L’obiettivo della sostenibilità – trasversale per Adesso Trieste – passa attraverso la necessità di rivedere il sistema energetico anche a livello locale, trovando strade alternative ai combustibili fossili. La sfida è epocale e come tale va affrontata, con la consapevolezza che siamo a un punto di svolta in cui il rilancio dell’economia e la crisi climatica vanno affrontate assieme. Non c’è più spazio per ragionamenti che considerino una prioritaria rispetto all’altra, per questo anche a livello di amministrazione cittadina crediamo che la scelta per la sostenibilità ci indichi una strada unica, ovvero costruire un’autonomia energetica diffusa e pensata assieme alla cittadinanza, radicata nelle energie rinnovabili su piccola scala.
È oramai evidente che non è più tempo di trattare i cambiamenti climatici come un problema di “riduzione delle emissioni di gas climalteranti”. Al contrario oggi l’opportunità è proprio quella di affrontare il riscaldamento del pianeta mettendo in discussione il modello economico e produttivo che ha generato non solo la crisi climatica e ambientale che anche sul nostro territorio si sta manifestando, ma anche il profondo deficit democratico che questo stesso modello si porta dietro strutturalmente, con le sue disuguaglianze e marginalità economiche e sociali.
Per diventare una città sostenibile e a misura di tutte e tutti, Trieste deve ridefinire il sistema energetico in cui si radica il proprio tessuto produttivo e attorno a cui vuole organizzarsi la Trieste del prossimo secolo. Quanta energia serve, per fare cosa, come e dove produrla, sono solo alcune delle domande che guidano la riflessione che abbiamo intrapreso negli ultimi mesi. E soprattutto, come costruire un modello energetico che possa essere partecipato, democratico, distribuito, e che rifletta il percorso che stiamo portando avanti rione per rione, tra Carso e periferie.
È un modello energetico e produttivo a cui possiamo dare forma assieme a partire da oggi. L’amministrazione comunale avrà un ruolo importante ma non unico: potrà iniziare a muovere dei passi, con il sostegno di tutte e tutti, e facilitare un percorso di costruzione che sarà guidato, non solo partecipato, dalle persone e dalle realtà che vorranno impegnarsi. Ad esempio iniziando da una mappatura degli edifici pubblici adatti a ospitare piccoli impianti di pannelli fotovoltaici, per l’autoproduzione di energia ma anche per distribuirla in rete, a partire dal territorio. Inoltre, aprendo degli sportelli diffusi che forniscono informazione e una guida su come incrementare il risparmio energetico e creare delle comunità energetiche sul territorio comunale, per poi allargarsi a forme di cooperazione con i comuni vicini.
Oggi l’energia che consumiamo è in larga misura non rinnovabile e viene importata da altri paesi attraverso un sistema di infrastrutture che contribuiscono a rendere “neutrale” il nostro approccio all’energia. Questo ci porta a tenere separato dai nostri pensieri il costo reale – non solo in termini di emissioni di CO2 – che le filiere del petrolio, gas, carbone, uranio incarnano, ignorando le catene di sfruttamento di persone e territori e l’arricchimento a favore di pochi.
L’opportunità è di andare al di là degli interventi di efficienza energetica che numerosi singoli e condomini stanno già intraprendendo. Consumare di meno sì, ma anche iniziare a auto-produrre l’energia che utilizziamo, usando fonti rinnovabili, non solo per ridurre le emissioni in atmosfera ma anche per diventare protagonisti di una vera e propria rivoluzione energetica che ci metta sulla strada per abbandonare in pochi anni i combustibili fossili, e ripensare il modello economico mettendo al centro la cura per le persone e per l’ambiente.
Un punto rassicurante è che in molti prima di noi hanno già iniziato a farlo: da Friburgo a Berlino a Londra, sono numerose le capitali europee che da anni hanno investito nella sostenibilità a tutto tondo, compresa la produzione di energia rinnovabile su piccola scala e in forma cooperativa. In alcuni casi si tratta di investimenti mossi da amministrazioni lungimiranti, come nel caso di Friburgo. In altri, a muoversi sono state realtà molto piccole, società cooperative o gruppi di acquisto che hanno scelto di organizzarsi in piccoli progetti di auto-produzione energetica pensati “dal basso” e accompagnati da una grande attenzione all’efficienza energetica e alla riduzione dei consumi. In altri paesi, ad esempio in Spagna, dove le utenze private pagano le bollette del gas più care d’Europa, la spinta è arrivata dalla necessità sostenere le persone in situazioni di difficoltà, combattendo la povertà energetica.
Adesso Trieste promuoverà il processo di democratizzazione dell’energia, verso e oltre il 2021. L’attenzione nel coniugare il rispetto dell’ambiente e la creazione di un’economia giusta è e sarà sempre al centro delle nostre azioni.
Parleremo di comunità energetiche domani, lunedì 29 marzo, alle 18.00 in diretta streaming su YouTube e Facebook, con Gianluca Ruggieri e Pino Tebano, che hanno fatto parte della più pionieristica esperienza italiana di energia collettiva e che ora continuano a essere protagonisti in questi percorsi di sostenibilità con l’impegno in ènostra.