Xe pèzo el tacòn che el buso: “Mi dicono che la cabinovia non era nel mio programma, peccato che questo includesse l’attuazione del Piano Urbano della Mobilità Sostenibile, in cui c’è anche la cabinovia”, replica il sindaco Dipiazza a chi gli fa notare che del progetto di ovovia/cabinovia non ci fosse traccia nel suo programma elettorale.

Ecco dunque svelato il mistero: Dipiazza ha applicato all’ovovia l’effetto matrioska imbucando il progetto dentro il PUMS che era dentro il suo programma elettorale, senza nessuna trasparenza. Il PUMS è un documento progettuale di alta tecnicità, che consiste in circa 100 elaborati testuali e grafici. In pratica, secondo il sindaco, per capire ciò che votava, l’elettore avrebbe dovuto possedere specifiche competenze tecniche e trovare il tempo di scartabellare qualche centinaio di pagine per esercitare la sua libera scelta democratica.

La verità è che sul progetto ovovia non si è mai discusso, nemmeno in Consiglio comunale, e che è stato volutamente tenuto sotto traccia in campagna elettorale per evitare di doverne dare conto. Come Adesso Trieste siamo stati i primi a pubblicare sul nostro sito il progetto dopo aver richiesto l’accesso agli atti, mentre i cittadini ne sono venuti a conoscenza più in dettaglio soltanto nel dicembre 2021, in tre giorni definiti ‘di ascolto della città’, ma in cui la comunicazione si è invece svolta a senso unico. Un vero tavolo di confronto con i cittadini e i tanti professionisti contrari non c’è mai stato.

La difesa di Dipiazza in realtà apre uno squarcio sul PUMS che andrebbe forse ribattezzato ‘PUMI’: Piano Urbano della Mobilità Insostenibile. L’impressione è che Dipiazza e la sua Giunta siano rimasti impigliati in questo progetto strampalato, caldeggiato dall’ing. Giulio Bernetti come foglia di fico a copertura di un Piano Urbano della Mobilità Sostenibile che di sostenibile ha ben poco, dato che prevede che tra 10 anni le emissioni a Trieste saranno pari a quelle attuali: il consumo di carburante passerà da 83.536 a 83.533 tonnellate/anno e l’emissione di Co2 da 184.437 a 184.430 tonnellate/anno. Ecco dunque che l’idea dell’ovovia, un mezzo di trasporto pubblico elettrico di massa, è servita per il greenwashing di un PUMS inchiodato a una visione novecentesca della mobilità.

L’unica risposta possibile a tutto questo è la mobilitazione dei cittadini, che già sta avvenendo con entusiasmo in queste ore: ieri all’avvio delle sottoscrizioni per il deposito del quesito del referendum abbiamo già raccolto oltre 300 firme in poche ore. Oggi dalle ore 10 alle 16 i banchetti per firmare sono a Piazza della Borsa, Opicina (presso il Tabor, via del Ricreatorio 1) e alla fontana della pineta di Barcola.