Il fenomeno del disagio giovanile si manifesta anche a Trieste, e tutto ciò che il Comune riesce a fare è fornire risposte inappropriate e vane. Le recenti dichiarazioni dell’Assessore alle Politiche Sociali Tognolli (Il Piccolo, mercoledì 29 maggio 2024, pag. 23), che denigrano ad esempio l’efficacia dell’educativa di strada e invocano invece sistemi correttivi già bocciati dalle scienze sociali e dalla pratica quotidiana, non offrono alcun contributo costruttivo.

Il testo che segue è stato redatto dal Consigliere Comunale di Adesso Trieste Kevin Nicolini in risposta all’intervento dell’Assessore Tognolli.

 

I recenti episodi di microcriminalità del nostro territorio sollevano una serie di contraddizioni che dovrebbero costringere la politica a fare del suo meglio per cercare soluzioni reali a problemi che richiedono un’analisi di elevata complessità.

L’eredità che i giovani sono chiamati a raccogliere consiste di una atomizzazione del soggetto, di una concorrenza spietata e di una cronica carenza di spazi aggregativi.

Il garantire luoghi di incontro per i giovani non dovrebbe essere considerato un criterio accessorio, ma un fattore centrale per il rilancio del loro protagonismo e per l’esigibilità dei loro diritti.

E’ solo attraverso l’introduzione di alternative valide che si possono decostruire i troppi modelli diseducativi a cui quotidianamente sono sottoposti. E’ utopistico sostenere che le risposte istituzionali ai problemi di natura sociale possano continuare ad essere sempre le medesime.

Le trasformazioni del presente determinano nuovi codici di riferimento tra i giovani di cui la politica dovrebbe occuparsi. Linguaggi e quindi bisogni che necessariamente variano a seconda delle condizioni socio-economiche dei giovani.

La risposta esclusivamente repressiva, essendo qualitativamente univoca, non introduce elementi di novità o di valore aggiunto che consentano al giovane di intraprendere percorsi aderenti al suo inserimento nel tessuto sociale, ma al contrario rischia di spingerlo in una spirale dalla quale diventa sempre più difficile emanciparsi.

Se la politica non riesce a codificare i nuovi linguaggi, le loro cause, le potenzialità e criticità ha miseramente fallito il suo mandato. Se per primi coloro che si occupano della cosa pubblica non sono in grado di stare al passo con i tempi, il futuro delle nuove generazioni è quanto mai incerto.

La maggioranza si limita a riproporre la sua ricetta fallimentare: l’utilizzo di modelli superati e l’accusa stereotipata dei comportamenti, interpretati come diretta espressione del soggetto e non come prodotto di condizioni di privazione e di svantaggio socio-economico.

Le dichiarazioni dell’Assessore Tognolli, che screditano lo strumento dell’educativa di strada, rappresentano l’ennesima palla lanciata in tribuna da questa amministrazione, che di proposte in due anni e mezzo di mandato per arginare il disagio giovanile ancora non ne ha avanzate, salvo decidere di presidiare i luoghi pubblici in modo statico e con le sole forze di polizia, spostando il problema giovanile nella strada a fianco.

Se davvero si volesse contrastare il diffondersi del disagio, servirebbe potenziare l’area dei servizi sociali ed educativi, aumentare gli inserimenti lavorativi, investire sulla formazione, contrastare l’abbandono scolastico, aggiungere risorse ai Budget di Salute, allargare la platea delle famiglie assistite, creare tavoli di concertazione tra Enti, rilanciare i Piani di Zona, rigenerare gli spazi urbani, abitativi e di partecipazione.

Gli strumenti ci sarebbero, manca solo la volontà politica della maggioranza.