Vecchie ricette, gravi lacune e palesi contraddizioni. È netto il giudizio negativo di Adesso Trieste sugli indirizzi programmatici presentati in Consiglio comunale dalla giunta Dipiazza, dai quali emerge una Trieste immobile e in cui mancano risposte concrete e coraggiose su lavoro, degrado ambientale, abbandono sociale.  Osservazioni che purtroppo non hanno avuto l’onore di essere dibattute con il Sindaco, assentatosi poco dopo l’inizio della seduta, mancando di rispetto al Consiglio e all’importante momento di confronto sulle sue linee di governo.

Qualche déjà vu e diversi bluff, come sottolineato nel suo intervento dal capogruppo di AT Riccardo Laterza: sul tema della mobilità il “Ring” attorno al centro era una promessa della campagna elettorale del 2001, mentre il trasferimento di tutte le scuole nell’ex Caserma di Via Rossetti è un’idea folle dal punto di vista della viabilità. «Ci saremmo aspettati che questa maggioranza, nel definire le proprie linee programmatiche, prendesse atto del vero risultato delle ultime elezioni comunali: più della metà delle triestine e dei triestini non è andata a votare – attacca Laterza, Portavoce e Capogruppo di Adesso Trieste -. Serve qualcosa di più di un elenco puntato di promesse vecchie e nuove, serve una prospettiva di città e progetti realizzabili per orientarla in quella direzione».

E poi le molte contraddizioni: come la pretesa di creare un nuovo borgo in Porto Vecchio invece di puntare su spazi produttivi all’avanguardia, il proposito di sostenere le “reti di microimprese commerciali ed esercizi pubblici” mentre le previsioni urbanistiche favoriscono i centri commerciali, ricostruire la Piscina Terapeutica mentre si spinge su un progetto pseudo-termale in Porto Vecchio che non ha nulla a che vedere con le esigenze di chi da tre anni aspetta il ripristino dei servizi o, ancora, dichiarare di voler garantire servizi ai senza casa mentre si chiude l’Help Center. «Conta anche quello che in questo programma non è scritto, forse per vergogna – ha incalzato Laterza – su Stadio Grezar, Tram de Opcina, Parco del Mare, natura multilinguistica della città. La sicurezza nelle scuole per noi è evitare che caschino calcinacci e solai, non sorvegliare i cortili con le telecamere. Tuttavia, siamo pronti a dare il nostro contributo su alcuni punti se davvero l’Amministrazione vorrà realizzarli: riconoscimento del regime di extradoganalità del Porto Franco, sicurezza stradale, bilancio partecipato, Regolamento dei Beni Comuni Urbani che superi la totale discrezionalità della Giunta nel supporto alle associazioni».

Sul tema dell’ambiente le molte omissioni sono la parte più vistosa: manca qualunque riferimento al progetto di ovovia (alla cui realizzazione AT si oppone in favore di un moderno tram), il tema mobilità sostenibile fa solamente riferimento a un Piano urbano per la mobilità sostenibile (PUMS) in dieci anni non riduce le emissioni di CO2 e diminuisce addirittura la pedonalità. «Ridicolo sostenere che il PUMS e il Piani di Eliminazione delle Barriere Architettoniche (PEBA) siano stati frutto di un continuo confronto con le categorie interessate – ha sottolineato Giulia Massolino –  considerando che le istanze delle associazioni (dalla contrarietà all’ovovia al piano di mobilità post covid) siano state costantemente ignorate e che il mancato coinvolgimento delle associazioni per le persone con disabilità abbia portato all’introduzione di nuove barriere architettoniche come avvenuto in via Carsia anziché all’eliminazione di quelle esistenti. Auspichiamo e sosterremo invece una reale attenzione alla riqualificazione di Servola, da realizzare con il coinvolgimento dei cittadini». Anche la riduzione del consumo di suolo, la tutela del mare, la gestione dei rifiuti non sono stati nemmeno citati: assenze inaccettabili per una città costiera che sta affrontando un’emergenza climatica.

AT stigmatizza la totale assenza di interesse verso il progetto Habitat-Microarea, così come un progetto di riattivazione dell’ Educativa di Strada da intrecciare con i percorsi dei Ricreatori, delle Microaree e del Terzo Settore. «Se si inserisce la preoccupante cornice attuale all’interno di un quadro generale già notevolmente compromesso in periodo pre-pandemico – ha denunciato nel suo intervento Kevin Nicolini – deve risuonare come un terribile campanello d’allarme la riduzione dell’operatività dalle 24 ore alle 12 ore di ben 2 dei 4 Centri di Salute Mentale a Trieste. Questa Giunta e questo Consiglio comunale non possono restare a guardare mentre la Regione toglie alla città questo servizio essenziale e prezioso per mancanza di sostituzioni. È nostro compito urgente sollecitare la Regione affinché si restituisca quanto prima ai Centri l’operatività sulle 24 ore».