Puoi avere a disposizione pezzi rari e preziosi, possedere collezioni uniche, tenere in custodia reperti e testimonianze della storia più antica, ma se sei un pubblico amministratore incapace di formulare un progetto organico riguardo al patrimonio culturale, sarà solo un colpo di fortuna se qualcuno si accorgerà del valore e dell’importanza di tutto quel materiale. 

La figura del direttore di museo è stata cancellata dall’Amministrazione e i funzionari comunali che hanno il compito di coordinare e organizzare la rete museale della città, essendo figure amministrative, non hanno le competenze tecniche per farlo. 

In mancanza di una seria guida dirigenziale, gli unici che potrebbero eventualmente supplire sono i conservatori dei musei, ricercatori professionisti pieni di passione e buona volontà, ma che non hanno facoltà decisionale e di spesa, né l’autorevolezza della figura del direttore, che può instaurare rapporti con altri musei e istituzioni culturali per costruire mostre ed eventi di alto profilo.

Il risultato è che a gestire dipinti, sculture, dimore storiche, collezioni artistiche e reperti archeologici non provvedono persone professionalmente adeguate, bensì dirigenti amministrativi che, con il tacito assenso dell’altrettanto inadeguato assessore Rossi, esercitano un potere fine a sé stesso non prestando attenzione alle richieste e alle indicazioni degli operatori, senza il cui impegno quotidiano le porte dei musei resterebbero chiuse.

Gli effetti di questa visione della cultura e della Storia come un fastidioso fardello, una zavorra inevitabile di cui si è orgogliosi ogni volta che fa comodo, dimenticandosene poi per tutto il resto del tempo, sono particolarmente ben visibili al Museo Winckelmann, dove AT è andata a fare una visita, documentata nel video di questo post. 

Il Museo Winckelmann è un gioiello lasciato nella polvere, un luogo suggestivo in cui, tra i tanti reperti rinvenuti nei nostri territori e in quelli circostanti, è anche custodita una ricca selezione di oggetti dell’antico Egitto, una collezione che, dopo quelle dei musei di Torino, Firenze e Milano, è tra le più interessanti che si possano trovare in Italia, oltre a preziose collezioni di vasi e oggetti dall’antica Grecia e Magna Grecia, dall’Etruria e da Taranto. Un potente attrattore turistico, si potrebbe pensare, ma l’edificio necessita di interventi di restauro e interventi per renderlo accessibile alle persone con disabilità, oltre che di un progetto di allestimento contemporaneo e unitario. 

Eppure il Comune, che non fa altro che decantare le potenzialità turistiche della città procedendo a casaccio tra navi da crociera, bancarelle da sagra paesana e mostre acquistate chiavi in mano da scaltre società che costruiscono il loro fatturato proprio sulla modesta o inesistente preparazione degli amministratori pubblici, non è interessato a valorizzare le ricchezze che già abbiamo in casa, immeritatamente ereditate da chi, in un passato non troppo lontano, credeva che noi, i posteri, ne avremmo avuto cura.