comunità diffusa (vedi Sociale Microaree, Anziani, Sport, LGBT, Accoglienza, Prevenzione – Impegni 2 e 3). 

 

IMPEGNO 2 – Zero morti e incidenti gravi in città

 

Vision zero” è un approccio alla sicurezza stradale affermatosi in Svezia negli anni Novanta, a partire dal principio che gli incidenti stradali con morti e feriti gravi costituiscono un’emergenza con costi umani e sociali che non possono più essere accettati come un inevitabile effetto collaterale della circolazione stradale. Il diritto alla vita e all’integrità fisica e psichica deve essere preso in considerazione con priorità rispetto al diritto alla mobilità con veicoli a motore privati.

La sicurezza stradale costituisce un vero e proprio prerequisito per fare passi significativi in direzione di una mobilità urbana più sostenibile, raggiungibile grazie a un maggiore utilizzo del trasporto pubblico e, soprattutto, ad una consistente crescita della mobilità pedonale e dell’uso della bicicletta.

 

I dati ISTAT del 2019 dicono che a Trieste ci sono stati 919 incidenti stradali, 1125 feriti e 15 morti. L’ISTAT stima che i costi sociali dell’incidentalità stradale con danni alle persone è di più di 330 milioni di euro (272,5 euro pro capite) per il Friuli Venezia Giulia. Mancano dati precisi su quanti incidenti avvengono in ambito urbano ed extraurbano ma le statistiche dicono che il 51,3% degli incidenti stradali avviene nei poli urbani, quindi più della metà di quelli censiti. 

 

COSA FAREMO

 

    • Ridisegneremo gli spazi e le strade con lo scopo di moderare la velocità e favorire la convivenza tra diversi modi di muoversi; 
    • individueremo, grazie al sistema di monitoraggio della Regione ARIS e/o ai dati della Polizia Locale, i 100 incroci/punti stradali più pericolosi delle di Trieste e realizzeremo un piano per la loro messa in sicurezza;
    • rivedremo gli standard di progettazione delle strade e delle intersezioni per garantire maggior spazio e sicurezza agli utenti deboli, grazie a:
      • isole salvagente
      • attraversamenti a raso e platee rialzate
      • cuscini berlinesi (chiederemo al Ministero delle Infrastrutture la possibilità di sperimentarli come fatto dai Comuni di Torino e Bari)
      • avanzamenti dei marciapiedi alle intersezioni
      • porte d’ingresso alle strade di zone residenziali
      • restringimento al minimo previsto dal codice della strada delle sezioni stradali
      • rotonde compatte
  • chicanes
  • Promuoveremo campagne di comunicazione sulla sicurezza stradale.

 

IMPEGNO 3 – Trieste ha voglia di tram

La Giunta Dipiazza ha fatto richiesta al Ministero delle Infrastrutture a fine 2020 per la realizzazione di un’ovovia che colleghi Opicina al Molo Quarto. Un’opera inutile e costosa: 45 milioni di Euro per l’infrastruttura e un costo di gestione ordinaria annua di 3,5 milioni. Per Adesso Trieste la città ha bisogno, invece, di una moderna rete di tram.

Con 45 milioni di euro si potrebbe realizzare una linea tramviaria che collegherebbe un asse fondamentale, quello che va dalla Stazione a piazza Foraggi. Questa linea di tram potrebbe essere il primo passo di una rete di trasporto pubblico su ferro più ampia, che preveda almeno 2 linee di tram da completare grazie a ulteriori finanziamenti pubblici ed europei (Recovery Fund e bando annuale del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili): una costiera da Barcola a Campo Marzio e una dalla Stazione a Borgo Sergio.

Un punto di forza di questa proposta è che si allaccerebbe la mobilità urbana alla ricca rete ferroviaria esistente, aprendo la possibilità nel futuro di avere dei collegamenti su ferro, con veicoli di tipo tram-treno, tra Trieste e l’aeroporto di Ronchi a nord e Muggia e in prospettiva anche Capodistria a sud: una sorta di metropolitana leggera della Venezia Giulia per connettere in modo pulito e veloce la città al suo circondario. Il tram è silenzioso, ecologico, capiente e veloce. È di questo servizio di cui Trieste ha bisogno

COSA FAREMO

  • realizzeremo uno studio di fattibilità per una infrastruttura di trasporto rapido di massa, inserita nel tessuto urbano per collegare il Porto Vecchio con la città, come un tram e/o tram-treno o filobus ad alta capacità;
  • realizzeremo il progetto con il migliore rapporto costi benefici avendo come bussola la rimodulazione della distribuzione dei mezzi di trasporto utilizzati (modal split) nel perimetro urbano, l’abbattimento della produzione di gas serra e l’accessibilità dei mezzi ai diversamente abili;
  • chiederemo i finanziamenti (Recovery Fund e bando annuale del MIT) per un’infrastruttura di trasporto rapido di massa che sia veramente al servizio della città e del suo entroterra.

IMPEGNO 4 – Liberi di camminare: Trieste a misura pedone

 

Nel 2019 il 23% degli spostamenti quotidiani dei triestini è stato fatto a piedi. Un dato importante ma che può e deve crescere (ma il PUMS realizzato dalla giunta Dipiazza prevede che in 10 anni la pedonalità scenderà al 22%). Per aumentare la pedonalità bisogna accrescere la quantità e la qualità delle aree pedonali, in particolare nelle periferie, e dei marciapiedi, avendo particolare cura nella progettazione ai bambini, agli anziani e alle persone con disabilità, che devono potersi muovere in modo sicuro, piacevole e senza ostacoli. 

 

COSA FAREMO

 

  • realizzeremo entro il 2022 un “pediplan” per individuare gli assi prioritari della mobilità pedonale che garantiscano spazio (pedonalizzazioni o marciapiedi molto ampi), qualità (verde ed arredo urbano) e sicurezza negli attraversamenti pedonali;
  • realizzeremo strade E-bis e F-bis, ovvero itinerari ciclopedonali locali, urbani, extraurbani o vicinali, destinati prevalentemente a pedoni e biciclette, caratterizzati da una sicurezza intrinseca a tutela dell’utenza debole della strada; 
  • organizzeremo domeniche ecologiche nel centro e nei rioni più periferici per promuovere pedonalità e stili di vita sani; 
  • istituiremo un ufficio dedicato all’accessibilità urbana e un tavolo permanente multidisciplinare che si occupi di promuoverla; 
  • adotteremo un Piano di Eliminazione delle Barriere Architettoniche (PEBA) concepito in modo organico e diffuso su tutto il territorio comunale, con una prospettiva nettamente diversa rispetto al piano inserito dall’attuale Amministrazione all’interno del Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS). 

 

IMPEGNO 5 – Trieste pedala

 

La promozione dell’uso della bici è fondamentale per ridurre il traffico e migliorare la qualità dell’aria a Trieste. Queste opportunità possono essere colte anche grazie allo sviluppo tecnologico delle bici a pedalata assistita ma soprattutto rendendo sicuro e comodo muoversi in bici a Trieste.

I dati del Piano Urbano della Mobilità Sostenibile realizzato nel 2020 hanno mostrato 2 dati contrastanti:

  • attualmente sono solo il 2% dei triestini a usare quotidianamente la bici come mezzo di mobilità quotidiana;
  • a Trieste gli spostamenti in centro nelle ore di punta inferiori a 4 km sono il 54,4% del totale. Quattro km è una distanza che può essere percorsa in bici in 15 minuti.

A questi dati si aggiunge quanto mostrato da un sondaggio SWG dove è emerso che il 20% della popolazione pensa “spesso” che, se esistesse una pista ciclabile sul tragitto casa-lavoro, preferirebbe lasciare ferma l’auto e pedalare.

 

COSA FAREMO

  • realizzeremo un asse della rete portante del Pi-Greco (che prevede un percorso lungo le Rive, e due che penetrano le principali valli della città fino al rione di San Giovanni e l’altro fino a via Cumano) all’anno con corsie ciclabili, ponendo particolare cura alla sicurezza nelle intersezioni: 
    • asse Barcola-centro-Muggia
    • asse Rive-San Giovanni
    • asse Rive-via Cumano
  • promuoveremo una ciclabilità diffusa con strumenti di moderazione della velocità;
  • raddoppieremo le stazioni di bikesharing, partendo dai punti più frequentati dai giovani e prevedendo l’abbonamento gratuito agli under 25;
  • attueremo un piano per il posizionamento di stalli per bici sfruttando finanziamenti regionali;
  • chiederemo un tavolo con la Regione affinché la ciclabile del Carso, già finanziata, e quella della strada Costiera vengano realizzate.

IMPEGNO 6 – Per un trasporto pubblico comodo, veloce e inclusivo

Nel 2019, a Trieste nell’ora di punta del mattino (7.30 – 8.30), il 54% degli spostamenti è stato effettuato con un mezzo privato (auto, moto) e solamente il 22% con trasporto pubblico. Per noi di Adesso Trieste è fondamentale modificare questa situazione, ponendoci come obiettivo al 2031 una distribuzione della mobilità tra trasporto pubblico, pedonalità e ciclabilità rispettivamente al 30%, 33% e 10%, riducendo al 27% il trasporto privato.

Per noi di Adesso Trieste, un trasporto pubblico efficiente è anche sinonimo di giustizia sociale, in quanto rende il diritto alla mobilità accessibile e fruibile a tutte e tutti i cittadini, indipendentemente dalla disponibilità economica, dalla fascia di età, dalle capacità fisiche e mentali, dalla zona nella quale si abita. 

COSA FAREMO

  • avvieremo immediatamente lo studio di fattibilità per la creazione di 2 linee tram urbano (vedi impegno 3);
  • aumenteremo le corsie preferenziali dedicate ai bus, dotandole di semafori sincronizzati per aumentare la velocità commerciale dei mezzi e ridurre  la durata media dei tragitti;
  • apriremo un tavolo con la  Regione per l’inizio della sperimentazione di autobus con alimentazione alternativa (biometano prodotto dalla filiera del compostaggio dei rifiuti umidi, ibrida, elettrica) 
  • con la prospettiva della mobilità pubblica gratuita per l’intera cittadinanza, inizieremo con delle sperimentazioni che coinvolgeranno le fasce più deboli della cittadinanza e i bacini di utenza per i quali il trasporto pubblico è essenziale, destinando una parte degli utili che il Comune di Trieste riceve annualmente come azionista di Trieste Trasporti (3.200.000 euro) a:

abbonamenti gratuiti alle persone destinatarie di reddito di emergenza, integrazioni di reddito e in generale con ISEE basso;

abbonamenti gratuiti agli studenti superiori e universitari (e di istituti parificati come il conservatorio), dottorandi e ricercatori iscritti agli enti di ricerca presenti sul nostro territorio con un abbonamento gratuito valido per l’anno accademico di riferimento sull’intero territorio di pertinenza dell’ex Trieste Trasporti;

o   un biglietto unico valido il sabato e la domenica a prezzo agevolato;

o   famiglie attraverso un biglietto cumulativo di 4 ore;

 o   estensione notturna delle linee principali e/o servizi a chiamata per collegare il centro con le periferie e i borghi del Carso;

o bus gratuiti in giornate speciali (domeniche ecologiche con chiusura e animazione e di strade, saldi e Natale, azioni di urbanismo tattico…) 

  • chiederemo alla Regione di attivare una tessera di mobilità per il trasporto integrato, a cui collegare offerte delle aziende di trasporto pubblico e dei servizi privati esistenti sul territorio, realizzando una app dedicata; 
  • promuoveremo l’intermodalità bici-bus:
    • bikebus (attrezzare i bus urbani che vanno in Carso con portabici come fatto a Brescia) 
    • realizzeremo un posteggio sicuro per le bici in stazione, gratuito per i pendolari con abbonamento Trenitalia.

 

IMPEGNO 7 – Sviluppare azioni di mobility management

 

Il Mobility management è un approccio ai bisogni della mobilità fondamentalmente orientato alla gestione delle domanda, che sviluppa ed implementa strategie volte ad assicurare il trasporto delle persone e delle merci in modo efficiente, con riguardo a scopi sociali, ambientali e di risparmio energetico. La gestione della mobilità è un concetto riguardante la promozione della mobilità sostenibile nonché la gestione della domanda di trasporto privato mediante il cambiamento degli atteggiamenti e del comportamento degli utenti.

Il Decreto interministeriale Mobilità sostenibile nelle aree urbane del 27/03/1998 ha introdotto in Italia la figura professionale del responsabile della mobilità: il Mobility Manager. Gli enti pubblici con più di 300 dipendenti per “unità locale” – soglia ridotta a 100 nel 2020 – e le imprese con complessivamente oltre 800 dipendenti, devono individuare un responsabile della mobilità del personale. 

 

COSA FAREMO

 

  • riapriremo il tavolo di lavoro tra i mobility manager d’azienda, coordinato dal mobility manager di Area, per promuovere ed incentivare la mobilità a piedi, in bici e l’uso del trasporto pubblico negli spostamenti casa lavoro;
  • favoriremo il mobility management scolastico, come attività strutturale per il cambiamento dei comportamenti individuali di famiglie e ragazzi;
  • promuoveremo azioni di divulgazione, formazione e di indirizzo presso le aziende e gli enti interessati ai sensi del decreto;
  • assisteremo le aziende nella redazione del Piani Spostamenti Casa Lavoro;
  • favoriremo l’integrazione tra i Piani Spostamenti Casa Lavoro e le politiche dell’amministrazione comunale in una logica di rete e di interconnessione modale;
  • favoriremo la sperimentazione di servizi di car-pooling e di car-sharing
  • promuoveremo gli spostamenti in bicicletta anche per recarsi al lavoro
  • monitoreremo gli effetti delle misure attuate in termini di impatto ambientale e decongestione del traffico veicolare.

 

IMPEGNO 8 – Logistica dell’ultimo miglio

 

L’esplosione del commercio online, che ha subito una notevole crescita anche a causa dell’emergenza Covid, va ad aggiungersi ai normali flussi di consegna presso le attività commerciali e amministrative della città, determinando un notevole aumento dei problemi nella gestione della logistica dell’ultimo miglio e facendo crescere, anche a Trieste, i problemi di traffico e sosta. La crescita esponenziale si allarga anche al settore agro-alimentare con la diffusione della spesa online e dei servizi di consegna a domicilio. Anche i magazzini delle attività commerciali vengono organizzati diversamente rispetto a quanto accadeva qualche anno fa con una frequenza di consegne maggiore. Tutto ciò deve essere affrontato innovando la gestione della logistica prendendo esempio dalle buone pratiche sviluppate in molte città italiane ed europee. Vanno coinvolti i portatori di interesse per minimizzare l’impatto sulla qualità della vita in città, attivando e incentivando comportamenti virtuosi, contribuendo a sensibilizzare gli utenti e a formare gli operatori ed includendo i veicoli puliti come elemento di valutazione nei bandi pubblici.

 

COSA FAREMO

  • ci attiveremo per individuare soluzioni condivise con gli operatori economici/portatori di interesse, mantenendo un dialogo costante e non episodico sia su pianificazioni ampie, come nel caso del PUMS, che su questioni specifiche;
  • realizzeremo entro il 2022 almeno 4 micro-centri di consolidamento per CargoBike (di cui almeno 1 sull’altopiano) in locali di proprietà del Comune per deposito delle bici da carico e consolidamento delle merci in consegna;
  • AT promuoverà un piano sosta s/carico che razionalizzi e renda più efficiente l’uso degli spazi sosta disponibili;
  • trasferiremo il  mercato ortofrutticolo in un sito di proprietà del Comune in zona industriale, integrandolo con un polo della logistica dell’ultimo miglio.

IMPEGNO 9 – Città e strade a misura di bambina e bambino

 

Il termine sicurezza riferito alla strada viene spesso proclamato come obiettivo dalle amministrazioni pubbliche. Tuttavia, i piani urbanistici, strumenti per il suo raggiungimento, sono stati per lo più sviluppati secondo idee di luoghi esclusivi ed escludenti, poco adatti a un utilizzo dello spazio pubblico fatto di relazioni sociali. Questo è vero soprattutto per bambine e bambini.

Andare a scuola a piedi, possibilmente da soli, su un tragitto scelto attraverso una costruzione collettiva, significa per ogni bambino affermare di essere un individuo, un cittadino e una persona che gode di specifici e inviolabili diritti e vedersi riconosciuto in quanto tale. Quella stessa strada in altri momenti può essere fruita in modi diversi perché diversi sono gli utenti prevalenti e le loro esigenze.

