Adesso Trieste, a margine dell’evento sulle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) organizzato dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia in collaborazione con il Comune di Trieste, apre al dibattito con una riflessione critica sul tema, da sempre cavallo di battaglia dei municipalisti. Sulle comunità energetiche, infatti, è stata riposta molta aspettativa rispetto alla loro capacità di affrontare il problema della povertà energetica, di essere socialmente inclusive, di restituire potere ai cittadini e di tradurre in pratica la convergenza tra giustizia sociale e giustizia ambientale. Il rischio che vi sia uno scarto tra i discorsi con i quali vengono promosse, gli obiettivi dichiarati e i risultati effettivamente raggiunti è molto alto.
Nell’incontro di ieri sono stati illustrati tutti gli aspetti tecnici e presentati tre possibili business plan, con il supporto di consulenti esterni tra cui la società multinazionale di consulenza privata KPMG Advisory. Nell’ultimo modello, presentato anche come il più “vantaggioso”, si prevede che un soggetto terzo, che non fa parte della comunità, sia il proprietario dell’impianto di produzione dell’energia. “Questo minerebbe le basi concettuali su cui si fondano le comunità energetiche rinnovabili” afferma Giancarlo Galasso, coordinatore per Adesso Trieste del progetto nazionale WEL (Welfare Energetico Locale) “Queste comunità sono caratterizzate da una generazione diffusa dell’energia e dall’indipendenza energetica dei prosumers (termine inglese nato dalla fusione di producers e consumers), soggetti che producono direttamente l’energia che consumano, ma nel piano presentato ieri i membri delle CER rimarrebbero semplici clienti dipendenti dalle attuali società di distribuzione dell’energia elettrica”.
Cash flow, tempi di rientro e rendimenti dell’investimento, fino a ventilare l’opzione futura di poter fare addirittura trading con le CER, trasformandole in strumenti di produzione di profitto. “Questi i termini che hanno dominato l’evento” commenta Silvia Pontel, coordinatrice dell’assemblea ambiente per Adesso Trieste, “sono stati scarsi gli accenni agli aspetti ambientali, totalmente assenti quelli sociali finché non sono stati sollevati e ribaditi dagli interventi e le domande del pubblico. Non è stato predisposto da parte della Regione nemmeno uno scenario di una CER costituita con un obiettivo sociale grazie a contributi a fondo perduto erogati dalla Regione in cui venissero stimati i benefici economici e sociali per i membri”.
Adesso Trieste già nel suo programma elettorale del 2021 prevedeva la promozione ed il supporto alla costituzione sul territorio comunale di Comunità Energetiche Rinnovabili. “Nella nostra visione le CER devono essere anche comunità solidali” continua Galasso “e rappresentare una misura di welfare volta a contrastare il problema della povertà energetica, coniugando la giustizia ambientale con quella sociale, affinché la sostenibilità ed il benessere non siano qualcosa di elitario, ma siano alla portata di tutte e tutti. La sostenibilità infatti si declina sempre in tre ambiti tra loro inscindibili: sociale, ambientale ed economico”.
L’assessore Babuder, unico esponente politico presente all’incontro, ha riferito che il Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile ed il Clima (PAESC) approvato nel 2022 prevede l’obiettivo di costituire 10 CER entro il 2030 e che sono stati redatti studi di fattibilità tecnico-economica per costituirne la prima includendo l’impianto fotovoltaico in via di realizzazione sul tetto della nuova scuola materna di Roiano. “Invitiamo l’assessore Babuder a concretizzare le sue parole facendosi promotore, insieme ai colleghi assessori alle politiche sociali e alle politiche economiche ed in collaborazione con ATER e Habitat microaree, della costituzione della prima Comunità Energetica Rinnovabile Solidale di Trieste” continua Pontel “che includa famiglie in condizioni economiche precarie o in povertà energetica, soggetti fragili e marginalizzati e piccoli negozi di prossimità, attività economiche che da recenti fonti di stampa risultano particolarmente in difficoltà nelle aree meno prossime al centro cittadino”.