di Barbara Chiarelli*

Può la sicurezza di una strada stare a cuore a tutti, indipendentemente dalla parte politica? La risposta è no, ed è stata data lunedì scorso in V circoscrizione dalla destra che ora detiene la maggioranza del parlamentino.

Dopo aver constatato problematiche piuttosto urgenti su Viale D’Annunzio, aver raccolto segnalazioni, aver assistito a incidenti gravi, purtroppo anche mortali, sembrava opportuno dare un segnale al Comune e alla Giunta con una mozione unitaria proveniente da tutta la V Circoscrizione che chiedesse maggiore sicurezza stradale per i cittadini in Viale d’Annunzio. La proposta avanzata da Adesso Trieste (frutto di analisi di dati, statistiche e osservazione di come va trattato il tema della sicurezza stradale nel 2023) è stata subito condivisa da PD e Punto Franco, trovando invece dall’altra parte un muro strumentale, con un centro-destra capitanato da Fratelli d’Italia che ha preferito presentare una mozione analoga negli intenti, ma monca rispetto al vero tema: rendere Viale d’Annunzio più sicura. Il titolo della mozione FDI e diligentemente firmata da tutti i consiglieri di centro-destra è “Trieste, città delle strisce pedonali” e pare così mal concepita nei contenuti da far pensare a un maldestro tentativo di trovare visibilità più che a una vera e propria proposta di miglioramento della viabilità.

Al di là dello sgomento per la sicurezza dei cittadini trattata come una sorta di attrazione turistica, rimane l’amaro per un lavoro di mesi, anche bipartisan, sacrificato per mera tracotanza senza un reale obiettivo politico.

Le tante segnalazioni dei cittadini preoccupati per la pericolosità della strada hanno fatto concepire una proposta che non restituisce la gravità della situazione e la reale pericolosità stradale su viale d’Annunzio. Infatti, sulle scrivanie di assessori e tecnici arriverà la proposta di un piano per rendere le strisce pedonali “più luccicanti”, con allegato un elenco di suggerimenti -cercati su Google- su come farlo: come se gli uffici non sapessero fare il proprio lavoro.

Le buone pratiche dimostrano, in Italia e nel mondo, che per garantire la sicurezza dei cittadini vanno intraprese azioni integrate, come la riduzione della velocità veicolare e il ridisegno dei marciapiedi per garantire fruibilità e visibilità a tutti, pedoni, ciclisti e automobilisti, nonché maggiore accessibilità soprattutto agli utenti più fragili. Questo sarebbe stato il contenuto della mozione progressista, che non si è potuta nemmeno trattare perché la maggioranza ha scelto di approvare le strisce pedonali brillantinate.

Bisogna poi prendere consapevolezza che le cose nel tempio cambiano: ad esempio, molte automobili sono più veloci, potenti e pesanti anche solo di quanto fossero 10 anni fa. Sia mai però parlare di zone 30: alla Giunta è un tema che non piace, quindi diligentemente non piace nemmeno ai consiglieri circoscrizionali del centro-destra.

Spiace quindi constatare tale chiusura, che nel concreto fa perdere occasioni per trovare soluzioni più intelligenti e a beneficio della cittadinanza.

Leggeremo e sentiremo parlare di “Trieste, città delle strisce pedonali”? Probabilmente no. La cosa certa è che in ogni caso non si tratta di azioni sufficienti a rendere le nostre strada davvero più sicure.

Barbara Chiarelli è Capogruppo di Adesso di Trieste in Quinta Circoscrizione