Il compito degli “adulti”, delle amministrazioni, è quello di rispettare i diritti dei bambini e delle bambine non come una gentile e paternalistica concessione “ai piccoli”. Permettere alle bambine e ai bambini di Trieste una mobilità sicura e autonoma per andare a scuola equivale a riconoscere  che il luogo pubblico è tale solo se garantisce e accoglie tutti.

Per Adesso Trieste è giunto il momento di fare questo epocale cambio di prospettiva e di ripensare gli spazi urbani, ricercando il benessere e l’inclusione di tutti i cittadini, di qualunque età.

 

COSA FAREMO

 

  • Metteremo in sicurezza dei percorsi casa-scuola attraverso:
    • a. istituzione di ‘strade scolastiche’ (con fasce orarie stabilite)
    • b. isole pedonali davanti alle scuole/istituti, con la chiusura definitiva al traffico della via
    • c. installazione posteggi bici interni e antistanti alla scuola/istituto
    • d. zona 30 e/o moderazione del traffico intorno alla scuola/istituto
  • Avvieremo e realizzeremo pedibus e bicibus nella scuola primaria, da inserirsi nella programmazione e nel Piano di Offerta Formativa;
  • Costruiremo platee rialzate davanti le scuole;
  • Misureremo gli incidenti davanti alle scuole e istituti, con verifiche periodiche e piano per la sicurezza;
  • Istituiremo il Mobility Manager (DM 27/03/98) nelle scuole di ogni ordine e grado per coordinare e favorire la mobilità di tutti gli utenti attraverso un coinvolgimento partecipativo degli studenti e degli insegnanti nella pianificazione urbana.

RIFIUTI ZERO – PROTEGGIAMO L’AMBIENTE CREANDO OPPORTUNITÀ DI OCCUPAZIONE, PARTECIPAZIONE, SALUTE E RICCHEZZA

Nel ciclo di vita secondo natura non esistono rifiuti ma risorse che tornano a nuova vita. Ispirarsi alle dinamiche naturali nella gestione dei rifiuti significa quindi adottare nuovi sistemi di raccolta che permettano di spostare la spesa ambientale ed economica dall’incenerimento e smaltimento in discarica all’investimento sulla collettività, migliorando la qualità urbana, ambientale e della salute pubblica. 

Differenziare i rifiuti è indispensabile per reintrodurre nel ciclo di produzione materie prime come la plastica, il metallo, il vetro, la carta, l’umido, l’olio alimentare. La raccolta di questi materiali, valutati come risorse e non più scarti da incenerire, permette di migliorare la qualità della vita dei cittadini, creare nuovi posti di lavoro, nuove figure professionali, in un sistema di futuro sostenibile per gli esseri umani e per la città.

Purtroppo invece il sistema di raccolta dei rifiuti a Trieste mostra dati estremamente deludenti: la differenziata raggiunge oggi solo il 44%, mentre a Treviso la percentuale raggiunge l’87%, a Pordenone l’85% e perfino nella metropoli di Milano si differenzia i rifiuti per il 61%.

Va sottolineato che questi risultati non dipendono da una scarsa civiltà dei triestini, ma dal sistema di raccolta adottato finora. Nelle città più virtuose la gestione dei rifiuti è profondamente diversa, con strategie su misura come la raccolta casa per casa e facendo pagare le tasse in base a quanti rifiuti indifferenziati si producono, con benefici sulla TARI per i cittadini più meritevoli.

Per Adesso Trieste c’è bisogno di un deciso cambio di passo per mettere in campo un sistema di raccolta e una filiera di riciclo che da una parte impatti positivamente sull’ambiente, sulla salute e sul decoro urbano e dall’altra offra opportunità di lavoro e di crescita economica. L’obiettivo è di trasformare un problema in un’opportunità, con benefiche ricadute per i cittadini, sia nella qualità del servizio sia nella sua economicità.

IMPEGNO 1 – Un diverso sistema di raccolta con quattro obiettivi: riduzione, riciclo, recupero dei rifiuti e risparmio sulla tari

Realizzeremo entro la metà del 2022 un nuovo piano per la gestione dei rifiuti che, in linea con le direttive europee vigenti, preveda:

  • l’aumento della frazione di rifiuti differenziati: raggiungere almeno il 70% di riciclo al 2026 (nel 2019 era il 44%) e il 90% al 2031
  • la riduzione della quantità di rifiuti prodotti: l’obiettivo al 2031 è un calo di almeno il 20% della produzione di rifiuti (attualmente la produzione pro capite di rifiuti a Trieste è 485 kg, nei comuni più virtuosi è inferiore ai 400 kg).
  • l’avviamento a riciclo e recupero e non più a smaltimento di tutti i rifiuti prodotti ricavando risorse economiche per avviare una progressiva riduzione della tassa sui rifiuti.

COSA FAREMO

 

  • Aumenteremo il riciclo dei rifiuti, riorganizzando la raccolta differenziata, consapevoli che la gestione dei rifiuti non è un problema tecnologico ma organizzativo, dove il valore aggiunto è il coinvolgimento della comunità.
    • Separazione alla fonte: saranno individuate strategie su misura per definire le modalità più efficaci per riorganizzare la raccolta differenziata, tenendo conto delle tipicità/problematiche di ogni zona e condizione, permettendo di differenziare efficacemente i rifiuti alla fonte; aumento delle tipologie di rifiuti differenziabili in modo diffuso, come l’olio alimentare
    • Campagne di sensibilizzazione pubblica: verranno progettate campagne di sensibilizzazione e comunicazione sulla raccolta differenziata, sulla prevenzione dei rifiuti e sulla riduzione, e integrazione di tali questioni nell’educazione e nella formazione;
    • Tariffa puntuale “Paghi quanto sprechi”: introduzione progressiva di sistemi di tariffazione che facciano pagare le utenze sulla base della produzione effettiva di rifiuti non riciclabili da raccogliere. Questo meccanismo premia il comportamento virtuoso dei cittadini e li incoraggia a consumi più consapevoli.
  • Ridurremo la produzione di rifiuti
    • Applicando sconti e benefici sulla TARI metteremo in campo azioni per promuovere l’acquisto alla spina/sfuso di detergenti e prodotti alimentari e la promozione della pratica del vuoto a rendere disincentivando la distribuzione e l’utilizzo di oggetti in plastica usa e getta
    • promuoveremo l’utilizzo dell’acqua del rubinetto (più sana e controllata di quella in bottiglia) e proseguiremo l’installazione di casette dell’acqua con l’obiettivo di averne una in ogni rione.
    • promuoveremo la distribuzione e l’utilizzo di pannolini, pannoloni e dispositivi sanitari lavabili: mettendo a disposizione dei campioni nei consultori (assorbenti lavabili e coppette mestruali), e avviando un sistema che preveda il lavaggio centralizzato attraverso cooperative che li ritirino e riconsegnino, sia negli asili che come progetto pilota nelle case di riposo;
    • avvieremo una campagna di riduzione della produzione di rifiuti organici e scarti alimentari, con una particolare attenzione alle mense scolastiche (vedi Sociale – Politiche giovanili – Impegno 5);
    • promuoveremo il compostaggio sia domestico (distribuzione delle compostiere gratuite e aumento dal 20% al 30% dello sconto sulla TARI per chi le installa) che di quartiere (utilizzando i fondi regionali)
    • riusi e riparazione: realizzeremo centri per la riparazione e il riuso di beni durevoli, mobili, vestiti, infissi, sanitari, elettrodomestici. Questa tipologia di materiali, che costituisce circa il 3% del totale degli scarti, riveste un grande valore economico,
    • avvieremo un tavolo di confronto con gli operatori economici per promuovere buone pratiche per raccolta di prodotti alimentari invenduti in tutte le fasi della catena di approvvigionamento alimentare e per la loro ridistribuzione sicura, anche a organizzazioni di beneficenza

 

IMPEGNO 2 – Sviluppare la filiera del riciclo e creare nuovi posti di lavoro

A Trieste si contano a decine i siti industriali abbandonati, ai quali vanno sommati i numerosi magazzini del Porto Vecchio che da troppi anni giacciono in stato di abbandono. Adesso Trieste vuole riportare in vita questi spazi, favorendo l’insediamento di piccole e medie industrie innovative, promuovendo la realizzazione di una autosufficienza impiantistica nella filiera del riciclo di materiali

COSA FAREMO

 

  • Ci attiveremo per favorire la creazione di una nuova filiera del riciclo. Questa nuova industria, dovrà essere compatibile con le sfide ambientali che ci troviamo di fronte, grazie anche all’alto contenuto tecnologico e alla sinergia che faremo in modo che si instauri con le nostre aree di ricerca. Le tipologie di rifiuti per le quali le tecnologie di trattamento sono già mature sono molti: prodotti assorbenti per l’igiene personale, rifiuti elettronici, frazione umida organica (FORSU – Frazione Organica Rifiuti Solidi Urbani), vetro, olio alimentare, metalli, carta. I vantaggi di dotare il nostro territorio di una simile infrastruttura sono molteplici:
  • riduzione della quantità di rifiuti conferiti in inceneritore o in discarica
  • creazione occupazione stabile, qualificata e non delocalizzabile. Solo con la filiera dei rifiuti elettronici e con un bacino di utenza grande come la provincia di Trieste (250.000 persone) si potrebbero creare oltre 50 posti di lavoro. Il riuso e il riciclo hanno un coefficiente occupazionale (numero posti di lavoro per 1000 tonnellate di rifiuti) che arriva a 20-25, mentre per l’incenerimento è 2-4.
  • attrazione di risorse umane ad alto profilo tecnico-scientifico
  • creazione di progetti per il reinserimento lavorativo di persone svantaggiate
  • reindustrializzazione e riuso di siti abbandonati e difficilmente collocabili sul mercato immobiliare
  • autosufficienza impiantistica e riduzione di trasporti di rifiuti in altre regioni

UNA NUOVA BELLEZZA DEL VIVERE URBANO: UNA CITTÀ PIÙ VERDE, PIÙ INTELLIGENTE, PIÙ SANA

 

IMPEGNO 1 – Rinverdiamo la città 

 

Promuoviamo interventi diffusi di “rinverdimento” della città, convertendo aree cementificate, grigie e impermeabili in zone verdi. Una diffusa realizzazione di coperture e pareti vegetali (tetti e pareti verdi) può contribuire in misura significativa alla riduzione del fabbisogno energetico degli edifici, a ridurre le emissioni di anidride carbonica e alla mitigare le ondate di calore. Si tratta di obiettivi sempre più urgenti da raggiungere viste le proiezioni climatiche future. Attraverso il rinverdimento infine riutilizziamo e rigeneriamo edifici e spazi verso un uso nuovo, più creativo e sostenibile.

COSA FAREMO 

  • Intendiamo decuplicare i metri quadri di tetti e pareti verdi architettonicamente integrati negli edifici di Trieste, attraverso interventi sperimentali di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio comunale e la promozione di analoghi interventi sugli edifici privati;
  • Finanzieremo interventi di de-pavimentazione delle aree grigie pubbliche e incentiveremo interventi analoghi nelle proprietà private;
  • Selezioneremo cinque scuole per interventi dimostrativi di rinverdimento delle facciate.

IMPEGNO 2 – Programmiamo lo sviluppo del verde pensando a lungo termine  

Crediamo che sia ora di avere strumenti di pianificazione integrati, all’avanguardia  e orientati al lungo termine per gestire lo straordinario e diversificato patrimonio verde di Trieste. All’interno delle aree verdi urbane e periurbane del Comune, infatti, ricadono boschi carsici, molti dei quali sono aree naturali protette, parchi agricoli, parchi e giardini storici, coperture verdi, alberature dei viali. Proponiamo  strumenti di formazione per amministratori, tecnici e responsabili delle attività operative del Comune per fare sì che il lavoro quotidiano di progettazione favorisca la connessione delle aree verdi urbane e periurbane, promuova la biodiversità e si prenda cura delle aree incolte, che rappresentano un terzo del verde del Comune. 

COSA FAREMO

  • Scriveremo e attueremo il “Piano strategico dell’infrastruttura verde”, per definire interventi di sviluppo e valorizzazione del verde urbano e periurbano in un orizzonte temporale medio-lungo.
  • organizzeremo gli uffici comunali favorendo una maggiore integrazione delle competenze, facendo evolvere l’attuale “Servizio strade e verde pubblico” in un nuovo “Servizio  Verde, Parchi e Agricoltura Urbana”.
  • AT istituirà un registro dei terreni pubblici e privati incolti all’interno del Comune, invitando i proprietari a metterli temporaneamente a disposizione di quanti ne facciano richiesta per (ri)metterli in produzione

 

IMPEGNO 3 – Adottiamo nuovi strumenti di conoscenza e gestione del verde 

 

Una corretta pianificazione del patrimonio arboreo cittadino è uno strumento necessario a garanzia della salute degli alberi stessi. Vogliamo fondare la realizzazione e manutenzione delle aree verdi e delle alberature sui principi della conservazione della biodiversità, della diversificazione del paesaggio, del contenimento di costi di manutenzione, privilegiando specie autoctone e specie in grado di fornire sostentamento e rifugio per la fauna urbana. Intendiamo valorizzare i 15 alberi monumentali riconosciuti all’interno del Comune e introdurre principi di economia circolare nella manutenzione del verde urbano, riusando e riciclando le risorse e minimizzando gli scarti. 

COSA FAREMO 

  • Promuoveremo percorsi formativi per il personale addetto alla manutenzione del verde per la diffusione di buone pratiche nella messa a dimora, ripristino, potatura e abbattimento delle piante.
  • Favoriremo l’utilizzo di sistemi informativi per la programmazione degli interventi di gestione del verde. Questi strumenti permettono di connettere tra loro banche dati e consentono di conoscere costantemente lo stato di salute delle piante, collegandolo alle variabili ambientali.
  • Renderemo più efficiente il servizio di gestione del verde con standard di qualità di facile controllo e costi competitivi, in coerenza con i Criteri Ambientali Minimi (CAM) esistenti a livello nazionale. 
  • Introdurremo un regolamento per la progressiva eliminazione di prodotti diserbanti a base di glifosate in tutte le aree urbane.
  • Allestiremo in tutte le aree di verde pubblico con una superficie superiore a un ettaro una zona per la trasformazione dei residui derivanti da sfalci e potature leggere in ammendante, azzerando così i costi di trasporto e recupero.

 

IMPEGNO 4 – Connettività del sistema e mobilità nel verde

 

Gli spazi verdi devono essere messi a sistema e connessi per valorizzare le loro diverse funzioni (verde boschivo, sportivo, verde per il gioco dei bimbi, corridoio di mobilità) e per promuovere stili di vita sani.  AT intende creare all’interno della città e in collegamento con il Carso una rete di percorsi verdi e parchi lineari, un sistema utilizzabile da tutti i cittadini a piedi e in bicicletta per le attività quotidiane, come recarsi al lavoro e a scuola, al mercato o presso uffici pubblici o fare attività sportive. 

COSA FAREMO

  • Creeremo due parchi urbani che rappresentino uno spazio pubblico curato, sicuro e vivo all’interno di un contesto urbano innovativo e internazionale, in grado di evolvere insieme alla città.
  • Progetteremo la ri-cucitura  delle aree verdi, da quelle piccole di vicinato ai giardini e ai parchi, realizzando dei percorsi verdi e lineari che attraversino l’intera città (vedi Ecologia – Mobilità – Impegno 4).

 

IMPEGNO 5 – Orti e frutteti condivisi nei quartieri cittadini

 

AT intende favorire l’uso, anche attraverso varianti agli strumenti urbanistici, di terreni dell’area urbana e periurbana, in particolare terreni agricoli inutilizzati, aree industriali dismesse, terreni adibiti a verde pubblico, per la creazione di orti urbani di comunità, inclusi orti didattici e food forest (bosco commestibile) destinati all’autoconsumo. L’orto (e il bosco) in città non è solo un luogo di produzione, ma è anche luogo di socialità, condivisione, in grado di contribuire all’integrazione, al paesaggio urbano e alla biodiversità. 

COSA FAREMO 

  • In aggiunta ad aree già esistenti, individueremo almeno uno spazio idoneo per ogni rione dove installare orti urbani sufficienti a soddisfare le richieste di tutte le realtà interessate;
  • Supporteremo la progettazione e gestione partecipata di food forest attraverso la concessione gratuita di terreni pubblici inutilizzati ad associazioni di cittadini .

