+++ ATTENZIONE CONTIENE SPOILER +++ Nel 2021 potrebbe essere diverso…
Quello di quest’anno è un Black Friday particolare: da marzo a novembre, nel pieno della pandemia, il proprietario di Amazon Jeff Bezos ha guadagnato 70 mld di $, circa 12 mln di $ all’ora.

Nello stesso periodo la lunga crisi del commercio locale ha subito un’accelerazione importante, e a livello locale al danno si è aggiunta la beffa, con i 9 mln di € frutto in parte della tassazione di quegli stessi commercianti ancora destinati, dopo 16 anni e nonostante le proteste delle categorie interessate, al faraonico Parco del Mare.
In questi giorni di sconti sulle grandi piattaforme, chi può permetterselo può scegliere di sostenere il commercio locale facendo acquisti a “km zero”, ma cosa può fare un Comune per rispondere alle difficoltà dell’economia locale, e in particolare alla desertificazione delle botteghe di quartiere? Poco o nulla, risponderebbero gli attuali occupanti temporanei di Palazzo Cheba, alle prese con l’installazione di lucette in centro (sempre di più, accese sempre prima), con il via libera urbanistico all’ennesimo centro commerciale destinato a svuotarsi dopo qualche anno non prima di aver inferto altri colpi bassi ai negozi dei dintorni (l’ultimo in ordine di tempo quello all’ex Fiera), o ancora peggio con la trasformazione in casa di riposo degli unici spazi commerciali di un rione sempre più dormitorio (vedi il caso di Altura).

Eppure, altrove gli Enti Locali hanno utilizzato tutte le leve in loro possesso per favorire la rivitalizzazione dei rioni, riconoscendo il ruolo sociale svolto dal commercio di prossimità, aumentando la qualità della vita, favorendo le produzioni compatibili con l’ambiente e con la dignità del lavoro. Qualche esempio? La Provincia di Bolzano ha promosso Botteghe di Cultura, destinando quattro negozi sfitti in un rione popolare a quattro progetti di rilancio culturale, in connessione con le botteghe del luogo; a Bologna il Comune ha legato le agevolazioni per la concessione dell’occupazione di suolo pubblico alla garanzia di elevati standard di qualità, a partire dalle condizioni contrattuali dei dipendenti; a Milano il Mercato di Lorenteggio, simile al nostro Mercato Coperto, è stato rigenerato rispettando le botteghe storiche e la natura popolare e multiculturale del quartiere che lo ospita.
Gli esempi potrebbero essere ancora molti – a proposito, se ne avete, segnalateceli nei commenti o alla mail info@adessotrieste.eu. Quello che è sempre più chiaro è che per rigenerare l’economia locale triestina nel rispetto dell’ambiente, del lavoro e della qualità della vita serve una politica dalla parte delle persone: Adesso Trieste!