Da qualche settimana l’Azienda Sanitaria ha avanzato una seconda proposta di atto aziendale. Nella prima formulazione, il documento conteneva numerosissime aberrazioni, legate allo smantellamento del modello territoriale della salute, tanto da suscitare un malcontento molto diffuso. Uno sdegno collettivo che ha visto la mobilitazione di tantissime realtà, tra cui cittadini, Sindacati, Terzo Settore e la politica. La Regione si è vista così obbligata a deliberare le nuove linee guida per arginare il danno.

Le mobilitazioni hanno dimostrato che la cittadinanza è ancora in grado di esercitare un forte potere politico in grado di arginare scellerate logiche di privatizzazione e clientelari, che rendono la salute un privilegio di pochi più che un diritto di tutti. Nel nuovo Atto, infatti, i Centri di Salute Mentale di Trieste tornano ad essere 4, inoltre vengono inserite le Case di Comunità e gli Ospedali di Comunità nel nostro territorio.

Purtroppo la lotta è appena iniziata, perché è comunque prevista la riduzione dei Distretti Sanitari da 4 a 2, che comporterebbe lo smantellamento dell’eccellente modello di salute territoriale della nostra città. Le Case di Comunità, gli Ospedali di Comunità e le Microaree perderanno completamente di potere e di senso in assenza di una regia forte da parte dei Distretti, per questo non vanno ridotti, ma implementati e rafforzati.

Per tutti questi motivi sosteniamo con forza la raccolta firme lanciata dalle forze sindacali per una salute realmente accessibile a tutte e tutti.