 

IMPEGNO 6 – Prendiamoci cura degli spazi verdi pubblici

 

Vogliamo coinvolgere associazioni, comitati e singoli nella progettazione e cura degli spazi verdi, soprattutto dei giardini abbandonati e delle aree verdi degradate, sperimentando nuovi modi di stare insieme, fare comunità e prendersi cura dei beni e del bene comune. Vogliamo sostenere e diffondere le buone esperienze già in atto affinché la crescita collettiva di consapevolezza porti a una cittadinanza attiva, capace di prendersi cura di strutture, spazi e servizi. L’obiettivo a lungo termine è favorire forme di dialogo e creare sinergie positive tra le diverse iniziative promosse dai cittadini e le politiche comunali per il verde urbano e convergere verso pratiche collaborative efficaci. 

Intendiamo istituire all’interno del Comune i Laboratori di Cittadinanza (vedi Partecipazione – Impegno 1) che faciliti la collaborazione e accresca il ventaglio di tecniche e strumenti a disposizione dei cittadini e dell’amministrazione.

COSA FAREMO 

  • Prevederemo in ogni rione almeno un’area verde o un giardino pubblico gestito in comune tra l’Amministrazione e associazioni di cittadini.
  • Promuoveremo percorsi di formazione per i cittadini per la manutenzione del verde pubblico e l’attivazione di laboratori.
  • Semplificheremo le procedure per l’“adozione” da parte di cittadini e associazioni di aree verdi pubbliche in cui organizzare anche attività ricreative o sportive. 
  • Faciliteremo forme di microimpresa sociale per la sostenibilità economica delle associazioni che si occupano della gestione dei giardini.
  • Favoriremo l’utilizzo di iniziative come il servizio civile, le borse lavoro e l’alternanza scuola-lavoro nella gestione delle aree verdi. 

 

IMPEGNO 7 – Tuteliamo la biodiversità urbana

 

Vogliamo promuovere la conoscenza e la consapevolezza della biodiversità in città. AT intende sostenere il lavoro del Museo di scienze naturali per la creazione di nuovi contenuti e di innovative modalità di fruizione e di racconto della biodiversità urbana. Assieme alle istituzioni regionali che si occupano di educazione ambientale come l’ARPA, e in collaborazione con le Università, i centri di ricerca e gli istituti di formazione formale e informale, intendiamo promuovere programmi di sensibilizzazione e di educazione sulla gestione e il controllo delle specie esotiche e invasive e sui loro potenziali impatti ecologici ed economici. 

 

COSA FAREMO 

 

  • Incentiveremo la diffusione di strumenti multimediali e guide alla biodiversità  urbana all’interno delle scuole e tra i cittadini.
  • Promuoveremo la conoscenza degli strumenti di citizen science per il censimento della biodiversità urbana e la consapevolezza sull’impatto delle specie esotiche.
  • Creeremo spazi di comunicazione destinati ai gruppi che si occupano di educazione ambientale e tutela dell’ecosistema urbano.
  • AT farà aggiornare l’atlante ornitologico urbano, strumento di monitoraggio della biodiversità importante per una corretta gestione delle aree verdi urbane.

 

IMPEGNO 8 – Ricucire la relazione verde tra carso, città e mare

 

Da sempre pastori, donne del latte e delle uova, pellegrini, contadini, naturalisti, alpinisti, mercanti sulle vie del sale e delle spezie, soldati, partigiani, cacciatori, geologi, carbonai hanno tracciato sentieri che connettono Trieste, l’altopiano e la costa. Vogliamo valorizzare quelle vie tuttora esistenti e ripristinare i tanti sentieri interrotti o abbandonati che collegano il mare al Carso e l’altopiano al centro città. Immaginiamo uno sviluppo armonico e sostenibile del territorio sull’esempio di chi va piano, del viandante, o di chi sceglie un turismo lento, senza auto e curioso di conoscere anche gli aspetti meno noti del territorio. Infine, vogliamo costruire un sistema che faccia dialogare comunità italiana e slovena nella promozione delle risorse sul territorio.

 

COSA FAREMO

  • Coinvolgeremo associazioni educative, ricreative, gruppi speleologici ed  escursionistici per un progetto integrato di valorizzazione,  manutenzione e cura dei sentieri minori tra la città e l’altopiano e tra l’altopiano e il mare. 
  • Faremo una mappatura dei sentieri e promuoveremo l’uso di app e mappe cartacee per imparare a conoscerli.
  • Promuoveremo progetti di apprendimento, conoscenza e rivitalizzazione delle piccole realtà culturali e produttive esistenti, rivolti alle scuole, ma non solo. 
  • Promuoveremo un progetto integrato di turismo e valorizzazione dei cammini, che ne metta in rilievo le peculiarità storiche, culturali e naturalistiche.
  • Sosterremo la creazione di un Centro informativo del Carso, contenitore plurilingue delle offerte alberghiere e dei progetti eno-gastronomici, culturali, escursionistici presenti nell’area carsica e incubatore di idee dei progetti dell’agenzia per lo sviluppo rurale Gal Carso. 

IMPEGNO 9 – Migliorare la convivenza con gli amici animali, per il benessere di tutte le specie (inclusa quella umana)

 

Una città vivibile deve essere tale sia per le persone che per gli animali, in linea con l’approccio One Health dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che prevede l’integrazione tra il benessere umano, animale e ambientale. 

A Trieste ci sono circa 22.500 cani ufficialmente registrati all’anagrafe canina, un numero enorme rispetto alle pochissime e mal attrezzate aree di sgambamento nei rioni cittadini. La presenza di un così alto numero di cani in città genera spesso conflittualità con i cittadini e lo scarso spazio a loro disposizione è poco rispettoso del loro benessere. Allo stesso tempo, sul territorio comunale sono registrate 600 colonie feline, sebbene i gatti selvatici siano un problema ecologico per il contesto urbano e l’obiettivo debba dunque essere quello di portarle a una graduale estinzione. 

Per quanto riguarda i selvatici, non pochi problemi sono legati al loro inurbamento (cinghiali, gabbiani, ratti), anche legato a un poco efficace sistema di raccolta dei rifiuti, i quali si trovano spesso al di fuori dei cestini, attirandoli. Inoltre è importante tutelare anche rondini e rondoni, le api, gli animali da impollinazione e i pipistrelli, in sinergia con il punto sulla biodiversità urbana (Impegno 7). 

 

COSA FAREMO

 

  • Intendiamo rivalorizzare le  aree cani esistenti e crearne una nuova per ciascun rione in cui non ci sia, attraverso un percorso di progettazione partecipata con la cittadinanza. Stringeremo degli accordi per nuove forme di cittadinanza attiva per la loro gestione.
  • Metteremo a disposizione sacchetti igienici per la raccolta delle deiezioni in tutte le aree cani.
  • Organizzeremo delle giornate di sensibilizzazione, coinvolgendo i padroni di cani riguardo alla pulizia delle deiezioni, il rispetto dell’animale e le buone pratiche di convivenza tra gli amici a quattro zampe e i cittadini.
  • Creeremo una app per la segnalazione delle deiezioni non raccolte, in modo che le guardie Eco-Zoofile sappiano dove il problema è più presente.
  • Miglioreremo la gestione dei rifiuti, riducendo il problema dell’inurbamento degli animali selvatici (vedi Rifiuti).
  • Ci cureremo delle colonie feline, attraverso una campagna di informazione e sensibilizzazione per ridurre la conflittualità con la popolazione, per incentivare le persone a prendersi cura delle colonie feline, in accordo con le associazioni animaliste; 
  • Sosterremo l’installazione di nidi artificiali a beneficio di rondini e rondoni, incentivando tale pratica soprattutto in caso di ristrutturazione delle facciate o dei tetti degli edifici urbani;
  • Prevederemo nel piano di gestione del verde la piantumazione di specie melliflue per tutelare il benessere di api e impollinatori, disincentivando nello stesso tempo l’uso di pesticidi;
  • Combatteremo lo sfruttamento degli animali, ad esempio scoraggiando l’attendaggio dei circhi che esibiscono animali tramite un aumento della Tari.  

SOCIALE: LA CITTÀ INCLUSIVA
MICROAREE, ANZIANI, SPORT, LGBT, ACCOGLIENZA, PREVENZIONE

Ogni bisogno lasciato senza risposta ha ricadute sul piano psicologico, sociale, sanitario ed economico per la persona e per la collettività. 

 

La città inclusiva  si fa carico, attraverso l’azione integrata di tutti i soggetti che a diverso titolo lavorano in campo sociale e educativo, dello sviluppo armonico e integrale di tutti i suoi cittadini, con particolare attenzione a quelli più fragili , a cui intende offrire gli strumenti per vivere una cittadinanza attiva, che attinga a cultura, saperi, etiche ed esperienze. Una città inclusiva chiama alla cura e all’attenzione verso la crescita tutti gli adulti attraverso la partecipazione ai luoghi formali e informali.

 

IMPEGNO 1 – Microaree

Il programma Habitat Microaree è un programma di promozione di benessere e coesione sociale, che prende avvio alla fine del 1998 da un’intesa tra Comune, Azienda Sanitaria, Ater, con lo scopo di migliorare la qualità della vita degli abitanti di alcuni rioni “a rischio”, caratterizzati dalla rilevante presenza di caseggiati ATER. Il programma, realizzato in collaborazione dai tre enti promotori, prevede il coinvolgimento attivo della cittadinanza e del settore non profit operante sul territorio (associazionismo, volontariato, cooperazione sociale) e si pone l’obiettivo di tutelare la salute e la prevenzione del disagio sociale, sviluppare la comunità attraverso forme di partecipazione attiva, socializzazione, associazionismo fra gli abitanti per favorire comunicazione, solidarietà e aiuto reciproco, migliorare la qualità della vita e le condizioni abitative, curare e fornire assistenza preventiva ai soggetti più fragili. 

Attualmente sono attive 14 sedi e ciascuna di esse raggiunge tra le 500 e le 2000 persone. Attraverso lo stretto raccordo tra Comune, Azienda Sanitaria e Ater, le Microaree riescono a fornire risposte soggettive e non preconfezionate ai cittadini. Le Microaree infatti mediano le comunicazioni tra le diverse istituzioni coinvolte, tra i cittadini e le istituzioni e infine tra i cittadini stessi, rigenerando e potenziando il tessuto sociale. Data la grande importanza che assumono all’interno dei territori di competenza ne vogliamo accrescere il valore, rafforzandone i diversi aspetti. Vogliamo agevolare la comunicazione tra cittadini e Microaree promuovendo e pubblicizzando la loro presenza alla cittadinanza. Vogliamo inoltre accrescere il numero del personale presente all’interno di ciascuna Microarea, moltiplicando e diversificando i differenti ruoli professionali, in modo da aumentare la qualità, la quantità e la tipologia delle risposte date ai bisogni dei cittadini.

 

COSA FAREMO

  • Faremo una mappatura del territorio per rilevare i contesti sociali abitativi più fragili della città e accresceremo il numero delle Microaree per estendere il loro bacino d’utenza.
  • Rafforzeremo il ruolo e la presenza dei servizi sociali territoriali all’interno dei Distretti e delle Microaree per garantire una maggiore integrazione con la componente sanitaria, realizzando in concreto quanto prevede il Recovery Plan (PNRR, Missione 6 – C1).
  • Potenzieremo gli interventi dei servizi sociali nelle Microaree e nei Distretti per essere in grado di dare una risposta più rapida ed efficace ai bisogni delle persone.
  • Ricercheremo attivamente e favoriremo la collaborazione delle Microaree con i cittadini attivi e le associazioni presenti sul territorio.
  • Rafforzeremo la presenza delle Microaree attraverso eventi culturali e di animazione nei rioni per accrescere la cura condivisa dei beni comuni urbani.

IMPEGNO 2 – Invecchiare bene

Dopo il pesantissimo tributo pagato dagli anziani nel corso della pandemia, per Adesso Trieste pare un atto più che dovuto che il tema ritorni nell’agenda politica.

A Trieste per ogni giovane corrispondono più di due anziani. L’indice di vecchiaia è elevato, ma questo non si riflette nelle politiche per l’anziano adottate dalle precedenti giunte che difettano di un pieno coinvolgimento della persona nei processi decisionali riguardanti il proprio benessere e il proprio percorso di vita. Il continuo disinteresse da parte delle istituzioni per questa fascia d’età si rispecchia su molti piani di vita della persona. La solitudine e la poca attività motoria hanno un impatto negativo notevole sulla salute sia dal punto di vista fisico sia psicologico e i sistemi di long-term care (assistenza di lungo termine) sono a un livello inferiore rispetto a quello degli altri paesi europei. 

Attualmente, circa 3000 triestini risiedono nelle case di riposo. Molto spesso non viene riconosciuta loro la possibilità di autodeterminazione, accompagnata dal desiderio di restare nel proprio territorio. Nel momento in cui una persona anziana entra in una casa di riposo, si allontana inevitabilmente dal proprio contesto di vita, perdendo parte della propria autonomia e lasciando le proprie relazioni sociali e i propri affetti con il gravare sulla famiglia, che spesso si ritrova impreparata ad affrontare la nuova situazione e le determinate problematiche. 

Con questo impegno vogliamo mettere concretamente in atto gli obiettivi stabiliti dal Recovery Plan per il sostegno alle persone vulnerabili e la prevenzione dell’istituzionalizzazione degli anziani non autosufficienti (PNRR, Missione 5 – C2).

 

COSA FAREMO

  • Attiveremo percorsi di coabitazione assistita (domiciliarità innovativa) in piccole abitazioni che consentano, da un lato, di accrescere la qualità del servizio offerto con l’assistenza professionale h24, essendo il domicilio condiviso da poche unità, e di garantire una migliore qualità della vita rispetto alla casa di riposo e, dall’altro, di ridurre i costi economici complessivi per l’individuo e per la collettività rispetto a quelli sostenuti per le rette delle case di riposo.
  • Promuoveremo attività motorie di gruppo e attività socializzanti per l’anziano sul territorio, potenziando ulteriormente quanto già fatto dalle associazioni, e in collaborazione con esse  e con le società sportive.
  • Accresceremo la partecipazione degli anziani all’interno delle Microaree nella realizzazione dei progetti di socialità.
  • Garantiremo una riqualificazione urbana nel pieno rispetto dei bisogni dell’anziano (abbattimento barriere architettoniche, inserimento di arredi urbani, allargamento e manutenzione marciapiedi, verde di vicinato).
  • Rafforzeremo i servizi domiciliari per fornire non solo “qualche ora di OSS”, ma un’ampia gamma di supporti, usando tutte le reti esistenti: dalla consegna di alimenti, farmaci, pasti, all’igiene dell’abitazione e delle persone, al raccordo con i medici di base. 
  • Favoriremo la creazione di percorsi di rete intergenerazionale sostenendo iniziative che favoriscano attività pensate per “nonni” e “nipoti”.

 

IMPEGNO 3 – Sport e stili di vita attivi

Uno stile di vita attivo è fondamentale per il buon mantenimento dello stato di salute e per la prevenzione di numerose patologie. La sedentarietà abituale ha gravi ripercussioni sul benessere  della persona, ha implicazioni sulle sue reti sociali e nel lungo termine ha conseguenze anche dal punto di vista economico per il singolo e per la collettività. 

Alle volte , inoltre,  lo sport viene promosso dalle associazioni sportive  come mero incubatore alla ricerca di talenti e non come uno strumento per promuovere la salute e il benessere psicofisico delle persone. Questo approccio riduzionistico accompagnato da una bassa promozione dell’offerta degli sport meno praticati presenti sul territorio, comporta l’esclusione di molti giovani che, non riuscendo a eccellere, si allontanano dal mondo dello sport e dell’attività fisica,. Alla luce di questa  selettività le persone con disabilità. trovano poco spazio nelle associazioni sportive e gli anziani riescono raramente a trovare opzioni in grado di coinvolgerli. Soprattutto nei contesti più fragili lo sport è poco diffuso e l’inattività fisica molto alta, in quanto l’offerta degli sport a livello dilettantistico è limitata e i ridotti spazi all’aperto adibiti a ospitare una pratica sportiva (a Trieste ci sono solo 17,1 mq disponibili per residente sotto i 18 anni contro i 65 mq di Ravenna o i 60 mq di Pordenone, fonte Osservatorio Coni Bambini) non consentono una pratica libera e sicura per il cittadino. 

