In un’intervista pubblicata ieri sul Piccolo, il sindaco Dipiazza ha avuto modo di illustrare i suoi grandi successi e i progetti futuri. È lui che sta costruendo la città del futuro, ha affermato all’inizio dell’intervista. Però, dopo una manciata di righe, dice che non vede l’ora di tornare al 2019Questo continuo andare su e giù a bordo della sua ovovia lo deve aver un po’ rintronato, e il resto dell’intervista ne è la prova.

Quando gli viene fatto notare che le istituzioni hanno dati segnali contrastanti riguardo alla gestione della pandemia, lui si affretta a difendersi dicendo che durante il lockdown non ha organizzato grigliate a casa sua. Poi prova a giustificare la passerella in Piazza Unità alle manifestazioni dei commercianti con considerazioni che poco hanno a che fare con i proclami roboanti utilizzati in quell’occasione. 

Cade letteralmente dal pero quando, dopo aver esposto la suddivisione dei capitali che saranno investiti in Porto Vecchio, il giornalista gli fa notare che gli introiti della concessione Greensisam non saranno distribuiti tra Comune e Autorità Portuale, ma saranno interamente in favore di quest’ultima. Cosa risponde Dipiazza a tale obiezione? Si scusa? Ammette di essersi sbagliato? Dice che controllerà meglio? Macché! Glissa meravigliosamente e lancia il suo cavallo di battaglia violinistico: il “momento magico”, che, per l’occasione, ora è “l’armonia tra gli enti”. E non si può fare a meno, per un attimo, di immaginare Fedriga, Paoletti e Dipiazza avvinghiati in un tango sotto le stelle mentre Zeno D’Agostino si scusa moltissimo di non poter restare ma deve proprio scappare perché è richiesta la sua presenza al varo del modellino della Viribus Unitis.

Passato il momento magico, Dipiazza rivela poi ancora una volta il suo modo di interpretare la gestione della cosa pubblica. Quando si parla della piscina terapeutica, dice che “gli spagnoli di ‘Supera’ me la fanno gratis, e la Icop è pronta a fare altrettanto. Cosa volete di più da me?” Me la fanno gratis… Cosa volete di più da me… Del resto, quando, era stato rieletto cinque anni fa, l’aveva detto chiaramente: mi riprendo Trieste.

Governare significa però anche prendersi delle responsabilità, segno di maturità che questa amministrazione non riesce nemmeno a fingere.

Quando infatti, poco dopo nell’intervista, Dipiazza viene incalzato su tutte le opere ferme, tra cui il Tram de Opcina, il sindaco si affretta a dire che “non è colpa nostra”, e scarica la colpa dei ritardi pluriennali su chi ha vinto l’appalto, dimenticando che l’ente che fa il bando di gara deve vigilare su tutto il processo, dalla presentazione dei documenti fino al collaudo dell’opera.

Ma vista l’imminente appuntamento elettorale, bisogna almeno dare l’impressione di star facendo qualcosa, e allora, ecco che, a distanza di un lustro, si torna a parlare della galleria di Montebello, una delle più frequentate grotte triestine, con le sue millenarie stalattiti e la mitologica “goccia” che si abbatte ormai da generazioni su casco e visiera degli scooteristi.

Per alleggerire la serietà dei temi affrontati fino a questo momento, Dipiazza decide poi, da istrione qual è, di fare la battuta, e così, quando gli viene ricordato che quest’anno è anche stata chiusa la Ferriera, ribatte fulmineo: “Finalmente ci siamo riusciti”, facendo intendere che sono stati loro, lui e la sua giunta, a far chiudere uno degli stabilimenti più inquinanti che la città abbia mai dovuto subire. E più avanti sostiene di avere grandi progetti per Servola, proprio come aveva promesso a inizio mandato. 

Il giornalista chiede conto della commissione che avrebbe dovuto essere istituita per controllare gli appalti pubblici ma che la maggioranza ha deciso di cassare, e qui Dipiazza non ha più tanta voglia di ridere anche se la sua reazione è comica, perché, per sviare il discorso, comincia a parlare di dirigenti comunali che lui ha decimato come mosche (“quando sono arrivato al Comune di Trieste ho trovato 64 dirigenti, ora ne ho 27”, ed ecco ancora quell’irresistibile mania di possedere, di avere in proprietà da cui il sindaco è a sua volta posseduto, si tratti di cose, persone o animali), e poi si libra in volo impugnando una scopa e indicando la strada per fare le pulizie delle scuole. 

Noi di Adesso Trieste crediamo invece che la città e le persone che ci vivono e lavorano non possano essere trattate come fossero proprietà del soggetto che temporaneamente, solo temporaneamente, è chiamato ad amministrarle e, se ne è in grado, a governarle. È una questione di rispetto, e il Sindaco, con le sue dichiarazioni, non ne dimostra verso i triestini, e neanche verso se stesso.

 

Livio Cerneca – Comitato Promotore di Adesso Trieste