Normalmente non si vedono comitive di turisti muoversi per le strade di Valmaura: in fondo, ci hanno abituati a credere che nelle periferie non ci sia niente che valga la pena valorizzare e far conoscere. Ma sabato 16 gennaio, un gruppo numeroso di persone ha attraversato il rione guardandosi attorno, fermandosi in luoghi di interesse, ascoltando e ponendo domande ad alcune guide d’eccezione. Non si può dire che quello fosse un gruppo di visitatori venuti da lontano, visto che si trattava di triestine e triestini, diversi dei quali anche residenti proprio a Valmaura. Ma fare i turisti a casa propria è uno dei modi più piacevoli e istruttivi per capire come funziona il luogo in cui si vive; fingendo di guardare dall’esterno, si riesce a cogliere una realtà che è invisibile quando ci si è immersi dentro.

Valmaura è un vasto rione che si sviluppa intorno a due grandi direttrici principali: via Valmaura e Strada Vecchia dell’Istria. Le abbiamo percorse entrambe, anche se evidentemente non è stato possibile soffermarsi su ciascun punto critico che avevamo individuato. Abbiamo dunque stabilito tre tappe significative, tre soste che hanno scandito il tragitto perlopiù con note di ottimismo e di entusiasmo, ma anche di delusione e amarezza.

Davanti all’ingresso del Distretto Sanitario, all’interno del comprensorio delle case Ater di via Valmaura, il dottor Giorgio Tamburlini, pediatra e già Direttore Scientifico dell’IRCCS Burlo Garofolo, ha illustrato la genesi e le attività del progetto “Un villaggio per crescere”, promosso e coordinato dal Centro per la Salute del Bambino, grazie a una convenzione con l’Azienda sanitaria, nell’ambito delle attività del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile: un approccio originale per favorire nei bambini tra 0 e 6 anni – con un particolare focus sui primi tre, fondamentali per il contrasto alle disuguaglianze – l’interesse per la lettura, l’arte e altre forme espressive, con la partecipazione attiva dei genitori.

Dirigendoci poi in direzione di piazzale Valmaura, siamo passati davanti all’edificio di Via dei Macelli che ora dovrebbe ospitare il nuovo Centro Civico ma che non è ancora entrato in funzione, pur essendo la struttura già pronta e attrezzata. L’avvio del servizio era stato annunciato per settembre 2020.

Attraversato il piazzale e imboccata Strada Vecchia dell’Istria, abbiamo subito deviato per Salita di Zugnano e, da lì, in via Leoncavallo, dove, nella sua aula a cielo aperto, ci aspettava il professor Dario Gasparo, insegnante di scienze e matematica della Scuola Media Caprin e vincitore nel 2017 dell’Italian Teacher Prize, il riconoscimento che ogni anno il Ministero dell’Istruzione riserva ai docenti che usano tecniche didattiche innovative conseguendo risultati di particolare valore. Grazie al premio vinto, e al contributo di altri soggetti, il professor Gasparo ha recuperato uno spazio abbandonato accanto alla scuola Caprin per farne una vera e propria aula senza pareti e soffitto. La struttura a gradoni che si sviluppa intorno a un acero, realizzata dall’architetto Michele Parenzan, residente del rione, è molto apprezzata dagli studenti, che seguono le lezioni molto volentieri anche in inverno. Il giardino curato e accogliente dovrebbe essere aperto, nelle intenzioni dell’insegnante, anche al pubblico, generando nuove possibilità di aggregazione per tutto il rione.

Ancora frastornati dall’idilliaco progetto realizzato in favore di studenti e cittadini, piombiamo bruscamente in una realtà che, pur trovandosi a due passi da quella scuola così rivoluzionaria, ci riporta a un modo antiquato e disfunzionale di interpretare lo spazio e la qualità della vita. Guidati da Stelio Cerneca, che era stato tra i promotori del Comitato per la Difesa del Giardino di Via Flavia, ci troviamo in via Domus Civica davanti a un parallelepipedo di cemento color beige e vinaccia per fare posto al quale era stata rasa al suolo un’ampia area verde rigogliosa e piena di alberi. I residenti e alcune associazioni avevano presentato ricorsi, osservazioni e quesiti agli enti coinvolti, che erano l’Ater, il Comune e la Regione, per niente intenzionati a evitare lo scempio. A fianco del nuovo caseggiato, un’altra area vuota che avrebbe dovuto, almeno nei progetti, parzialmente compensare il sacrificio del giardino originario, è attualmente delimitata da transenne e in stato di abbandono, con cumuli di detriti e rifiuti che sorgono sulla vegetazione incolta. Lo stesso abbandono che abbiamo incontrato anche all’ex scuola di Via Fianona, dismessa dopo un incendio nel 2000.

Alla passeggiata hanno aderito anche i Verdi Trieste, i quali condividono con Adesso Trieste molti punti di vista, pur in una reciproca autonomia di linea politica.

Le escursioni urbane di Adesso Trieste permettono di conoscere lo spazio cittadino che si estende oltre il centro città, di scoprire posti poco frequentati e di restare sorpresi sia da lampi d’inaspettata bellezza sia da violente e inspiegabili brutture. Da entrambi c’è da imparare.

È successo anche stavolta, ed eravamo in tanti. Siamo sempre di più, e ne siamo felici.