Lo sport dovrebbe invece essere inclusivo, promotore di socialità e di benessere per le persone. Il Comune dovrebbe favorire la partecipazione dei ragazzi, sostenendo le famiglie meno abbienti a fronte di pratiche sportive che richiedono spese non indifferenti, monitorando l’andamento e agevolando la comunicazione tra le associazioni sportive e i territori. Per questo motivo intendiamo  sostenere le associazioni sportive nella ricerca attiva dei ragazzi presenti sul territorio attraverso una comunicazione con i distretti sanitari e con gli assistenti sociali. In particolare andrebbe diversificata l’offerta degli sport definiti minori, offrendo maggiori possibilità alle persone di poter trovare uno sport nel quale potersi esprimere al meglio.

Si dovrebbe altresì agire nell’ottica di una trasversalità degli interventi e delle attività proposte, raggiungendo persone di diverse età, con differenti abilità e differenti esperienze. Il Comune dovrebbe promuovere attività all’aperto organizzate da professionisti, gratuite e rivolte alla collettività, rigenerando le aree verdi e costruendo dei luoghi sicuri, fruibili e accoglienti per tutti i cittadini.

 

COSA FAREMO

  • Assegneremo contributi alle associazioni sportive per attuare percorsi inclusivi e di lotta all’inattività, ricorrendo anche agli investimenti previsti dal PNRR (M5C2.3 – Sport e inclusione sociale).
  • Stanzieremo fondi specifici per l’implementazione delle attività motorie gratuite di quartiere rivolte alla fascia fragile di popolazione attraverso anche le Microaree e i ricreatori.
  • Supporteremo la  diversificazione dell’offerta degli sport presenti sul territorio allocando degli stanziamenti destinati a sostenere le attività e gli sport cosiddetti “minori”.
  • Rafforzeremo la comunicazione tra territorio, assistenti sociali e associazioni sportive integrando laddove possibile il percorso della persona presa in carico dai servizi sociali con attività motorie e sportive.
  • Favoriremo l’organizzazione  di eventi sportivi. Verrà predisposta una proposta progettuale a valere sui fondi del Programma Europeo Erasmus plus per l’organizzazione dei Giochi della Mitteleuropa. L’evento vedrà la partecipazione delle associazioni sportive dilettantistiche di discipline minori provenienti dalle principali città centro-europee. I Giochi della Mitteleuropa rappresenteranno un grande evento sportivo internazionale anche in chiave turistica e  getteranno le basi per una rafforzata collaborazione tra la cittadinanza e le istituzioni delle città partecipanti (vedi anche programma Economia – turismo).
  • Realizzeremo progetti e iniziative per la promozione di un invecchiamento sano e attivo, rivolte specificatamente alla popolazione anziana con ad esempio attività di cammino e ballo nei parchi e negli spazi urbani della città
  • L’intero tessuto cittadino deve favorire la pratica dello sport e gli stili di vita attivi. Oltre ad aumentare gli spazi pedonali, verdi e a realizzare una rete ciclabile (vedi impegni del programma sulla Mobilità) realizzeremo un piano per raddoppiare in 10 anni gli spazi all’aperto adibiti, con apposite attrezzature, a ospitare una pratica sportiva (campetti per gli sport di squadra e percorsi vita per attività individuali) per promuovere una pratica libera per il cittadino e stili di vita sani.

 

IMPEGNO 4 – Politiche di genere e LGBTQIA+

Retaggio di una palese incapacità educativa, ancor prima istituzionale che  culturale in risposta alle situazioni di criticità e fragilità, la violenza contro le donne continua a riprodursi e a diffondersi su una moltitudine di livelli. La continua oggettificazione del corpo femminile contribuisce a legittimare la forte disparità di diritti e privilegi legati al sesso biologico e allo stesso tempo sminuisce l’entità e la gravità del fenomeno. Le tipologie di offesa e di efferatezza sono le più disparate (fisica, psicologica, sociale) e si possono riscontrare in moltissime dimensioni. 

Ciò che molto spesso non emerge dalle cronache sono le violenze sulla donna perpetrate dentro le mura domestiche. Il fatto che le violenze si riproducano all’interno del domicilio non può in alcun modo deresponsabilizzare le istituzioni. Un servizio lontano dal territorio non può agire preventivamente, ma solo in un’ottica reattiva. I Centri Antiviolenza sono certamente fondamentali, ma al contempo si devono implementare la presenza e la conoscenza territoriale dei servizi, per essere in grado di riconoscere in tempo le situazioni a rischio e di intervenire, laddove necessario, in modo efficiente, efficace e ben orchestrato. Riteniamo che le Microaree, attraverso la loro sinergia con le diverse istituzioni, con gli enti del terzo settore e con i cittadini, possano rispondere a queste urgenze in modo efficace e tempestivo.

Secondo una stima molto al ribasso dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, le persone LGBTQIA+ nel mondo sono almeno il 5% della popolazione. Il fortissimo stigma sociale legato al diverso orientamento sessuale e all’identità di genere costringe ancora la stragrande maggioranza delle persone LGBTQIA+ a non potersi esprimere liberamente nei diversi contesti della propria vita. Lo stigma e i pregiudizi si ripercuotono in una moltitudine di luoghi e situazioni e hanno pesanti ripercussioni sulla qualità della  vita delle persone che ne sono bersaglio.  

Quotidianamente le persone LGBTQIA+ subiscono molestie e spesso questi episodi restano sottaciuti o, quando denunciati, minimizzati. Le cause all’origine delle discriminazioni e delle violenze sono molto eterogenee e diversificate. Si passa dal bullismo nelle scuole alla totale assenza di interesse verso l’identità di genere nella terza età. Sicuramente l’assenza di segnali forti da parte delle istituzioni gioca un ruolo determinante nella riproduzione e nell’evoluzione di tali ingiustizie. In particolare, soprattutto a Trieste, le recenti giunte comunali hanno agito in maniera più o meno esplicita nella direzione opposta alla lotta alla discriminazione omolesbobitransfobica. 

Il FVG è uscito da poco dalla Rete RE.A.DY (Rete Nazionale delle Pubbliche Amministrazioni per le Anti Discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere) mostrando una scarsa, se non assente, attenzione al problema. Non sarà delegando e lasciando sole le associazioni, le scuole, le famiglie e le singole persone che si potrà rispondere e incidere su un problema sociale di così vasta portata. Servirà una stretta collaborazione e un continuo dialogo con le associazioni presenti. Si dovrà garantire e implementare una formazione diffusa nelle scuole, nelle istituzioni e nei territori, favorendo la presenza e la continuità dei percorsi scolastici ed extrascolastici grazie alle associazioni competenti. 

 

COSA FAREMO

 

  • Implementeremo l’organico delle Microaree designato a rafforzare le capacità di valutazione del rischio e gestione dei percorsi di affrancamento delle donne vittime di violenza.
  • Introdurremo forme di sostegno economico (es. Reddito di Libertà, patrocinio legale gratuito) destinate a favorire percorsi di autonomia e di emancipazione delle  vittime di violenza di genere  in condizione di povertà.
  • Promuoveremo e sosterremo gli eventi e le campagne di sensibilizzazione sul tema della violenza di genere e contro l’omolesbobitransfobia e faremo aderire il Comune alla rete RE.A.DY.
  • Modificheremo il nome della “Sala Tergeste” in sala “Tergeste – matrimoni e unioni civili”.
  • Istituiremo un tavolo di lavoro permanente tra Comune e Associazioni LGBTQIA+ per prevenire e monitorare criticità sul territorio.

 

IMPEGNO 5 – Accoglienza e integrazione

Il fenomeno migratorio è ormai diventato un fenomeno strutturale che segue le dinamiche della globalizzazione i cui effetti avversi si dispiegano nelle condizioni economiche, politiche e/o climatiche di quanti sono costretti a lasciare il proprio paese/città. Il presupposto delle attuali politiche di accoglienza umanitaria è quello della temporaneità, cioè che siano crisi di breve periodo e che richiedono interventi emergenziali destinati dopo non molto tempo a esaurirsi col ritorno forzato in patria dei migranti. Tuttavia la storia ci dice che le crisi non sono fatti imprevedibili e, soprattutto, che sono durature perché si protraggono a lungo nel tempo. Infatti, la maggioranza dei migranti proviene dalla stessa manciata di paesi in crisi. La sfida attuale è di evitare di parlare di crisi temporanee o di limitarsi a cercare soluzioni momentanee. Occorre, anzitutto, fare in modo che nelle aree di insediamento i migranti trovino spazi di ampia cittadinanza senza compromettere quella dei nativi. 

L’accoglienza diffusa è dunque la modalità di approccio al fenomeno migratorio più efficace. Non solo garantisce ai richiedenti asilo l’esercizio dei diritti fondamentali, ma anche la possibilità di far riconquistare alla persona l’autonomia nella gestione della propria vita. Per permettere una concreta e veloce integrazione e prevenire i fenomeni di illegalità, marginalizzazione e di conflitto sociale serve però eliminare alcuni ostacoli che tuttora ne rallentano fortemente la realizzazione. La prima operazione dovrebbe consistere nel superamento dei grandi centri di accoglienza che producono passività e ghettizzazione. 

Oggi 150 appartamenti nei rioni della città assicurano vita di relazione con il territorio per tutte e tutti gli ospiti; 200 operatrici e operatori sociali impiegate/i, 1900 persone iscritte in programmi di insegnamento della lingua italiana e 211 in corsi professionali, solo nel 2019. Tutto con zero esborsi dalle finanze locali poiché il finanziamento dei programmi di accoglienza è onere dello Stato anche con fondi dell’Unione Europea.

 

COSA FAREMO

 

  • Organizzeremo, in collaborazione con gli enti del terzo settore e l’associazionismo, un sistema che riduca le accoglienze emergenziali a favore di quelle ordinarie, territoriali in grado di garantire l’accesso ai diversi servizi, così da permettere alla persona una veloce integrazione e la possibilità di iniziare a produrre valore e ricchezza per se stesso e per la comunità.
  • Parallelamente al punto sopra organizzeremo un ufficio immigrazione comunale fondamentale per una città di confine per discostarsi da pratiche violente e illegittime come le riammissioni, finalizzato all’orientamento ai servizi presenti sul territorio (punto ripreso dal Programma di Un’Altra Città).
  • Sottoscriveremo con la Prefettura un Protocollo d’intesa per definire e semplificare le procedure che consentano il coinvolgimento dei migranti in attività di volontariato.
  • Promuoveremo, in collaborazione con gli enti del terzo settore e l’associazionismo, interventi di inclusione per cittadini di paesi terzi e dell’Unione europea per l’alfabetizzazione nella lingua italiana e l’acquisizione di elementi di cultura generale.
  • Predisporremo un piano d’emergenza logistico e sanitario, anche con l’ausilio della Protezione Civile, laddove non sia possibile trovare una pronta sistemazione ai richiedenti asilo per ovviare alle situazioni di emergenza (es. Silos, che per anni e a periodi alterni, è stato l’unico rifugio di fatto esistente per i numerosi richiedenti asilo che sono arrivati nella nostra città).

 

IMPEGNO 6 – Percorsi di prevenzione nei contesti a rischio 

Riteniamo che le modalità repressive nei contesti di disagio sociale siano inefficaci, mentre la progettazione di percorsi di prevenzione dia risultati  risolutivi e duraturi. Miriamo a contrastare l’insorgere di eventi sfavorevoli sia sul piano personale che su quello sociale con la promozione di buone pratiche di vita (salute, legalità, emotività e cittadinanza attiva) su tutto il territorio cittadino mediante progettualità innovative e ritagliate sulla specificità dei contesti, rivolte trasversalmente a tutta la cittadinanza, indipendentemente dalla fascia di età o dal ceto sociale. 

Negli ultimi anni un ampio numero di progetti di prevenzione sono stati accantonati per mancanza di fondi e per scelte politiche. Intendiamo riprendere e rilanciare gli interventi che si erano rivelati più efficaci.

In tale contesto è da considerare anche la necessità di sostenere chi, privo di un sostegno familiare, dopo aver scontato la pena ed essere uscito dal carcere, vuole costruirsi un futuro nella legalità ma non è in grado di svolgere in autonomia le pratiche burocratiche necessarie o di inserirsi rapidamente nel contesto sociale.

 

COSA FAREMO

  • Faremo una mappatura dei servizi e dei progetti presenti sul territorio, raccogliendo le effettive richieste e le segnalazioni da parte degli operatori.
  • Garantiremo azioni educative incentrate  sul miglioramento della qualità di vita, sia in un’ottica di lungo periodo per ciò che riguarda una progettualità del benessere che, nel breve termine, per quanto riguarda la riduzione del danno. 
  • Riapriremo l’Help Center, al fine di dare un posto letto ai senzatetto specie in inverno. Nelle periferie si andrà a lavorare sulla formazione e sostegno della cittadinanza alle buone pratiche di vita, andando incontro a migliorie nel medio e lungo termine in un’ottica di sicurezza, salute e quindi di speranza di vita.
  • Sosterremo le realtà che agiscono dentro e fuori dal carcere per favorire un reinserimento virtuoso degli ex detenuti nel tessuto sociale cittadino.

RIGENERARE I LUOGHI E LE RELAZIONI PER MIGLIORARE LE NOSTRE VITE

Trieste è una città che soffre sempre più il calo di densità abitativa: a fronte di una popolazione in continuo declino (la città è scesa di recente sotto i 200.000 abitanti), si continua a costruire,  collezionando anno dopo anno spazi vuoti e inutilizzati, con un impatto determinante sulla qualità della vita, sulle relazioni sociali, sulle occasioni per generare nuove economie e sulla sostenibilità della presenza umana nell’ambiente che ci ospita.

Una chiave per invertire questo processo è quella della rigenerazione urbana: un approccio integrato agli spazi, pubblici e non, della città, che combini interventi strutturali, economici, culturali, ambientali, su più scale e messi in moto da più attori, pubblici e privati, con una particolare attenzione alla qualità dello spazio pubblico

La rigenerazione contribuisce concretamente alla limitazione del consumo di suolo e permette alle persone di riappropriarsi e condividere i propri spazi di vita, includendo le diversità e trasformandole in ricchezza per tutti; deve essere realizzata tramite piccoli e grandi strumenti, dagli usi temporanei e sperimentali ai piani di recupero e rigenerazione che possono essere promossi sulla scala di interi rioni.

IMPEGNO 1 Una casa dignitosa per tutte e tutti

Sono più di 3.000 le famiglie tuttora in attesa di accedere a un alloggio pubblico a Trieste; in parallelo, nel 2018 sono stati eseguiti 3,2 provvedimenti di sfratto ogni 1.000 famiglie residenti, il dato più alto del Friuli Venezia Giulia. Riteniamo che il Comune debba contribuire attivamente all’esaurimento della lista d’attesa dell’ATER, innanzitutto scongiurando ulteriori vendite del patrimonio residenziale pubblico come quelle avvenute nell’ultimo anno, e promuovendo il più possibile pratiche innovative come l’autorecupero degli alloggi oggi non disponibili all’affitto. L’autorecupero, così come altre forme ibride di rapporto tra il pubblico e il privato sociale, sono pratiche che contribuiscono a risolvere l’emergenza abitativa promuovendo al tempo stesso l’autonomia delle persone. La moltiplicazione degli strumenti e l’aumento dello stock abitativo a disposizione di soluzioni accessibili dal punto di vista economico può contribuire ad estendere la copertura di soluzioni pubbliche anche oltre le/gli aventi diritto all’alloggio popolare, rafforzando ulteriormente il riconoscimento del diritto alla casa da parte delle istituzioni locali.

 

COSA FAREMO

  • In collaborazione con l’ATER, con le parti sociali, le istituzioni rilevanti a livello territoriale e gli altri portatori d’interesse, costruiremo un Piano per l’edilizia popolare che coordini gli interventi descritti in seguito. Il Piano si integrerà anche con la mappatura del patrimonio edilizio disponibile [vedi Partecipazione – IMPEGNO 2: CI PRENDEREMO CURA DEI BENI COMUNI];
  • Sbloccheremo e metteremo a disposizione di chi ne ha bisogno il patrimonio edilizio residenziale di proprietà del Comune attualmente inutilizzato;
  • Impegneremo le risorse economiche stanziate con il DPCM del 21/1/2021 per le città con più di 100.000 abitanti al fine di rigenerare aree di edilizia residenziale pubblica e non, anche estendendo la platea dei potenziali beneficiari per dare una risposta abitativa oltre l’emergenzialità;
  • Promuoveremo percorsi di autorecupero del patrimonio edilizio oggi non immediatamente utilizzabile, agevolando l’accesso ai finanziamenti previsti dalla Legge Regionale 27/2014 e recepito dalla Legge regionale 1/2016, supportando la nascita di cooperative d’abitazione e prevedendo anche un fondo di rotazione a garanzia delle stesse;
  • Supporteremo l’ATER nel recupero delle unità abitative in suo possesso coordinando tali interventi con un ridisegno complessivo degli spazi pubblici nei pressi degli alloggi popolari, anche al fine di accedere a specifici canali di finanziamento nazionali ed europei;
  • Rivedremo le norme tecniche del Piano Regolatore vigente al fine di vincolare le nuove costruzioni residenziali a un mix sociale che preveda una percentuale di alloggi a prezzi calmierati per le fasce di popolazione più svantaggiate;
  • Rimoduleremo l’IMU in modo tale da incentivare i proprietari di immobili sfitti a metterli in affitto sul mercato;
  • Proteggeremo le categorie più svantaggiate nel diritto all’abitare rafforzando il Fondo di Garanzia nell’ambito delle attività dell’Agenzia Solidarietà per l’Affitto (ASA). 

