Adesso Trieste replica alle dichiarazioni stizzite degli esponenti leghisti triestini Bertoli e Ghersinich che hanno bollato come demagogici i contenuti della mozione depositata lunedì in merito alla non assoggettabilità all’IMU delle strutture del Porto Franco Internazionale di Trieste.

Al di là del paternalismo dei consiglieri leghisti e la loro apparente ricerca di una giustificazione non richiesta resta la sostanza di una questione ancora non risolta e rispetto alla quale la nostra mozione chiede concretamente e in maniera propositiva di intervenire.

Al contrario di altre normative e regolamenti nazionali, per le quali nella loro emanazione furono previsti dei richiami alla specificità del Porto Franco di Trieste (dogane, porti, etc.), nulla venne disciplinato nel decreto che diede vita all’Imposta Municipale Propria, nata in sostituzione dell’Imposta Comunale sugli Immobili (ICI). Ad “ignorare le leggi” non siamo dunque certo noi, ma è piuttosto l’attuale normativa nazionale che non recepisce quanto previsto dall’Allegato VIII.

La successiva esenzione IMU prevista per gli immobili classificati nella categoria E1 sussistenti in un’area portuale demaniale di rilevanza nazionale e possedenti ulteriori e vincolanti caratteristiche deriva anch’essa da una normativa statale – la legge finanziaria 2018 – e riguarda non solo il porto di Trieste, ma altri 10 scali italiani. Ad inizio 2021 erano 27 gli immobili nel porto di Trieste che potevano godere di tale esenzione, per la quale oltretutto il Comune percepisce annualmente dallo stato a titolo di ristoro oltre 120 mila euro.

È evidente come ben altri sono i numeri dei fabbricati, dei magazzini, delle aree scoperte coinvolte nelle e dalle operazioni portuali triestine (transito, deposito, trasformazione industriale delle merci), immobili che potrebbero e dovrebbero godere delle prerogative proprie del Porto Franco Internazionale di Trieste.

La richiesta di impegno della Giunta Comunale e del Sindaco indicata nella mozione depositata da Adesso Trieste interviene proprio nel momento in cui, al passaggio delle competenze IMU dallo Stato alla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia reso possibile dagli accordi Tria-Fedriga, si può – finalmente – attraverso l’inserimento di un specifico richiamo nella legge regionale di prossima definizione sanare un vulnus normativo riguardante l’applicazione dei principi dettati dall’allegato VIII del Trattato di Parigi del 1947 (e non solo quelli riguardanti l’esenzione dei dazi e imposte similari, così come indicato nella sentenza della Cassazione n. 13368 del 17/05/2019) e garantire quindi a tutte le strutture portuali del Porto Franco – e non ai soli fabbricati classificati nella categoria E1 o a quelli in fase di riclassificazione – la non assoggettabilità a imposte che non siano in corrispettivo dei servizi prestati (in questo caso l’Imposta Municipale Propria).

Nel frattempo constatiamo che la nostra richiesta di unire gli sforzi di tutte le forze politiche a favore dello sviluppo del Porto è caduta nel vuoto. Evidentemente per la compagine leghista della Giunta Dipiazza e di quella Fedriga – nonostante le sue passate dichiarazioni a sostegno della detassazione e della defiscalizzazione dello scalo triestino – è più importante la contrapposizione politica a prescindere, rispetto al merito delle questioni che riguardano il presente e il futuro economico della città»