In giro per l’Italia siamo già diventati “il modello Trieste”, ovvero l’esempio negativo “per eccellenza”, da non seguire per quanto riguarda l’organizzazione dei musei.

Ne abbiamo parlato ieri pomeriggio al Knulp in occasione dell’evento C’è ma non si vede. Gestione del patrimonio artistico e culturale. Idee, esempi, buone pratiche.

Il 1° luglio 2022 l’amministrazione comunale di Trieste ha presentato la nuova organizzazione interna del Comune, abolendo di fatto la figura del Direttore dei Musei Civici.

Questo è solo l’ultimo atto di un processo che dura da anni, che ha portato alla riduzione non solo dei direttori (che fino a dieci anni fa erano 3 per 20 musei, 1 per i musei storico-archeologici, 1 per i musei scientifici e 1 per il Revoltella), ma anche di tutto lo staff che se ne occupa.

Come si fa a rilanciare i musei, innovare gli allestimenti e le attività al loro interno se le persone che ci lavorano sono sempre meno?

Spesso si parla di degrado urbano, ma forse dovremmo iniziare a parlare anche di degrado istituzionale, della sciatteria con cui vengono trattate le istituzioni che hanno a che fare con la cultura, a partire dal mancato riconoscimento delle professionalità, delle mansioni, dei ruoli e delle competenze.

Già nel 2016, anche a livello internazionale, ci si era accorti che la gestione politica della cultura adottata a Trieste stava producendo risultati caotici e poco professionali.

In una lettera indirizzata al Comune, l’ICOM (International Council of Museums) metteva in guardia dall’ipotesi di utilizzare il Magazzino 26 di Porto Vecchio come un deposito in cui ammucchiare esposizioni e musei senza un progetto organico di riorganizzazione complessiva.

È probabile che in Comune nessuno abbia dato peso a quell’importante dispaccio. Ancora più plausibile è che sia stato direttamente cestinato, perché il solco che era già tracciato è diventato nel frattempo sempre più marcato, fino a sprofondare nel recente atto di cancellazione di un’importante figura di coordinamento come il direttore dei Musei Civici.

Proprio a tale proposito, Adesso Trieste ha posto una domanda di attualità all’assessore Rossi. La risposta fornita è una candida dichiarazione di disinteresse e fastidio verso la cultura, il patrimonio artistico e la professionalità di chi se ne occupa, e mette invece al centro una visione manageriale e finanziaria a prescindere dalla qualità dei contenuti.