 

IMPEGNO 2 Spazi pubblici di qualità e inclusivi

Gli spazi pubblici non sono meramente, né esclusivamente, spazi di proprietà di enti pubblici: per Adesso Trieste gli spazi pubblici sono quei luoghi abitati e attraversati da persone con identità, provenienze, interessi, età, conoscenze differenti, che incontrandosi stabiliscono relazioni più o meno durature, di conflitto e di cooperazione. Gli spazi pubblici sono spazi vivi e generativi, perché attraverso l’incontro di persone e idee permettono di costruire azioni collettive, progetti, forme d’espressione, meccanismi di solidarietà. Gli spazi pubblici sono quegli spazi dove le nostre forme del vivere in comune si rigenerano costantemente. Per questo è fondamentale prendersi cura dello spazio pubblico, garantendone la sua qualità dal punto di vista fisico ma anche dell’accessibilità e dell’inclusività, garantendo che possa essere utilizzato in forme, modalità, orari e per scopi differenti da parti diverse della cittadinanza. 

 

COSA FAREMO

  • Integreremo la mappatura degli immobili sfitti, inutilizzati o sottoutilizzati (vedi Partecipazione – Impegno 2) con una mappatura partecipata degli spazi aperti, pubblici e privati, che possono essere interessati da progetti di rigenerazione;
  • Daremo attuazione alle indicazioni contenute nel Piano Regolatore (Aree della grande trasformazione e Ambiti di riqualificazione urbana) rivedendo, ove necessario, le previsioni del piano nell’ottica di un rafforzamento delle ricadute sociali, ambientali ed economiche positive sulla città;
  • Aumenteremo la dotazione di arredi urbani fondamentali, come fontanelle, panchine, cestini della raccolta differenziata, servizi igienici pubblici, giochi per bambine/i, attrezzature sportive di base, in tutta la città;
  • Garantiremo un’adeguata manutenzione degli spazi e delle attrezzature pubbliche di competenza del Comune, anche rifunzionalizzando gli spazi inutilizzati o sottoutilizzati e demolendo edifici incongrui per fare spazio ad aree aperte e verdi, sempre coinvolgendo attivamente la popolazione;
  • Destineremo in concessione gli spazi commerciali sfitti di proprietà del Comune ad attività che combinino la creazione di nuove economie locali con la produzione di un impatto sociale positivo sul territorio (ad esempio tramite la fornitura di servizi di rilevanza pubblica, come banche del tempo o degli oggetti, spazi espositivi e aggregativi, spazi per lo studio, sportelli di assistenza per pratiche online etc. in zone periferiche della città);
  • Costituiremo uno sportello unico comunale per l’organizzazione di attività di animazione degli spazi pubblici cittadini, semplificando e velocizzando le pratiche burocratiche a carico di associazioni e altri enti che intendono organizzare iniziative di rilevanza culturale e sociale;
  • Destineremo almeno metà delle risorse solitamente destinate all’installazione delle luminarie natalizie, per un ammontare di circa 250.000€, a un bando annuale per l’organizzazione di cinque feste di quartiere, in cinque zone diverse della città, lungo l’arco dell’anno. In questo modo garantiremo un’adeguata redistribuzione delle occasioni di aggregazione e valorizzazione, anche turistica, dell’intero territorio cittadino;
  • Promuoveremo, in collaborazione con i residenti, istituzioni territoriali rilevanti come le Microaree, associazioni e altri gruppi, forme di cooperazione di cortile e di strada (sull’esempio delle social street) per l’organizzazione di eventi culturali, forme di supporto di vicinato, scontistiche coordinate degli esercizi commerciali, chiusure temporanee al traffico etc.;
  • Coinvolgeremo attivamente l’Università e altri enti formativi e di ricerca nella creazione di un Osservatorio sulle trasformazioni urbane e sul coinvolgimento attivo della popolazione nella rigenerazione degli spazi. 

 

IMPEGNO 3 Curare i suoli

 

Il suolo è un substrato che gioca un ruolo essenziale nell’ecosistema di cui facciamo parte. Grazie ai microorganismi che lo abitano è infatti in grado di fornire diversi servizi ecosistemici fondamentali per garantire la resilienza di un ecosistema. Citiamo ad esempio la regolazione del ciclo dell’acqua e dei nutrienti, la diminuzione del dissesto idrogeologico, la filtrazione e la purificazione dell’acqua e il controllo dall’erosione.  Grazie alla capacità di un suolo fertile di assorbire e fissare carbonio dall’atmosfera, crediamo possa essere un alleato fondamentale per contrastare l’emergenza climatica in atto. Inoltre un suolo sano aumenta la resilienza di un ecosistema e la capacità di produrre cibo a lungo termine. 

Purtroppo a causa di politiche e di gestioni poco attente alla salute delle risorse, il suolo è oggi una risorsa fortemente a rischio:  dati più recenti stimano che metà del territorio nazionale sia vulnerabile al fenomeno della desertificazione e secondo la Secondo la FAO – Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura-, se non verranno prese misure precauzionali tempestive, tra 60 anni i terreni non saranno più in grado di produrre raccolti sufficienti per la richiesta mondiale di cibo. A causa del lento processo di formazione della materia organica di un terreno, il suolo è considerato una risorsa non rinnovabile e che, per questo motivo,  necessita di una tutela prioritaria.

Crediamo sia quindi fondamentale attuare misure di rigenerazione e cura del suolo su diversi livelli, dall’individuazione di aree urbane e periurbane che necessitano di un intervento, all’incentivazione di pratiche agricole capaci di valorizzare e tutelare questa risorsa. Crediamo inoltre che sia necessario attuare campagne di sensibilizzazione su questo tema in quanto, soltanto attraverso la creazione una rete di individui e realtà che agiscono nel loro piccolo, è possibile prendersi cura a livello capillare di una risorsa così fondamentale per la nostra sopravvivenza. 

 

COSA FAREMO

  • Individueremo le aree urbane e periurbane che necessitano di interventi di rigenerazione e cura del suolo.
  • Tuteleremo le superfici non cementificate, incentivando il recupero di edifici dismessi per frenare il processo di consumo di suolo. Crediamo sia una scelta fondamentale per preservare i suoli ancora esposti e massimizzarne le funzionalità ambientali ed ecologiche.
  • Incentiveremo l’utilizzo di compost di qualità o biofertilizzanti naturali derivati dai rifiuti organici per preservare e aumentare la sostanza organica dei terreni esposti urbani, periurbani e agricoli. L’incremento della materia organica nei suoli può infatti contribuire a raggiungere l’obiettivo comune di ridurre le emissioni di gas serra e contribuire, al tempo stesso, ad incrementare la sicurezza alimentare (obiettivo di sviluppo sostenibile dell’ONU SDG 2 – Fame zero).
  • Avvieremo un mantenimento di copertura del suolo di superfici esposte tramite vegetazione o pachamatura in modo da ridurre la perdita d’acqua per evapotraspirazione o ruscellamento e da aumentare l’azione di assorbimento del diossido di carbonio co2 da parte del terreno (carbon sink).
  • Avvieremo una campagna di educazione e sensibilizzazione per accrescere la consapevolezza dei cittadini sul valore e la vulnerabilità del suolo. Crediamo infatti che attraverso la creazione di una rete spontanea di cittadini custodi del suolo, che nel loro piccolo si prendano cura di questa fondamentale risorsa, si possa contrastare il fenomeno della desertificazione in maniera diffusa e capillare.
  • Incentiveremo dei corsi pratici di rigenerazione e cura dei suoli per permettere a tutti di avere una formazione di base in materia.
  • Sosterremo la creazione di orti urbani comunitari, orti didattici, foreste urbane e progetti in cui la cura del suolo rappresenta una componente fondamentale [vedi Ecologia – Una nuova bellezza del vivere urbano: una città più verde, più intelligente, più sana – IMPEGNO 5]. 
  • In un’ottica di economia circolare, installeremo compostiere comunitarie, da cui i rifiuti organici domestici, sfalci e potature, trasformandosi in terriccio fertile, potranno diventare una facile risorsa a disposizione di tutti per rigenerare e arricchire i suoli. [vedi Ecologia – Rifiuti Zero – IMPEGNO 1]
  • Incentiveremo la creazione di nicchie ricche di biodiversità, attraverso la piantumazione di piante con apparati radicali diversificati, nell’ottica di aumentare la resilienza e la fertilità dei terreni esposti.
  • Incentiveremo l’organizzazione di mercati rionali [vedi Economia- Mercato del lavoro – IMPEGNO 2] in cui i cittadini potranno accedere facilmente a prodotti alimentari realizzati con tecniche non intensive e che non mettono a rischio la salute e la produttività del suolo.
  • Incentiveremo l’utilizzo di pratiche agricole rigenerative con l’ottica di prevenire il processo di desertificazione e il rischio di improduttività dei suoli agricoli. Considerato il basso grado di rinnovabilità della materia organica dei suoli, crediamo sia fondamentale adottare tecniche non invasive che ne assicurino la produttività e la fertilità. Ricordiamo inoltre che un suolo fertile produce alimenti ricchi di sostanze nutritive fondamentali per una buona alimentazione, ed è quindi nostro interesse tutelarne la salute e la fertilità.
  • Incentiveremo aziende agricole che adottano tecniche capaci di diminuire l’erosione dei terreni e rimineralizzarli, di garantire la purezza dell’acqua nelle falde acquifere e abbattere l’uso di pesticidi. L’utilizzo di questi ultimi conduce infatti a modificazioni della componente microbiologica e fungina del suolo, con interferenze sul tasso di decomposizione della materia organica e sugli equilibri microbiologici fondamentali per una resa agricola produttiva sul lungo periodo.

POLITICHE GIOVANILI: UN’IDEA DI EDUCAZIONE CHE ABBRACCIA TUTTA LA CITTÀ 

 

La nostra visione condivide e sviluppa il Patto per l’Educazione del Comune di Reggio Emilia, che stabilisce: “Una città educante è una città che si fa carico, attraverso l’azione integrata di tutti i soggetti che a diverso titolo lavorano in campo educativo, dello sviluppo armonico e integrale di tutti i suoi cittadini, con particolare attenzione a quelli più giovani, a cui intende offrire gli strumenti per vivere una cittadinanza attiva, che attinga a cultura, saperi, etiche ed esperienze.” Una città educante chiama alla cura e all’attenzione verso la crescita tutti gli adulti attraverso la partecipazione ai luoghi formali e informali.

 

IMPEGNO 1 – Coordinamento per la città educante 

La proposta di Patto della Città Educante indica una visione comune   tra tutti gli interlocutori, istituzionali e non, sviluppando un’idea condivisa di che cos’è l’educazione nella città, l’individuazione di priorità di investimento, risorse, vincoli, sistemi di governance e supporto al sistema educativo.

Con il Patto della Città Educante ci si “assume l’impegno di guardare al futuro. Un patto che, per essere vitale e in grado di affrontare le sfide di oggi e di domani, assume come strategia di fondo la partecipazione, intesa come coinvolgimento e contributo, dentro ai valori della corresponsabilità e della democrazia”. Verranno costituiti dei tavoli a livello territoriale tra i soggetti attivi con il compito di coordinare e monitorare le iniziative che tengano conto delle diverse specificità.

 

COSA FAREMO 

 

  • Creeremo tavoli di coordinamento per la città educante formati da professionisti dell’educazione, che avranno il compito di strutturare progetti in linea con le strategie europee e nazionali, e dunque pensare alla città di Trieste come una città amica delle bambine e dei bambini, dei ragazzi e delle ragazze.
    • In collaborazione con le altre strutture comunali e con la Consulta dei Giovani avranno l’obiettivo di progettare la città in funzione delle esigenze dei giovani e dei più piccoli.
    • Progetteremo azioni educative e formative esemplari in città.
    • Monitoreremo l’effettivo raggiungimento degli obiettivi che rientrano nel Patto della Città Educante.

IMPEGNO 2 – Educativa di strada

Il reinserimento di progetti di educativa di strada nel tessuto sociale – dopo la loro dismissione circa dieci anni fa – è finalizzato a creare presidi educativi in zone strategiche della città. Saranno rivolti ai giovani direttamente nei loro luoghi informali di aggregazione in un’ottica di prevenzione verso derive psicologiche e sociali determinate dal disagio, e di promozione alla salute e alle buone pratiche.

 

COSA FAREMO 

 

  • Istituiremo équipe educative che lavorino direttamente in strada collaborando a stretto contatto con le Microaree presenti sul territorio e coinvolgendo tutti gli altri enti e realtà del terzo settore. Lo scopo di queste sarà l’aggancio dei ragazzi frequentanti la zona d’interesse mediante la valorizzazione degli elementi che già la costituiscono e la creazione di “centri d’interesse” che li attirino in attività in grado di coinvolgerli (piccole sale di registrazione, laboratori musicali, artistici ecc.), con particolare attenzione per la fascia 18-25, che risulta essere quella meno tutelata dalle politiche attuali. Queste azioni risultano ora ancor più pressanti e urgenti a causa della recente drastica riduzione della socialità a seguito dell’emergenza Covid-19.

 

IMPEGNO 3 – Potenziamento dei Ricreatori e dei Servizi Integrativi Scolastici (SIS)

Il patrimonio storico e unico dei Ricreatori di Trieste è una risorsa da rilanciare e collocare al centro delle nuove politiche educative. Il Ricreatorio dovrà continuare a mantenere il suo ruolo di spazio privilegiato per le bambine e i bambini dove praticare il gioco libero, sperimentare le relazioni sociali, provare la propria autonomia e scoprire i propri talenti. Dovrà continuare a promuovere i progetti che lo hanno reso un luogo accogliente per tutti i giovani, come il teatro, i laboratori manuali e artistici, lo sport per tutti senza le esasperazioni della competitività, il progetto “Growing Up”. In quest’ottica dovrà anche diventare un presidio sul territorio mettendosi al centro di una rete educante di quartiere. Il Ricreatorio dovrà uscire dalle sue strutture per promuovere collaborazioni fra i diversi enti educativi presenti sul territorio, migliorando le proprie capacità di risposta alle richieste e alle esigenze dei giovani, e affinando il proprio ruolo di monitoraggio e la capacità di intercettazione delle situazioni di disagio. Parte di queste iniziative saranno rivolte al sostegno della genitorialità, sia con la promozione di occasioni di relazione fra genitori, sia con incontri di riflessione sul ruolo genitoriale presso le Case di quartiere (vedi Partecipazione – Impegno 1). Il Servizio Integrativo Scolastico andrà riorganizzato in un’ottica di promozione dell’autonomia nello svolgimento dei compiti e nello studio. Questa revisione del servizio sarà l’occasione per riformulare e migliorare le relazioni con le istituzioni scolastiche. Per realizzare tutto questo è strategico investire sulla professionalità degli educatori e quindi il piano di rilancio dei Ricreatori passa anche attraverso un più efficace progetto di formazione permanente per i dipendenti che possa promuovere la loro competenza, autonomia e creatività.

COSA FAREMO 

  • Promuoveremo la rete fra gli enti educativi presenti sul territorio con la calendarizzazione di incontri periodici.
  • Nomineremo dei nuovi coordinatori con l’obiettivo di avere almeno un coordinatore ogni 2 ricreatori in modo da garantire un miglior presidio pedagogico educativo e un più puntuale lavoro di rete.
  • Progetteremo attività per uscire dal Ricreatorio per incontrare anche i ragazzi e le ragazze che frequentano i giardini rionali, le microaree, o altri luoghi informali.
  • Ridefiniremo il servizio di sostegno scolastico ribattezzandolo “RicreStudio” anche concordando nuove convenzioni con le scuole.

