Vi siete mai chiesti di chi sono gli alberi? È giusto dire che sono semplicemente di chi li ospita nel proprio appezzamento di terra, visto che l’ossigeno che producono appartiene a tutti e che le loro chiome ombreggiano le nostre strade e mitigano il calore estivo che tutti sentiamo? Non sarebbe più giusto dire che sono un patrimonio collettivo?

Ebbene, il Comune – che pure ha regolamenti stringenti sugli arredi urbani, sui tavolini dei bar, sul colore delle facciate delle case, anche se sono beni privati, poiché stanno sulla pubblica via e devono quindi sottostare a un regolamento pubblico – non sembra essere così intransigente nel caso degli alberi.

Ogni cittadino, infatti, ha il diritto di abbattere quelli che si trovano sulla sua proprietà senza chiedere alcuna autorizzazione a nessuno. Soltanto quando sono presenti alberi di pregio e di grandi dimensioni (la circonferenza del fusto deve superare i 155 centimetri), allora è richiesta l’autorizzazione comunale. O solo nel caso in cui un cittadino privato debba spianare un intero bosco dovrà vedersela con le Unità Forestali. In tutti gli altri casi l’amministrazione pubblica pare non avere voce in capitolo.

È capitato di recente in via Dandolo, dove da anni i residenti avevano chiesto al Comune di provvedere alla normale manutenzione del verde, semplicemente sfrondando gli alberi e dando una ripulita all’intera area, ma dove invece RFI (cioè le Ferrovie), proprietaria del terreno, ha deciso che era più rapido abbattere tutta la vegetazione, eliminando (letteralmente) alla radice ogni tipo di problema.

Ma non è vero che l’amministrazione pubblica non ha proprio nessuno strumento per contrastare questo stato di cose. Da anni le associazioni ambientaliste, come Legambiente e Triestebella, chiedono all’amministrazione di essere ascoltate per rivedere il Regolamento sul verde urbano in maniera da ridefinire anche i diritti e i doveri dei privati riguardo agli abbattimenti e alla cura del verde.

A ben vedere, poi, qualche strumento esiste già: sono i “Criteri ambientali minimi” del Ministero dell’Ambiente. Chissà se il nostro Comune ne ha mai sentito parlare, visto che una delle cose che prescrivono è di censire tutte le aree verdi e di approntare veri e propri piani di gestione per incrementare e valorizzare il verde pubblico. Attraverso una corretta programmazione e un piano strategico sarebbe possibile addirittura identificare le aree da rinverdire, sostituire gli alberi che stanno morendo, diversificare le specie, identificando quelle più adatte e così pianificare gli interventi sul medio-lungo periodo, senza farsi sempre trovare impreparati davanti all’emergenza (vi ricorda qualcosa?). Sono domande che intendiamo fare direttamente al Sindaco attraverso un’interrogazione consiliare per fare luce sul caso di via Dandolo e una mozione per indurlo a prendere provvedimenti in questo senso.

E, infine, un’altra legge statale che ci viene in soccorso è la pubblicazione del Bilancio arboreo, ovvero il rapporto tra il numero degli alberi piantati all’inizio e alla fine di ogni mandato. Volete sapere come siamo messi a Trieste? Tra il 2016 e il 2021 il Comune ha abbattuto 1281 alberi e ne ha piantati solo 957. Un saldo negativo di ben -324. Un dato che, a dire il vero, non sorprenderà nessuno: ci ricordiamo tutte le volte che abbiamo visto ruspe e motoseghe in azione in questi anni. Mentre città più attente alla riconversione ecologica viaggiano su dati ben diversi (+6642 Bologna, +8440 Bergamo), noi non arriviamo nemmeno al pareggio.

Il Sindaco Roberto Dipiazza ci tiene però a mantenere questo primato negativo, e così le prossime vittime destinate saranno gli alberi della Pineta di Cattinara. Proprio oggi alle 12 gli studenti delle scuole vicine sono scesi in piazza per manifestare contro una decisione assurda e per rivendicare ancora una volta il loro diritto a poter giocare tra gli alti fusti di quegli alberi.

In merito alla Pineta di Cattinara, Adesso Trieste ha presentato, insieme ad altre forze consiliari d’opposizione, la seguente mozione: link

Sul caso di Via Dandolo, Giulia Massolino ha presentato la seguente interrogazione indirizzata al Sindaco: link