Lunedì 8 luglio abbiamo organizzato un evento pubblico per parlare delle gravi condizioni di sovraffollamento del carcere di Trieste, e solo tre giorni dopo è scoppiata la rivolta all’interno del carcere.

Abbiamo immediatamente richiesto un’ispezione e un’audizione in Consiglio comunale per dimostrare vicinanza sia a operatrici e operatori (gravemente sotto organico) che alle persone recluse.

Si tratta di un disastro ampiamente annunciato e che le istituzioni dovevano riuscire a prevenire. Le esasperate operatrici e operatori incontrati nel precedente sopralluogo avevano descritto la situazione come una polveriera pronta a esplodere, i cui effetti avrebbero coinvolto la città tutta. Le condizioni di grave sovraffollamento aggiunte al caldo torrido hanno innescato infine la scintilla. Sono mesi che affermiamo che tutte le istituzioni avrebbero dovuto agire con urgenza per far fronte a quella che è una vera e propria emergenza umanitaria.

Oltre al sopralluogo già effettuato, in aprile abbiamo partecipato alla staffetta di digiuno e il 4 luglio alla maratona oratoria organizzata dalla Camera Penale. Abbiamo anche richiesto un’audizione in commissione consiliare regionale di tutti i soggetti coinvolti, che da regolamento avrebbe dovuto tenersi settimane fa ma non è stata convocata. Lunedì scorso abbiamo tenuto un evento pubblico proprio per parlare della situazione, delle cause e delle soluzioni del drammatico sovraffollamento che vede la regione Friuli – Venezia Giulia tristemente, seconda in Italia. Purtroppo la solidarietà di tanti cittadini verso il trattamento inumano di chi deve scontare una pena non basta, è ora che le istituzioni, tutte, se ne facciano carico, promuovendo con ogni mezzo possibile situazioni favorevoli affinché si riescano a costruire progettualità con le persone private di libertà e favorire il loro reinserimento sociale.