IMPEGNO 4 – La cultura come aggregazione, socialità e formazione 

(vedi Cultura – Impegni 3 e 4)

 

Pensiamo che sia arrivato il momento di vivere la scuola in maniera diversa e partecipata, attivando percorsi laboratoriali di gruppo e coinvolgendo gli studenti e le studentesse nell’individuazione dei loro interessi e nella scelta delle attività da organizzare. Dare alle persone gli strumenti per autodeterminarsi nei percorsi formativi inciderebbe infatti positivamente anche sul fenomeno dell’abbandono scolastico e offrirebbe la possibilità di diversificare le proprie competenze anche a chi non ha la disponibilità economica per seguire corsi che altrimenti avrebbero costi importanti. 

Le attività laboratoriali all’interno degli istituti scolastici comprensivi in orario pomeridiano saranno organizzate da educatori professionali e condotte, all’occorrenza, da maestranze del territorio. Si baseranno sulla trasmissione del “sapere” inteso come “saper fare”, prediligendo l’interattività e la partecipazione diretta alla lezione frontale, basata sulla trasmissione verticale delle informazioni. Promuoveremo un’ampia varietà di proposte: da quelle sportive a quelle artistico-culturali, fino a quelle pratiche e formative applicabili in contesti d’uso quotidiani. 

 

COSA FAREMO 

 

  • Attiveremo i laboratori tramite i servizi di sostegno scolastico già esistenti e forniti dal Comune attraverso il ricorso alle cooperative sociali, già incaricate a svolgere le mansioni concordate all’interno degli istituti comprensivi con previa regolare gara d’appalto, redistribuendo le ore previste dall’appalto o ampliando lo stesso in termini d’investimento da parte del Comune. I laboratori previsti verranno proposti come corsi veri e propri, con durata prefissata e obiettivi minimi da raggiungere. Il corpo docenti sarà composto dagli stessi educatori del privato sociale coinvolto nell’appalto e/o professionisti selezionati dalle cooperative responsabili del servizio. 

 

IMPEGNO 5 – Mense

La condivisione del pasto è un momento educativo e conviviale di fondamentale importanza per la crescita dei bambini e delle bambine oltre che per acquisire corrette abitudini alimentari.

Per questo motivo il servizio mensa, offerto dal Comune ad asili, scuole dell’infanzia e Servizi Integrativi Scolastici, dovrà realizzarsi in modo che il pasto sia un momento confortevole, accogliente e di socializzazione. Sarà quindi necessario rivedere gli spazi dedicati alle mense, rendendoli più accoglienti e meno affollati. Se possibile si valuterà la possibilità di mantenere o riattivare la cucina interna, o in alternativa si valuterà la possibilità di attivare la distribuzione secondo una modalità a self-service che dia maggior autonomia di scelta sia sulla tipologia di cibo che sulla quantità.

I menù dovranno essere ripensati nell’ottica della varietà, dell’equilibrio alimentare, ma anche in quella della riduzione dei consumi e degli sprechi.

COSA FAREMO 

  • Renderemo accoglienti e poco affollati gli spazi mensa aggiungendo dei doppi turni.
  • Negli appalti per gli affidamenti del servizio mensa inseriremo delle clausole sociali a salvaguardia dei lavoratori impiegati dagli aggiudicatari e punteremo, anziché sul ribasso del prezzo, sulla qualità e sulla sostenibilità ambientale per promuovere le corrette abitudini alimentari delle nostre ragazze e ragazzi.
  • Selezioneremo una scuola dove attiveremo un progetto pilota di servizio self-service per promuovere e sostenere la crescita dell’autonomia e della collaborazione nel momento del pasto attraverso la cura e la gestione da parte delle bambine e delle bambini che frequentano la mensa.
  • Valuteremo percorsi di riutilizzo del cibo non consumato a favore di altre realtà territoriali o di famiglie disagiate, fornendo le mense di appositi contenitori e abbattitori.

 

IMPEGNO 6 – Sostegno alla genitorialità

Considerata la sempre più complessa sfera del mercato del lavoro, i servizi dedicati alle famiglie per una serena conciliazione tra lavoro e vita privata devono aggiornarsi e diventare più flessibili. Ogni anno infatti centinaia di famiglie non hanno la certezza di trovare posto all’asilo nido per i propri figli: i posti gestiti dal Comune non bastano ad accogliere tutti i bambini, i criteri per l’assegnazione di tali posti vanno rivisti, e le alternative private sono costose.

Queste incognite rendono difficile l’organizzazione della vita familiare e lavorativa, e ad essere penalizzate sono soprattutto le donne, che sono spesso costrette a dover scegliere tra lavoro e accudimento dei figli. 

Oltre agli aspetti economici e di conciliazione dei tempi della vita è di primaria importanza investire nei più piccoli.

I primi anni di vita sono tra i più importanti nello sviluppo mentale e fisico dei bambini in quanto, come hanno dimostrato gli studi e la letteratura scientifica, le competenze cognitive, socio-emozionali e fisiche si formano, in larga misura a partire dalla nascita e prima dell’entrata nella scuola, seguendo un processo cumulativo. Proprio per questo le disuguaglianze socio-economiche, per quanto riguarda l’acquisizione di capacità e competenze, si formano tra i bambini ben prima di varcare la porta della scuola dell’obbligo. Questi dati confermano la permanenza dell’effetto a lungo termine dell’intervento nella prima infanzia. Diversi studi hanno inoltre dimostrato che l’occupazione femminile e le politiche di conciliazione, nonostante riducono il tempo di cura delle madri, ne aumentano la qualità e l’intensità, stimolando al contempo anche la partecipazione dell’altro genitore. 

Al momento nel Comune di Trieste non è prevista una specializzazione dei servizi dedicati ai minori e alle famiglie con percorsi/progetti di sostegno alla genitorialità per nuclei familiari con la presenza di un bambino/a entro i primi 1000 giorni di vita, in condizioni di povertà economica, di trascuratezza e di disagio sociale. 

Vanno perciò individuate nuove misure a sostegno della prima infanzia, della genitorialità e della conciliazione tra vita privata e professionale, a partire da forme di lavoro flessibile, congedi parentali e di paternità e un’adeguata copertura dei servizi educativi per l’infanzia per il lavoro e cura della famiglia, per rispondere ad esigenze nuove e in continua evoluzione. 

COSA FAREMO

  • Aumenteremo le risorse disponibili per l’abbattimento rette per la frequenza degli asili nido. 
  • Ridefiniremo  i criteri di assegnazione dei posti all’interno dei nidi comunali a favore di criteri che valutano la situazione complessiva del bambino e del suo nucleo famigliare relativamente al lavoro dei genitori, al numero dei figli, alle problematiche della salute alle situazioni di disagio e difficoltà sociale. 
  • Rimodulazione delle sezioni nido sulla base della densità abitativa, prevedendo l’apertura di almeno 2 nuove sezioni nei rioni periferici entro il primo mandato  (esempio: tra Santa-Croce, Prosecco e Contovello non c’è una sezione di nido con lingua d’insegnamento slovena e ce n’è solo una di lingua italiana, anche altri rioni periferici sono scoperti).
  • Avvieremo nuovi accordi con enti terzi e privati per garantire più posti in convenzione.
  • Incentiveremo i partenariati ei progetti nell’avvio di servizi educativi alternativi al nido (asili nido in condominio, asili nel bosco, spazi gioco,…).
  • Sosterremo (economicamente, o in forma di abbattimento canoni di locazione se in edifici di proprietà comunale) le imprese che si impegneranno a garantire spazi e tempi per il co-working per le proprie e i propri dipendenti.
  • Introdurremo immediatamente delle misure di conciliazione casa-lavoro per i dipendenti comunali. 
  • Implementeremo e sosterremo le iniziative e i servizi diretti allo sviluppo dei piccoli e le competenze genitoriali dei grandi secondo l’approccio della Nurturing Care per lo sviluppo infantile precoce. Nelle Case di quartiere (vedi Partecipazione – Impegno 1) o in altri spazi messi a disposizione dal Comune genitori e figli potranno trascorrere del tempo insieme e condividere esperienze positive di lettura, musica, gioco e espressione artistica. Le attività saranno condotte da educatori e volontari appositamente formati, in compresenza di bambini  e genitori.

 

IMPEGNO 7 – Progetto Area Giovani (PAG)

(vedi Cultura, Impegno 4)

Vogliamo trasformare il PAG, rilanciato dal Comune di Trieste nel 2016, in un centro multifunzione, riservato non solo alle persone più giovani, ma anche al resto della cittadinanza. Il potenziamento del PAG come struttura deve passare necessariamente attraverso un investimento di risorse finanziarie volte al potenziamento delle risorse umane ed economiche del Progetto, che vadano a porre al centro delle politiche sociali, educative e culturali anche le necessità e le possibilità di espressione dei giovani della città. Un investimento di questo tipo porterebbe il PAG a poter esprimere al meglio le proprie potenzialità, in un’ottica di perseguimento di cessione di autonomia ai giovani che lo frequentano, pur sempre all’interno dei vincoli tipici di una struttura pubblica comunale. 

COSA FAREMO

  • Destineremo parte dei servizi offerti dal PAG alle esigenze del mondo del Terzo Settore, fornendo supporto, consulenza e formazione alle associazioni giovanili, per facilitare gli adempimenti burocratici, fiscali e amministrativi richiesti dalle partecipazioni ai bandi, dall’organizzazione degli eventi e nella normale vita associativa.
  • Intensificheremo le relazioni tra il PAG  e gli istituti di formazione, gli istituti scolastici e i servizi educativi del Comune, con particolare attenzione alle fasce giovanili più fragili come quella dei  giovani che non risultano impegnati in nessun tipo di formazione né occupazione lavorativa (NEET).
  • Affideremo al PAG il compito di catalizzare le diverse esperienze dell’associazionismo giovanile mappandone le competenze e le specificità per incentivare collegamenti e collaborazioni anche in chiave di progettazione europea.
  • Apriremo nuove “succursali” del PAG inserendole, laddove possibile, nelle Case di Quartiere (vedi Partecipazione – Impegno 1)  nei rioni della città più periferici, oltre allo spazio di via del Castello. 
  • Favoriremo la coprogettazione delle attività, la condivisione delle scelte e del budget destinato al PAG al fine di responsabilizzare i giovani accreditati e rendere più trasparenti i percorsi progettuali, con l’obiettivo di incentivare una maggiore autonomia dei giovani coinvolti.

DISABILITÀ: UNA CITTÀ, UN QUARTIERE, UN RIONE, UNA FAMIGLIA

 

“La disabilità è un concetto in evoluzione: è il risultato dell’interazione tra persone con menomazioni e barriere comportamentali e ambientali, che impediscono la loro piena ed effettiva partecipazione alla società su base di uguaglianza con gli altri”. 

Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità

 

IMPEGNO 1 – La presa in carico

Il senso di isolamento e di solitudine che vivono le persone con disabilità e le loro famiglie nei momenti difficili della diagnosi, si accompagna spesso allo smarrimento nei confronti della rete di servizi e delle opportunità che le amministrazioni pubbliche e sanitarie e la comunità sociale mettono in campo.

La presa in carico precoce della famiglia disabile crea un sostegno immediato ai genitori che si riflette in modo evidente sulla qualità della vita familiare.

Le persone con disabilità sono espressione di bisogni complessi e diversi tra loro, per cui necessitano di un processo di valutazione profondo che comprenda anche la famiglia.  È fondamentale coinvolgerle e metterle al centro degli interventi. 

La legge 328 del 2000 prevede che il progetto di vita debba essere predisposto dal Comune e dalle Aziende Sanitarie di riferimento come strumento di ampio respiro che miri alla piena integrazione della vita familiare e sociale, sia nei percorsi di istruzione scolastica e lavorativa, sia nel percorso di vita adulta. 

 

COSA FAREMO

 

  • Ridefiniremo dal punto di vista delle risorse e degli interventi, le attività di programmazione dell’Equipe Multidisciplinare, che comprende le figure preposte alla presa in carico della persona con disabilità, per cui la precocità degli interventi sarà formalmente e istituzionalmente una condizione essenziale e necessaria per promuovere il benessere delle persone con disabilità e delle loro famiglie, attraverso un sistema articolato e coordinato di servizi, prestazioni e aiuti mirati.
  • Rafforzeremo, alla luce della nuova Legge di Bilancio per l’anno 2021 con cui si dispone il potenziamento del sistema dei servizi sociali comunali, l’integrazione socio-sanitaria individuando figure di riferimento (Case Manager) che riescano a rispondere ai bisogni delle famiglie dal punto di vista della presa in carico.
  • Metteremo a disposizione della famiglia (e non solo della persona disabile) un esperto in relazione d’aiuto psicologico che possa seguirla almeno fino alla maggiore età della persona disabile.

 

IMPEGNO 2 – Inserimento scolastico

La legge 104 del 1992 stabilisce che i bambini con disabilità devono essere inseriti a pari diritto nel percorso scolastico, favorendo l’integrazione, l’inclusione e la formazione personale. Gli strumenti forniti dalla scuola statale si coordinano con le amministrazioni pubbliche che devono fornire il personale educativo che si ritrova a collaborare con gli/le insegnanti. 

L’inizio del percorso scolastico di un bambino con disabilità, quanto più precoce possibile quindi già dal Nido e dalla Scuola dell’Infanzia, deve intrecciarsi con le figure che ruotano attorno a lui e alla sua famiglia. Ancora oggi, nel 2021, una famiglia con disabilità non può scegliere liberamente la scuola per il proprio figlio, ma è costretta a ricercare sul territorio quella accessibile e priva di barriere.

 

COSA FAREMO

 

  • Coordineremo i passaggi tra i diversi gradi di ordine scolastico, favorendo il ruolo dell’Equipe Multidisciplinare nell’inclusione del bambino e ponendo al centro le sue necessità per un’integrazione concreta nella scuola.
  • Amplieremo il sostegno educativo extra-scolastico, dando la possibilità di usufruire dell’educatore anche in alcune attività extra-scolastiche in orario pomeridiano per favorire l’inserimento del bambino con disabilità in un gruppo di coetanei e contribuire alla sua socializzazione e inclusione.
  • Elimineremo le barriere architettoniche in tutti gli edifici scolastici e nei ricreatori comunali in linea con lo strumento previsto dalla normativa nazionale (Piano PEBA) per monitorare, progettare e pianificare interventi finalizzati al raggiungimento di una soglia ottimale di fruibilità degli edifici per tutti i cittadini.

 

IMPEGNO 3 – Disabilità e lavoro

Dopo i percorsi scolastici e formativi, ci si ritrova proiettati nella costruzione di una vita autonoma che, a maggior ragione nel caso di persone con disabilità, deve fornire le basi per un futuro indipendente.

L’inserimento nel mondo del lavoro deve essere una tappa del percorso iniziato al momento della diagnosi, e quindi il raggiungimento di un macro-obiettivo nel progetto di vita.  Andrà anche ripensato il rapporto con le aziende, considerandole come protagoniste dell’inclusione lavorativa, e quindi comprenderne i bisogni, i problemi, e le difficoltà che permettano di trasformare la presenza del lavoratore disabile da obbligo in opportunità. A questo riguardo le cooperative sociali di tipo B risultano essere degli attori chiave per permettere l’inserimento lavorativo delle categorie deboli e per rispondere, alla luce dei nuovi bisogni che emergono dalla società civile, alle necessità di identificare e progettare nuove modalità di intervento e di azione.  Le cooperative saranno pertanto protagoniste come interlocutore paritario del Comune, nella stesura degli appalti di servizio tramite le procedure di co-progettazione (vedi  Economia – Impegno 3).

 

COSA FAREMO

 

  • Faciliteremo l’iscrizione alle Liste di Collocamento Mirato delle persone con invalidità, semplificando l’iter, usufruendo della Cartella Personale o Dossier come fonte documentativa della storia del richiedente e creando una rete concretamente operativa tra i Servizi Sociali, l’Azienda Sanitaria e la Regione.
  • Miglioreremo l’intervento dei tirocini inclusivi/Borse Lavoro Socio-Assistenziali finanziate dai contributi regionali, statali ed europei allungandone la durata da sei a ventiquattro mesi, con verifiche trimestrali sull’andamento del progetto formativo.
  • Verranno individuate le modalità di co-progettazione come forma privilegiata negli appalti pubblici rivolti all’inserimento delle categorie svantaggiate. Tali modalità tenderanno a rafforzare la collaborazione tra il Comune e il terzo settore sulla base di un principio collaborativo anziché sulla competizione.

