di Riccardo Laterza, Kevin Nicolini e Giorgia Kakovic***

Il testo di questa lettera è stato parzialmente pubblicato da Il Piccolo domenica 4 febbraio 2024

Non abbiamo votato il conferimento della cittadinanza onoraria alla Brigata Sassari, e non solo perché si è trattato di una mossa unilaterale della destra, per un atto che richiederebbe la massima condivisione tra le forze politiche. A pesare sono state soprattutto due motivazioni inserite nella delibera per argomentare questa scelta, nonché una clamorosa omissione. Scelte che rivelano uno scarsissimo rispetto della maggioranza per la complessità della storia della nostra città.

Iniziamo, in ordine cronologico, dall’omissione. L’atto parla di un legame solido tra la Sassari e Trieste, e ricorda che nel 1920 la formazione militare venne stanziata permanentemente nella Caserma Vittorio Emanuele III, nell’ambito dell’occupazione civile che faceva seguito all’esito della Prima Guerra Mondiale.

Si dimentica però di specificare che, proprio in quell’anno, il legame con la nostra città venne forgiato nel sangue: la Brigata cannoneggiò gli scioperanti a San Giacomo e partecipò alle operazioni che provocarono una decina di morti e un centinaio di feriti. 104 anni dopo il conferimento di questa cittadinanza onoraria ha reso quei triestini concittadini di chi, in tempo di pace, aprì il fuoco contro di loro.

Ma ciò che è ancora più grave, e che ci ha convinto definitivamente a non condividere questa decisione, è che la delibera cita come elementi di vanto della storia della Brigata Sassari due medaglie d’oro attribuite nell’ambito di due guerre di aggressione fasciste: quella in Etiopia (Sergio Laghi, nel 1936) e quella in Jugoslavia (Aldo Brandolin, nel 1942).

Troviamo scritto che personaggi del genere hanno “reso leggendaria” la Brigata e “portato in alto” il nome di Trieste. Non vogliamo, in questa sede, entrare nel merito delle responsabilità dei singoli che, sotto un regime dittatoriale e in periodo di guerra, servirono nelle forze armate del Regno d’Italia.

Ci limitiamo però a constatare che leggere oggi quei fatti storici con le stesse lenti di quasi un secolo fa, come si è scelto di fare con questo conferimento, è il segnale di una grottesca nostalgia della destra triestina per un periodo storico di cui fatichiamo a trovare i meriti.

Quella parte politica continua ostinatamente ad erodere le basi dei ponti che, faticosamente, sono stati costruiti sulle macerie dei conflitti, dell’odio etnico, della volontà di dominio e di annientamento reciproco che ha tragicamente segnato il ‘900, in tutta Europa e anche nelle nostre terre. Si tratta di un gioco che disertiamo e al quale siamo convinti che la maggioranza delle triestine e dei triestini non intende più prestarsi.

***Riccardo Laterza, Kevin Nicolini, Giorgia Kakovic

Consiglieri Comunali di Adesso Trieste