Cronache semiserie da una visione da incubo sul futuro di Trieste

Entrando in molo IV l’indicazione più chiara rispetto al luogo in cui si sarebbe tenuto il grande evento “l’alfabeto del futuro” è data dai blindati antisommossa che temono i pericolosi sovversivi anti-ovovia. Gli stessi pericolosi sovversivi che in 2000 hanno messo a ferro e fuoco la città venerdì scorso, osando cantare canzoni, sfilare e fare discorsi sensati sul futuro della mobilità di Trieste. Una vera minaccia per la collettività, che ben giustificava il dispiegamento di forze a tutela dell’incolumità dei presenti.

Entrati nella hall, un palco sfavillante di LUCETE™ accoglieva gli spettatori. Un palco pieno di maschi prossimi alla pensione che era lì per spiegare alle folle ignoranti quale sarebbe stato il futuro della città.

Si parte con cinque minuti di frizzante cabaret con le dichiarazioni del Sindaco. La giornalista fa la domanda scomoda: e il tram de Opcina? Parte uno scroscio di applauso, l’unico vero applauso di tutta la serata. Subito il presentatore si volta stizzito verso la platea e con malcelato fastidio intima ai poveri spettatori di smetterla. Il Sindaco ribatte con un brillante “al tram abbiamo fatto più pubblicità tenendolo fermo che non facendolo ripartire”. I cittadini che da anni aspettano il loro amato tram – e che non avrebbero bisogno di pubblicità – ingoiano l’ennesimo rospo.

Poi il primo cittadino supera se stesso: “il problema maggiore della città di Trieste sono le deiezioni canine. Se questo è il problema maggiore, direi che va tutto bene”. Lo spieghi, Sindaco, ai giovani che emigrano di continuo da questa città per mancanza di opportunità, per mancanza di quel “futuro” che col vostro alfabeto non ha niente a che fare.

Seguono dichiarazioni al limite del ridicolo da parte di vari esponenti:

“Le crociere non inquinano. Quel fumo bianco che si vede è vapore acqueo”

“Arrivano tante crociere di lusso… non dobbiamo pensare solo alle crociere di fascia bassa (miserabili poveracci, ndr)”

“Con lo sforzo che la città sta facendo per le ciclabili (?!?!? Ce lo spiegassero che sforzo sta facendo…)”

Special guest… Brunetta! Da remoto, ci spiega che è vero che c’è un problema di lavoro povero in Italia, ma in fondo si tratta di poche persone (cretini, potevano nascere ricchi invece di pretendere cose? – ndr) e che mettere un salario minimo non aiuterà (???).

Ma finalmente arrivano loro: i tanto attesi Fuksas. Stavolta sono vestiti di nero anziché di bianco, forse per paura che firmare una parte di quest’opera potrebbe macchiare la loro carriera e la loro etica. Arrivano in monitor, perché di certo non si sono presi la briga di venire fin qua da lontanissimo… erano infatti addirittura a Roma. Finché non si fa l’ovovia, è evidente, è impensabile arrivare da così lontano.

Tutti pendono dalle labbra della coppia di architetti. Peccato che non si capisca una parola. Dopo 2 anni di smartworking ancora non riusciamo a far funzionare un collegamento da remoto. Figurati se riescono a far funzionare un’ovovia.

L’imparzialisssssimo intervistatore li incalza: come mai in Italia le persone si oppongono a progetti meravigliosi come questo? Tra le poche parole che si colgono dal loro intervento è che il progetto sarà A IMPATTO ZERO. Nei rendering però non si vedeva bene la marmotta che confezionava la cioccolata.

Ed eccoci finalmente ai rendering: una specie di bacolo di metallo e vetro piazzato in mezzo alle linee prospettiche del Porto Vecchio, che nell’idea dei progettisti è ispirato all’antico porto austriaco. Improvvisamente la sala è scossa da un potente sussulto: non è un terremoto, bensì Maria Teresa che si rivolta nella tomba. Chi cercava di fare foto veniva immediatamente sgridato: non vorremo mica essere trasparenti.

Gli organizzatori hanno comunque voluto mostrare grande apertura al dialogo, riservando una parte dei limitati posti ai pericolosi sovversivi del comitato NO ovovia. Purché non intervengano. Sia mai! E però poi li accusiamo di non volersi confrontare. Kattivoni.

E ora è il momento dei ggggiovani! I giovani sono il futuro! E questo evento proprio di futuro parla. Per questo, prima ancora che salga il primo gggiovane sul palco, tutte le autorità e più della metà del pubblico se la squaglia. Sia mai che poi pensino di meritarsi di sottrarsi al lavoro povero di cui parlava Brunetta.

La chiusura è proprio futuristica: un mondo chiamato metaverso in cui due avatar (maschi anche loro) dialogano muovendo le sopracciglia e le labbra in modo scomposto, asincrono e inquietante. Dopo anni di incontri online, ci mancano solo gli avatar. Hanno comunque dato più spazio a questa orribile distopia che non ai ggggiovani. Il futuro, proprio.

Ma c’è il gran finale a sorpresa! La vera ragione per cui qualcuno ha resistito fino alla fine, anziché scappare all’arrivo dei temuti gggiovani: il buffet. Si invitano i presenti a godersi il tramonto sul mare in uno dei posti più belli di Trieste. All’uscita, ci aspettano due auto in esposizione. Perché nel futuro ci sono comunque le auto in riva al mare. Ibride, però.
Anche il cibo era a tema futuro: un innovativo cotto in crosta, quasi niente di vegetariano. La C dell’alfabeto del futuro sta per Cibo, ma cosa ha a che vedere questo con la sostenibilità?

I pochi superstiti danno fondo alle riserve di alcool. Ed è lì che un dubbio li assale su quale sia la lettera A dell’alfabeto del futuro. Sta per Alcool, oppure per “A noi chi ce lo fa fare”?