IMPEGNO 4 – Centri diurni

Le persone con disabilità grave, che non possono inserirsi nel mondo del lavoro, attualmente frequentano i Centri Diurni, gestiti direttamente dall’amministrazione comunale o tramite convenzioni con cooperative e associazioni.

 

COSA FAREMO

  • Censiremo lo stato di fatto, in base alle diverse tipologie di disabilità: dalle disabilità semplici a quelle gravi e complesse;
  • Costruiremo una pianificazione triennale sui dati rilevati; 
  • Garantiremo continuità lavorativa al personale, inserendo percorsi formativi per assistenti e educatori;
  • Miglioreremo la qualità dei servizi offerti nei centri per mettere tutti, personale e utenti, in grado di vivere con maggior gratificazione e serenità.

 

IMPEGNO 5 – Dopo di noi

In molte situazioni la famiglia disabile si ritrova ad affrontare, senza supporti e sostegni, l’avanzare degli anni in una solitudine quasi completa.

La progettazione di un programma sul Dopo di Noi deve dare risposte concrete alle diverse esigenze delle persone, con l’obiettivo primario di favorire la permanenza a casa o la collocazione in situazioni abitative assimilabili a quelle familiari delle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare o in procinto di esserlo. 

 

COSA FAREMO

  • Reperiremo fondi regionali, nazionali ed europei che vengono stanziati per la gestione e la risoluzione delle criticità sulla qualità di vita del Dopo di Noi.
  • Programmeremo progetti di micro-abitazioni e co-housing con interventi misti tra privati e pubblica amministrazione per offrire un’alternativa all’istituzionalizzazione nei centri residenziali.
  • Daremo un sostegno familiare concreto e continuativo per i genitori anziani che devono assistere un familiare disabile a domicilio.

SIAMO E FACCIAMO CULTURA INSIEME

 

La cultura è

lavoro

crescita

bene comune

coesione sociale

cittadinanza attiva

identità

accoglienza

formazione

inclusione

contaminazione

sperimentazione

Lo sviluppo di una città è un fenomeno culturale. Il progresso economico e sociale dipende soprattutto dalle premesse culturali. Più tali premesse sono robuste, maggiori sono le possibilità che una città fiorisca.

 

Valorizzare la cultura a Trieste significa renderla un elemento essenziale della città, in linea con l’impegno sulla Cultura dell’UNESCO. Non basta però produrre buone idee o intenzioni se non si rendono concrete, condivise, visibili. Per far questo vogliamo creare una rete culturale che attraverso il dialogo – con e tra la cittadinanza, tra le arti e i luoghi, negli spazi culturali e nei quartieri, con le realtà di oltre confine – possa connettere, incentivare, valorizzare e riconoscere tutti coloro che vedono nella cultura una tra le più importanti risorse della città. Si può e si deve farlo attraverso una visione coordinata della cultura come espressione identitaria e multiculturale del territorio, relazione tra cittadini, scuole, musei, teatri, artisti e artigiani, dialogo tra associazioni, cooperative, pubblico e privato. L’amministrazione comunale deve costituire un punto di riferimento cui rivolgersi in quanto “acceleratore” (facilitatore) di relazioni, finalizzate alla creazione e allo sviluppo di attività culturali, eventi piccoli e grandi diffusi sul tutto il territorio di competenza.

IMPEGNO 1 – Diffondere

Tutti gli spazi della città possono diventare spazi culturali, non solo quelli tradizionalmente dedicati. Vogliamo far uscire gli eventi culturali dalle istituzioni in cui sono normalmente confinati per disseminarli sul territorio e incentivare un costante dialogo e confronto con la cittadinanza per ricreare un senso di comunità. In questa spinta che si allontana dal centro per raggiungere anche i rioni più periferici, daremo innanzitutto importanza all’ascolto del territorio, promuovendo percorsi di progettazione condivisa, che siano ritagliati sui bisogni reali delle persone e non calati dall’alto. Inoltre, vogliamo valorizzare soprattutto le esperienze che richiedono una partecipazione attiva delle persone, avvalendoci di modalità come laboratori, workshop, residenze artistiche. La cultura che abbiamo in mente vuol dire mettersi in gioco, imparare facendo e trasformare sé stessi. 

 

COSA FAREMO 

  • Censiremo gli spazi utilizzabili e doteremo quelli più adatti con attrezzature necessarie a svolgere attività culturali e a realizzare spettacoli e installazioni;
  • Favoriremo l’organizzazione di eventi in ogni rione coinvolgendo le associazioni attive sul territorio per rianimare strade, piazze, parchi pubblici e cortili;
  • Attiveremo biblioteche di prossimità intese come luoghi di socializzazione, produzione e consumo culturale;
  • Progetteremo spazi aggregativi assieme a chi vorrà sviluppare nuove competenze, per promuovere la crescita e la consapevolezza di tutta la comunità;
  • Creeremo percorsi di richiamo per far conoscere anche i piccoli musei diffusi sul territorio.
  • Organizzeremo passeggiate urbane, architettoniche, archeologiche e letterarie, di concerto con l’associazione guide turistiche e alle realtà connesse ai vari ambiti considerati;
  • Assegneremo spazi comunali non sfruttati o sottoutilizzati ad associazioni e altre realtà culturali.

 

IMPEGNO 2 – Coordinare

Le realtà culturali di un territorio dovrebbero funzionare come i componenti di un’orchestra, dove ognuno ha la propria voce ma insieme danno vita a una sinfonia. Nonostante l’elevato numero di realtà culturali presenti sul territorio, troppo spesso queste non dialogano tra loro, restano frammentate, non fanno sistema, non rimandano l’una all’altra, ma funzionano per compartimenti stagni. Il compito di un’amministrazione pubblica dovrebbe essere invece quello di fare da regia, facilitando la creazione di una rete fluida e stabile nel tempo.  Una programmazione a medio e lungo termine, chiara e strutturata, permetterebbe di favorire il dialogo e  trasformare la competizione per le risorse disponibili in sinergie

 

COSA FAREMO 

  • Riorganizzeremo musei e biblioteche con personale specializzato per ogni settore, prevedendo nuove assunzioni tramite concorso pubblico;
  • Daremo vita a un sistema museale unico, integrando servizi e comunicazione,  e migliorando la promozione anche dei musei più piccoli e decentrati;
  • Promuoveremo attività di coordinamento tra biblioteche, scuole, ricreatori, musei, teatri, microaree, associazioni ecc. per facilitare progetti inclusivi che coinvolgano sempre più cittadini;
  • Costituiremo un ufficio didattico, aperto alle scuole e ai cittadini, per incentivare le attività laboratoriali all’interno dei musei civici e delle biblioteche;
  • Daremo la massima continuità e visibilità ai progetti più efficaci nella rigenerazione dei contesti più degradati;
  • Avvieremo un Circolo dei Lettori con più sedi, nelle biblioteche di prossimità comunali e nei punti lettura della Biblioteca Diffusa;
  • Faciliteremo la collaborazione tra le piccole associazioni, anche creando spazi comuni e sedi in co-gestione;
  • Incentiveremo le iniziative che legano la produzione e i festival cinematografici al turismo;
  • Potenzieremo la rete e le attività del Patto per la Lettura.

 

IMPEGNO 3 – Connettere 

Vogliamo creare ponti tra discipline diverse e sperimentare nuove ibridazioni. I risultati del dialogo tra arte e scienza, o tra archeologia e tecnologia, sono potenzialmente infiniti. Vogliamo mettere in relazione mondi che si frequentano poco, ma anche culture diverse, perché riteniamo che l’incontro tra saperi distinti produca pensiero creativo e dunque sia un valore da ricercare e non un rischio da evitare. Vogliamo inoltre sviluppare la collaborazione con le realtà culturali di oltreconfine promuovendo la reciproca conoscenza e una progettazione condivisa.

 

COSA FAREMO 

  • Promuoveremo il dialogo tra le discipline del sapere, in tutte le loro forme e luoghi, creando laboratori, manifestazioni, festival e residenze artistiche;
  • Ci apriremo a collaborazioni con realtà culturali internazionali
  • Organizzeremo attività che valorizzino l’inclusione multiculturale e il pluralismo, l’identità di genere e l’ambiente, collaborando anche con la Consulta degli stranieri;
  • Faciliteremo la realizzazione di nuovi centri culturali, spazi aperti e inclusivi dove far dialogare diverse discipline e proporre nuove modalità di produzione e fruizione culturale;
  • Creeremo un Laboratorio teatrale permanente, inteso come una pratica di teatro sociale itinerante e uno spazio di sperimentazione in grado di coinvolgere persone di età e contesti diversi.

 

IMPEGNO 4 – Formare

I percorsi di formazione e di educazione permanente non passano necessariamente soltanto dalla scuola. Vogliamo incentivare e promuovere tutte le attività che aiutano giovani e meno giovani ad acquisire nuove competenze: imparare facendo, mettersi in gioco e apprendere in corso d’opera. Per raggiungere questo obiettivo, vogliamo offrire gli spazi, il supporto e la supervisione necessaria per dare la possibilità di imparare a gestire uno spazio culturale in maniera autonoma (ad esempio organizzare gli eventi, gestire un’associazione, fare programmazione culturale). Vogliamo promuovere processi formativi che stimolino la cittadinanza attiva, coinvolgendo le persone dall’individuazione dei bisogni alla ricerca delle soluzioni e facilitando i percorsi di progettazione partecipata. 

 

COSA FAREMO 

 

  • Creeremo centri didattici per sviluppare le competenze digitali a tutte le età, che siano anche centri di supporto informatico;
  • Promuoveremo l’educazione alla sostenibilità ambientale attraverso la creatività;
  • Formeremo i giovani per essere autonomi nella gestione di uno spazio culturale anche attraverso la creazione di una scuola di arti e mestieri;
  • Creeremo percorsi di formazione per addetti alla sicurezza per eventi culturali, in modo da avere in casa delle figure fondamentali per ciascun evento, creando anche occupazione.

IMPEGNO 5 – Facilitare 

Il ruolo di un’amministrazione pubblica è anche quello di semplificare le procedure burocratiche per i cittadini e le associazioni del terzo settore che vogliono contribuire allo sviluppo culturale della città, soprattutto nel caso dell’organizzazione di eventi. Offrire gli strumenti, oltre che gli spazi, per agevolare le iniziative, affiancando e aiutando le persone a districarsi nelle relazioni con l’istituzione pubblica è un dovere imprescindibile e un servizio fondamentale, propedeutico a una sempre miglior conoscenza dei meccanismi di amministrazione per poter essere cittadini attivi a livello comunale, regionale, nazionale ed europeo. 

 

COSA FAREMO 

 

  • Analizzeremo le difficoltà riscontrate dagli operatori culturali nell’interazione con l’amministrazione e lavoreremo a una semplificazione dei regolamenti, da rivedere assieme ai portatori di interesse ogni qualvolta sia necessario; 
  • Potenzieremo e innoveremo l’Ufficio relazioni con il pubblico per accompagnare i singoli e gli enti del terzo settore negli adempimenti burocratici e organizzativi, anche tramite video-tutorial, open-day, sportelli itineranti, servizi di tutoraggio; 
  • Ci impegneremo a condividere bandi pubblici anche di altre istituzioni, traducendoli in un linguaggio semplice e comprensibile, per favorire la partecipazione dei cittadini;
  • Contribuiremo nella gestione della logistica e della sicurezza in modo da facilitare le attività proposte dal mondo del terzo settore, garantendo l’accessibilità a tutti.

 

IMPEGNO 6 – Comunicare 

Anche le iniziative più interessanti, se non vengono comunicate nel modo giusto, languono e fanno fatica a decollare. Per questo motivo, vogliamo potenziare e sfruttare al massimo tutti gli strumenti digitali sia quelli analogici. Le nuove tecnologie permettono di comunicare in maniera diretta e coinvolgente contenuti spesso ingiustamente percepiti come poco accattivanti, stimolando la curiosità e suscitando interesse. Numerosi infatti sono i musei e i territori che hanno valorizzato il proprio patrimonio investendo nelle nuove tecnologie: piattaforme web, social media, realtà aumentata.  

 

COSA FAREMO

 

  • Miglioreremo l’utilizzo dei canali social del Comune per informare sugli eventi culturali;
  • Miglioreremo e promuoveremo il portale in cui vengono inseriti gli eventi e le iniziative culturali;
  • Apriremo una piattaforma in cui privati e associazioni potranno inserire le proprie iniziative e dialogare, creando sinergie e partnership per obiettivi condivisi;
  • Metteremo in un unico portale tutta l’offerta museale della città in modo innovativo (storytelling, webtv, canali social) per creare interesse e generare interazione e coinvolgimento tra fasce di pubblico sempre più articolate per età, interessi e competenze. L’intento è di trasformare e rendere l’immagine dei musei più giovane e accattivante e il loro approccio al pubblico più flessibile al fine di aumentare il numero dei potenziali visitatori, invitandoli a convertire l’esperienza virtuale in una conoscenza diretta della realtà museale.

 

IMPEGNO 7 – Produrre

La nostra idea di cultura non si limita alla fruizione, ma vuole favorire la produzione attiva, indispensabile per concretizzare il concetto che ispira l’intero programma: insieme si pensa, si progetta e si realizza.

Inserendoci in uno scenario di Cultura 3.0, caratterizzato da forme di partecipazione dove la distinzione tra autori e fruitori di contenuti creativi si confonde, vogliamo promuovere nuove occasioni di condivisione. Crediamo infatti che la partecipazione e la produzione culturale a tutti i livelli siano fonte di nuove forme di creazione di valore, sia economico che sociale. Non c’è crescita culturale se non riportando il “fare cultura” tra la gente che la chiede e la propone.

 

COSA FAREMO

 

  • Metteremo a disposizione spazi per laboratori multimediali e multidisciplinari per artisti e altri operatori nel campo delle arti visive, musica, poesia, teatro, cinema, artigianato, design ecc., per condividere progetti e creatività,  trovare assieme a cittadine e cittadini risposte innovative ai bisogni di tutti 
  • Proporremo corsi di partecipazione e diffusione culturale per la trasmissione di saperi tradizionali, ma anche per stimolare un approccio integrato con le nuove tecnologie
  • Progetteremo le proposte assieme a cittadine e cittadini attraverso sondaggi e percorsi partecipativi per favorire risposte innovative e adatte ai bisogni di tutti
  • Istituiremo concorsi artistici e di progettazione culturale attraverso bandi aperti a tutti, con un’attenzione particolare per i giovani under 35 e verso le proposte attente a tematiche di sostenibilità ambientale e di parità di genere 

PARTECIPAZIONE: UNA POLITICA CON E PER LE PERSONE PER UNA CITTÀ BENE COMUNE

 

L’obiettivo di Adesso Trieste, su un arco temporale di almeno di 10 anni, è il miglioramento della qualità delle scelte politico-amministrative, attraverso la proposta di interventi che siano effettivamente legati alle esigenze e necessità dei cittadini e per ridurre il conflitto all’interno della società. 

Lavoriamo per raggiungere gli obiettivi fissati dall’articolo 3 della Costituzione italiana: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”

 

Intendiamo disegnare un modello organizzativo che agevoli e faciliti il rapporto tra cittadini e il Comune, senza però che questo rinunci o deleghi ad altri le funzioni di amministrazione tradizionale affidategli per legge. La nuova architettura istituzionale sarà funzionale a promuovere pratiche di  di Amministrazione condivisa con le quali  (in attuazione del principio costituzionale di sussidiarietà orizzontale di cui all’art. 118, co. 4, della Costituzione) i cittadini e il Comune svolgeranno in modo paritario attività di interesse generale, riguardanti la cura, la rigenerazione e la gestione condivisa dei beni comuni. L’obiettivo è dunque quello di rifondare il rapporto tra l’istituzione comunale e tutti i cittadini (singoli, associati e collettivi) che, a prescindere dai requisiti riguardanti la residenza o la cittadinanza, si attivano per la promozione dell’interesse generale. Tale modello è fondato su relazioni di collaborazione e condivisione, che si ispirano a un insieme di valori e principi generali, quali la fiducia reciproca; la pubblicità e trasparenza; la responsabilità; l’inclusività e l’apertura; le pari opportunità e il contrasto alle forme di discriminazione; la sostenibilità; la proporzionalità; l’adeguatezza e differenziazione; l’informalità; l’autonomia civica; la prossimità e territorialità. 

