“Se il Governo Meloni toglierà il bonus 110% e la possibilità di cedere il credito penalizzerà in particolare le classi più deboli che verranno escluse dai benefici della conversione ecologica. Questa è una scelta scellerata che contestiamo e contrasteremo. Va data a tutti i cittadini la possibilità di avere case più ecologiche e abbassare le spese, con misure che uniscono giustizia sociale con la lotta al cambiamento climatico” questo il commento di Giulia Massolino alla conferenza stampa che racconta i risultati della prima fase della ricerca iniziata a settembre sul progetto Welfare Energetico Locale coordinato dalla Fondazione Basso e dal Forum Disuguaglianze e Diversità che coinvolge cinque organizzazioni locali italiane tra cui Adesso Trieste.

“I dati raccolti in questi mesi a Trieste ci hanno mostrato che a differenza del bonus 65% – ha continuato Giovanni Carrosio coordinatore scientifico del progetto – il bonus  110% è stato utile per tutte le fasce della popolazione e distribuito in tutti i quartieri della città”. 

Da settembre il gruppo di ricerca di Adesso Trieste ha portato avanti uno studio, da cui è emerso come i cantieri relativi al 110% nella città di Trieste si siano distribuiti equamente tra i rioni più ricchi e quelli più marginali, e che il 54% degli interventi sia stato realizzato in condomini abitati da famiglie di ceto medio-basso. Questo conferma che la cessione del credito ha funzionato nel garantire anche ai ceti medio-bassi il diritto al risparmio e alla conversione energetica. “Con queste evidenze, le modifiche da apportare a questo strumento non sono certamente relative alla cessione del credito – continua Giovanni Carrosio – lo strumento potrebbe essere reso invece più progressivo: il 110% è intervenuto in modo univoco, senza tenere conto della capacità di spesa o del reddito dei destinatari. Le percentuali di cessione del credito si potrebbero differenziare, mantenendo il 110% per i ceti medi e medio-bassi e riducendo questa percentuale, in modo incrementale, per i ceti più alti. Questa modifica alleggerirebbe il mancato introito per le finanze pubbliche, sposterebbe l’interesse delle imprese e dei professionisti nel promuovere interventi nei quartieri più poveri e andrebbe nella direzione di maggiore giustizia sociale”.

Dopo questa prima fase ora il progetto WEL si focalizzerà sul rione di Gretta. “Nella fase 2 della ricerca ci concentreremo in un quartiere – ha spiegato Federico Zadnich coordinatore dell’assemblea Ambiente di AT – che analizzeremo anche con interviste a chi lo abita mettendo in campo azioni per sensibilizzazione la popolazione sulla povertà energetica, fornendo e costruendo insieme le capacità e puntando a gettare le basi per un piano di rigenerazione di quartiere complessivo che permetta alla cittadinanza di assumere una parte proattiva nella conversione energetica coniugando giustizia ambientale e sociale”.

“Vanno messe in campo politiche eco-sociali intersezionali che migliorino prima di tutto la qualità della vita dei ceti sociali più fragili – prosegue Massolino – trasformando le difficili sfide che i cambiamenti climatici ci impongono in occasioni positive per migliorare i nostri rioni, la nostra città e la nostra regione”.

“C’è tantissimo lavoro da fare per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030, e dobbiamo giocare d’anticipo rispetto al Governo facendo forza sulle prerogative dell’Autonomia regionale, aprendo un confronto quotidiano con le categorie produttive – conclude Massimo Moretuzzo, Consigliere del Patto per l’Autonomia e candidato Presidente per la regione della coalizione di centrosinistra – I centinaia di milioni di euro spesi dalla Regione potevano e dovevano essere usati in modo più efficiente e più efficace. Faremo di questo metodo la linea guida per le politiche che proporremo per il Governo della Regione nei prossimi 5 anni”.

 

Qui il report sulla ricerca fatta (pdf)