È stato recentemente rinnovato l’appalto da più di 4,3 mln di € per la gestione dei servizi museali ed espositivi triestini, oggetto della denuncia che da anni come Tryeste abbiamo portato nei confronti dell’Amministrazione Comunale. Oggi apprendiamo, anche grazie al contenzioso aperto dal Comitato Paritetico Regionale per la Cooperazione Sociale, che è lo stesso Comune di Trieste a indicare come riferimento minimo nel capitolato (art. 3) un Contratto Collettivo Nazionale – quello della vigilanza privata e dei servizi fiduciari – non corrispondente alle mansioni effettivamente svolte dagli operatori museali (sorveglianza, biglietteria, bookshop e assistenza al pubblico).

Questo è il “trucco” grazie al quale imprese come Euro&Promos, l’azienda della quale l’Assessore Regionale Sergio Emidio Bini è azionista di maggioranza, vengono legittimate a pagare 4,20 € l’ora i propri lavoratori, con la complicità evidente dell’Amministrazione Comunale. L’indicazione di un contratto del genere permette infatti all’azienda di proporre addirittura un ribasso del 25% rispetto alla già limitata base economica iniziale, mentre altre aziende e cooperative che vogliono invece applicare un contratto congruo si vedono riconosciute un punteggio minore.

Una gara al massimo ribasso giocata dunque sulle spalle delle lavoratrici e dei lavoratori, assunti con contratto non congruo, quello della vigilanza privata e dei servizi fiduciari anziché quello degli operatori museali o il multiservizi. Tutto ciò ignorando ben due precedenti in cui si sono pronunciati sia la Magistratura Amministrativa con due sentenze del Consiglio di Stato, che il TAR di Milano, per dei bandi di gara rispettivamente riguardanti la biennale di Venezia e l’affidamento del servizio di gestione delle biglietterie dei Musei Civici di Milano. 

Come se non bastasse nella valutazione qualitativa dei candidati assume notevole importanza anche la presentazione di curricula di dipendenti con esperienza pregressa al servizio del Comune di Trieste. Tale criterio non ha alcuna logica, se non quella di avvantaggiare impropriamente chi è già gestore del servizio (dunque anche Euro&Promos) poiché la continuità occupazionale è già fortunatamente garantita dalla clausola sociale dell’appalto stesso, che obbliga l’eventuale azienda subentrante a dare priorità nell’assunzione agli operatori già attivi su quel servizio.

Lo scandalo dei 47 operatori museali con paghe da fame è solo uno dei tanti esempi di appalti pubblici organizzati per favorire il profitto di pochi facendo pagare un conto salatissimo a lavoratori e utenti. Ancora più in generale, è parte di un sistema del mercato del lavoro che sempre più si fonda sullo sfruttamento del lavoro, su basse retribuzioni e diritti. Una condizione che ha effetti anche sulla qualità dei servizi, sulla capacità di spesa dei lavoratori, dunque sulla dinamicità dell’economia locale triestina, e infine sulla possibilità da parte delle persone di costruirsi una vita stabile a Trieste.

La Giunta Dipiazza cala dunque definitivamente la maschera rispetto ai tanti proclami sulla dignità del lavoro e sull’importanza del patrimonio culturale e storico: una vergogna che ci sentiamo in dovere di denunciare, affermando al tempo stesso che, quando Adesso Trieste sarà al governo della città, cose del genere semplicemente non accadranno più. Intendiamo infatti sottoporre a revisione complessiva tutte le gare d’appalto garantendo, attraverso le clausole tecniche delle stesse, la tutela dei salari e della continuità occupazionale, la qualità dei servizi e la filiera corta.