Riteniamo pertanto che la partecipazione debba essere basata su due elementi fondamentali: la possibilità di partecipazione ai processi decisionali da parte di cittadini e lavoratori e la possibilità che tali processi incidano nelle scelte di gestione e non si riducano a mera consultazione.

 

IMPEGNO 1 – Approveremo la riforma del decentramento amministrativo

 

La riforma del sistema delle circoscrizioni si ispira a tre principi cardine: 

  • l’avvicinamento della dimensione circoscrizionale a quella rionale
  • la promozione di istituti partecipativi visti come complementari ai processi già esistenti di democrazia partecipativa;
  • rendere il principio di decentramento amministrativo funzionale al principio della città dei 15 minuti (vedi Ecologia – Mobilità – Impegno 1). 

In quest’ottica si delinea una struttura triangolare proiettata sulla riduzione del numero di Circoscrizioni da 7 a 5 – basato su uno studio dei flussi di mobilità, del numero degli abitanti e della densità abitativa nel territorio – con il potenziamento del rione come tassello fondamentale dei processi partecipativi triestini. La struttura proposta si struttura tra Laboratori di Cittadinanza, le nuove Case di Quartiere intese come spazi di aggregazione ibridi/informali dislocati nei rioni della città, e i nuovi Consigli circoscrizionali con funzioni non solo consultive ma anche deliberative.

 

COSA FAREMO

 

  • Costituzione di Laboratori di Cittadinanza in ogni area (10 totali)

 

Ridurremo il numero delle circoscrizioni e dei consigli circoscrizionali eletti con suffragio diretto dalla popolazione da 7 a 5. Tuttavia, ogni circoscrizione sarà suddivisa in 2 aree territoriali al cui interno opereranno i Laboratori di Cittadinanza, composti da cittadini, rappresentanti di associazioni, enti, comitati e servizi che hanno a cuore il bene del quartiere e si attivano per realizzarlo. 

 

  • Costituzione di una Casa di Quartiere per ogni quartiere (10 totali)

 

Creeremo le Case di Quartiere, concepite come dei luoghi di aggregazione e di rappresentanza  in spazi ibridi e informali. L’obiettivo è quello di soddisfare le necessità amministrative della popolazione attraverso il decentramento di alcune funzioni amministrative (servizi demografici, assetto del territorio, servizi educativi e scolastici, servizi sociali) tramite il personale comunale. Inoltre, intendiamo rispondere alle necessità di aggregazione informale dei rioni, mettendo a disposizione  spazi adeguati, aperti e accessibili al cui interno possano attivarsi i laboratori di cittadinanza ed essere definiti percorsi di co-progettazione per la cura, la gestione e la rigenerazione dei beni comuni urbani. Le Case di Quartiere saranno degli spazi di tutti ma esclusiva di nessuno. 

 

  • I Consigli circoscrizionali 

 

Il ponte di collegamento con l’amministrazione centrale della città restano i Consigli circoscrizionali ai quali, oltre ai poteri consultivi, vengono affidati dei poteri deliberativi nelle materie che interessano la Circoscrizione. Ai Consigli vengono anche delegate materie quali i servizi sociali, i servizi educativi e scolastici, i servizi sportivi, le attività culturali, l’assetto del territorio e i servizi demografici.

 

  • I Facilitatori di quartiere 

 

La figura professionale di riferimento dell’amministrazione comunale nelle aree rionali sarà il Facilitatore di quartiere, al quale spetta il compito di costruire nuove connessioni o facilitare quelle esistenti tra Comune e cittadinanza. L’obiettivo è di arrivare alla definizione di progetti condivisi per la cura delle comunità e la gestione e rigenerazione dei beni comuni urbani, garantendo il funzionamento e la programmazione dei lavori dei Laboratori di Cittadinanza. Il Facilitatore viene visto come una figura ibrida, capace di destreggiarsi tra l’amministrazione comunale e la creazione di relazioni all’interno del quartiere. 

 

  • La Casa della Città 

 

Il sistema delineato è composto dal Coordinamento dei Laboratori di Cittadinanza e da una Casa della Città funzionale alle necessità dei quartieri stessi. Il Coordinamento dei Laboratori è composto dal Sindaco, da un Assessore, dai Facilitatori di quartiere, da un responsabile amministrativo e da un delegato per ogni Laboratorio di Cittadinanza. 

La Casa della Città viene vista come un soggetto interno al Comune di Trieste con il compito di accompagnare il territorio nei progetti di rigenerazione urbana, mappatura delle competenze, progettazione europea, coordinando il lavoro e le attività delle nuove Circoscrizioni e fornendo le competenze necessarie.  

 

IMPEGNO 2  – Ci prenderemo cura dei beni comuni

I nostri beni comuni sono tutti quei beni che se arricchiti arricchiscono tutti, e se danneggiati danneggiano e pregiudicano il benessere delle persone e della comunità nel suo complesso. Sono quindi beni comuni urbani i parchi e giardini pubblici, piazze, scuole, infrastrutture, edifici: tutti quei luoghi, cioè, che assumono significato e rilevanza per la comunità locale. 

Adesso Trieste si impegna a dare attuazione al principio costituzionale di sussidiarietà orizzontale (di cui all’art. 118, co. 4) facilitando la libera iniziativa dei soggetti civici, siano essi in forma organizzata (associazioni, cooperative) o meno (gruppi informali, cittadini singoli), nel prendersi cura dello spazio collettivo.  I principi fondamentali del governo dei beni comuni sono l’accessibilità, la cura condivisa e la partecipazione nei processi decisionali.

 

COSA FAREMO

 

  • scriveremo e adotteremo il “Regolamento sulla cura, la gestione condivisa e la rigenerazione dei beni comuni urbani”. Attiveremo un percorso partecipato e condiviso per regolamentare e promuovere esperienze di rigenerazione urbana e sociale;
  • stileremo un elenco di beni comuni urbani della Città che versano in stato di parziale o totale inutilizzo i quali, per ubicazione, caratteristiche strutturali e destinazione funzionale, si prestano a interventi di rigenerazione, cura e gestione da realizzarsi mediante forme di governo condiviso;
  • attiveremo percorsi di formazione sulle pratiche di amministrazione condivisa e sui beni comuni, rivolta ai cittadini attivi, alle comunità di riferimento, alle/i dipendenti ed alle/agli amministratrici/ori della città; 
  • attiveremo i Patti di Collaborazione tra il Comune e i cittadini attivi. In seguito a un’attività di co-progettazione, i Patti di Collaborazione permettono di definire un programma di rigenerazione, cura e gestione dei beni comuni e le modalità e gli ambiti di intervento. L’iniziativa può essere diretta e quindi spontaneamente presentata dai cittadini attivi, oppure può essere formulata in risposta a una Consultazione Pubblica promossa dalla Città;
  • faciliteremo la messa in rete delle conoscenze pratiche e forniremo in comodato d’uso gratuito presso le Case di Quartiere beni strumentali necessari per lo svolgimento delle attività previste nell’ambito dei Patti di Collaborazione (biblioteche di attrezzi).

 

IMPEGNO 3 – Incentiveremo la partecipazione e la co-progettazione anche attraverso gli strumenti digitali

Adesso Trieste si impegna a basare il proprio operato sui principi della trasparenza, della partecipazione pubblica e della collaborazione. Un Comune è trasparente quando fornisce ai cittadini dati e informazioni che lo riguardano in maniera accessibile, comprensibile e riutilizzabile. Un Comune favorisce la partecipazione quando i processi decisionali sono aperti al contributo di tutti. Un Comune incentiva la collaborazione quando è parte di una rete all’interno della quale i singoli enti possono utilizzare strumenti e metodi innovativi per migliorare la cooperazione tra i vari livelli dell’amministrazione e tra enti differenti. 

E’ urgente per questo migliorare l’accesso dei cittadini ai dati prodotti e gestiti dal Comune. Il principio fondamentale degli open data è che i dati pubblici appartengono alla collettività e come tali devono essere ri-utilizzabili da chiunque ne abbia interesse, anche in modo innovativo, per creare strumenti e prodotti utili a sviluppare nuovi servizi.

Adesso Trieste intende sviluppare e adottare, a supporto della vita civica, politica e governativa del territorio, una piattaforma partecipativa basata sui seguenti principi:

– trasparenza e tracciabilità dell’attività di partecipazione;

– apertura a tutti, attraverso programmi di formazione e l’adozione di standard di accessibilità;

– ibridazione online e offline: le pratiche, gli spazi e i processi digitali e in presenza sono connessi e si alimentano reciprocamente.

 

COSA FAREMO

 

  • avvieremo iniziative e percorsi formativi per contribuire a ridurre il divario digitale; attiveremo percorsi educativi all’uso di internet e delle tecnologie digitali, con il coinvolgimento attivo delle scuole di tutti i gradi, delle associazioni locali e delle case di riposo e RSA; istituiremo uno Sportello Pronto Digitale in ogni quartiere, all’interno delle Case di quartiere;
  • costituiremo un Gruppo di Lavoro Open Data (come previsto dalle Linee guida nazionali per la valorizzazione del patrimonio informativo pubblico, 2017); 
  • sosterremo le azioni di hacking civico, una pratica indotta dal senso civico che presuppone una certa dimestichezza con le tecnologie digitali, atta a utilizzare dati pubblici per sviluppare applicazioni che portino benefici tangibili alla collettività;
  • Costruiremo una piattaforma partecipativa di democrazia digitale (e-democracy). La piattaforma sarà utile a promuovere numerose azioni, tra cui per esempio bilanci partecipativi, referendum, iniziative.
  • Adotteremo lo strumento del bilancio partecipativo in ogni quartiere per promuovere la partecipazione dei cittadini alle politiche pubbliche locali, e in particolare, al bilancio preventivo di un quartiere, cioè alla previsione di spesa e agli investimenti pianificati. Secondo la riforma di decentramento amministrativo proposta da AT, ogni Laboratorio di Cittadinanza (vedi Partecipazione – Impegno 1, punto 1) potrà dotarsi di tale strumento.

 

IMPEGNO 4 – Riporteremo i servizi essenziali nelle mani del pubblico 

 

Ad oggi circa un migliaio di città di piccole e grandi dimensioni ha risposto al costante peggioramento della qualità dei servizi essenziali e al continuo aumento dei prezzi, riportando sotto il controllo della gestione pubblica locale servizi privatizzati. Da quando ad esempio la società che si occupa dei servizi pubblici essenziali è stata dapprima privatizzata e in seguito assorbita dal Gruppo Hera S.p.a. si è verificata progressivamente una diminuzione del radicamento territoriale dell’azienda, con la perdita di posti di lavoro, impoverimento del know-how attraverso l’aumento delle esternalizzazioni e mancati investimenti. 

 

COSA FAREMO

 

  • avvieremo il processo di ripubblicizzazione dei servizi pubblici essenziali attraverso la costituzione di comitati di lavoratori e utenti dei servizi pubblici locali per riprogettare  la gestione di sistema. La partecipazione attiva dei cittadini e dei lavoratori è parte integrante della proposta;
  • attiveremo fiducia e processi di collaborazione fra una pluralità di soggetti che non sono solo portatori di interessi, ma anche di risorse e di istanze di cambiamento; 
  • introdurremo nei CDA delle aziende partecipate dal Comune una forma organizzativa in uso in altri Paesi, il Consiglio del Lavoro, che valuti strategie aziendali, decisioni di localizzazione, condizioni e organizzazione del lavoro, impatto delle innovazioni tecnologiche su lavoro, retribuzioni e ambiente. Nei Consigli si siederebbero anche rappresentanti di consumatrici e consumatori e di attori interessati dall’impatto ambientale delle decisioni.

 

IMPEGNO 5 Cooperazione Internazionale e Area Metropolitana

Trieste deve riacquistare la propria centralità nei confronti del suo naturale entroterra europeo e, sempre grazie alla sua posizione geografica diventare una città-ponte con il Mediterraneo. In questi anni le istituzioni scientifiche presenti sul territorio, così come l’Autorità portuale, hanno sviluppato importanti progetti e rapporti internazionali che rischiano però di far passare in secondo piano i rapporti di vicinato verso le municipalità slovene e croate della costa istriana e le capitali europee quali Vienna e Lubiana.

L’inattività del Comune di Trieste in questo ambito è lampante anche nell’ambito degli strumenti più classici quali i gemellaggi istituzionali e la cooperazione territoriale europea. Si pensi che nell’ultimo settennato di programmazione comunitaria, l’Obiettivo “Cooperazione Territoriale Europea” ha rappresentato un’importante fonte di finanziamento per i soggetti della nostra regione, attraendo, con 214 progetti finanziati, quasi 95 MIL € di risorse aggiuntive alla programmazione dei fondi assegnati nel periodo 2014-2020 nel quadro dell’Obiettivo “Investimenti per la crescita e l’occupazione”. Peccato dunque che il Comune di Trieste non sia riuscito ad attingere a un singolo euro da questa fonte di finanziamento che risulta essenziale per la crescita europea del nostro territorio.

Necessario quindi appare in tale contesto approcciarsi anche a nuove forme di accorpamento tra enti locali che rappresentino il superamento dell’attuale logica politica dei “compartimenti stagni” per abbracciare, in una visione più ampia, l’organizzazione degli spazi urbani e dei processi socio-economici anche in un’ottica transnazionale. L’opportuna soppressione delle province, il deludente esperimento delle UTI e l’inutile istituzione degli Enti di Decentramento Regionale possono trovare soluzione nel naturale assetto della città, intesa come Area Metropolitana: se noi osserviamo Trieste nel tempo, essa ne mantiene le caratteristiche, pur variandole ed adattandole alle condizioni socioeconomiche , geopolitiche e culturali che sono profondamente mutate nel corso degli anni. Il nuovo ente, perfettamente sovrapponibile alla vecchia Provincia dal punto di vista dei confini amministrativi, si connota per una diversa missione e identità: quella di essere una nuova comunità locale “motrice” dello sviluppo, in coerenza con gli obiettivi e le dinamiche del processo dell’Europa delle Regioni.

La mancanza dunque di una visione internazionale e la difficoltà di attuazione e gestione dei fondi europei, hanno allontanato da queste opportunità l’amministrazione comunale e interi comparti settoriali del territorio. Per la programmazione 2021-2027, diventa dunque rilevante investire nella capacità amministrativa del Comune, attraverso azioni strutturate ad hoc per accompagnare il territorio nella crescita che le opportunità di cooperazione possono offrire.

 COSA FAREMO

  • Svilupperemo un piano delle relazioni internazionali in coerenza con il programma di governo di Adesso Trieste. Individuati gli obiettivi prioritari per la città, verranno attivati dei partenariati, anche attraverso gli strumenti finanziari messi a disposizione dalla Commissione Europea, con soggetti omologhi di altri paesi per lo sviluppo di progetti incentrati sulla gestione del territorio e l’implementazione di servizi.
  • Entreremo a far parte di alcune reti europee e internazionali (ad es. ICLEI, ALDA, ecc) individuando e scambiando le buone pratiche nelle materie di competenza comunale e prendendo parte alle iniziative di rafforzamento istituzionale organizzate dalle suddette reti
  • Rinnoveremo l’Ufficio Affari Internazionali del Comune potenziando i servizi e le attività attraverso l’impiego di risorse umane adeguate per intercettare le opportunità di finanziamento europeo in sinergia e collaborazione con l’Ufficio di collegamento della Regione FVG a Bruxelles
  • Rilanceremo una strategia di area vasta transfrontaliera verificando e operando verso la definizione di una Area Metropolitana insieme ai comuni dell’ex Provincia di Trieste e successivamente dei Comuni sloveni confinanti. Tale strategia sarà incentrata sulla valorizzazione e lo sviluppo economico e turistico del Carso, territorio unico per la sua natura e la sua storia. Verranno quindi capitalizzati i risultati del progetto strategico Carso/Kras finanziato dal Programma di Cooperazione Transfrontaliera ITA/SLO 2007-2013 che ha posto le basi e gli indirizzi per una pianificazione territoriale congiunta che miri a salvaguardare l’area transfrontaliera senza però ostacolarne lo sviluppo, anche in ottica della costituzione di un “GeoParco sul Carso”;
  • Porteremo Trieste a confrontarsi e ai livelli delle altre Aree Metropolitane Europee (Barcellona, Lisbona, Riga, Brno, Amburgo, Norimberga e tutte le altre 50 del Network Metrex) per acquisire un ruolo fondamentale nelle politiche di coesione 2021-2027 e concentrare le energie e valorizzare le politiche territoriali in modo coerente agli obiettivi previsti per il nuovo ciclo di programmazione europeo e l’ottenimento dei relativi finanziamenti.