Se per davvero i servizi di diabetologia fossero centralizzati definitivamente a San Giovanni, come sta già avvenendo in questi mesi, una persona anziana e senza auto che vive in periferia (magari a Servola, magari perché con un reddito basso) impiegherebbe più di un’ora a raggiungere un servizio prima presente nel proprio distretto e capace di agire tempestivamente anche a domicilio. E di esempi come questo se ne possono fare a decine se pensate che, con la nuova riorganizzazione proposta da ASUGI, un cittadino di Aurisina dovrebbe andare a Valmaura per qualunque prestazione territoriale (e gli infermieri domiciliari fare il percorso inverso ogni giorno!).

E nella pandemia questi problemi sono esplosi! Poco tempo fa, un’ispezione del Ministero della Salute aveva evidenziato irregolarità nei dati diramati dalla Regione FVG e da ASUGI in merito ai posti di terapia intensiva disponibili.

Nel frattempo, le case di riposo private potevano continuare a funzionare solo grazie alla presenza di medici e personale infermieristico pubblici, visto che gli operatori alle dipendenze di queste strutture a fini di lucro non erano preparate professionalmente a uno stato di emergenza. Erano stati lasciati sguarniti servizi essenziali di sanità pubblica per correre in aiuto di società private che già ricevono finanziamenti e contributi pubblici.

Una struttura che è già oltre la soglia di scricchiolamento presenta queste e altre anomalie. Sono i segni di un rapido decadimento in un sistema vitale – quello della salute territoriale triestina – che fino a non molti anni fa era efficiente e all’avanguardia. 

Il coronamento di queste operazioni di smantellamento potrebbe ora essere rappresentato dal famigerato Atto Aziendale, documento redatto dalla Direzione Generale ASUGI che dev’essere approvato dalla Regione FVG, il cui contenuto è talmente ambiguo e poco chiaro che lo stesso Direttore Generale di ASUGI, dott. Antonio Poggiana, invitato più volte a illustrarne il significato e la prevista attuazione e la sua attuazione ai cittadini, ha sempre preferito non presentarsi.

Le conseguenze sarebbero drammatiche! Non solo per il dimezzamento dei distretti, ma soprattutto perché si passerebbe a un’assistenza basata su prestazioni ambulatoriali specialistiche  che, nella sanità sempre più precarizzata, non fa altro che agevolare i privati, in una concorrenza “specializzata” con il pubblico e sempre più scollegata dalla vita della gente, dalla complessità dei problemi veri, e infine opaca e omertosa nella sua gestione. 

In particolare, a essere minacciate sono le competenze incrociate e coordinate dei Distretti Sanitari, i quali, secondo l’Atto Aziendale, subirebbero una ri-organizzazione i cui dettagli sono ignoti, e i presidi di Microarea, preziose sentinelle a protezione delle zone periferiche più dimenticate.

Come di consueto, a rimetterci sarebbero proprio le persone più povere, più bisognose, con meno possibilità di spostamento, anziane, invalide, affette da malattie croniche. Non dimentichiamo però che quando chi sta male comincia a stare peggio, i guai si propagano anche in tutte le altre fasce sociali.

Per questo ti invitiamo domani, Lunedì, 11 aprile alle ore 17, all’assemblea cittadina convocata dal Coordinamento per la Sanità Pubblica, di cui anche Adesso Trieste fa parte, al Teatro Miela per capire insieme quali sarebbero le possibili conseguenze dell’Atto Aziendale e discutere di iniziative da costruire nelle prossime settimane. 

Per contrastare un attacco che potrebbe cancellare di colpo una qualità che siamo abituati a dare per scontata, noi di Adesso Trieste ci siamo. Vorremmo che tu fossi al nostro fianco.