A Trieste sarà sempre più difficile arrivare e partire, come apprendiamo oggi dal comunicato di Trenitalia in cui si annunciano altre cancellazioni di treni dal nord Italia. Anche l’aeroporto di Trieste offre tradizionalmente arrivi e partenze meno frequenti e diversificati di certi piccoli scali dell’Africa sub-sahariana. I collegamenti marittimi con le città e le nazioni dell’Alto Adriatico poi sono praticamente inesistenti. Il tram de Opcina non è più un mezzo di trasporto ma una barzelletta.

Davanti a un isolamento geografico, che certo non ha origini recenti ma che un’amministrazione pubblica cittadina dovrebbe considerare una minaccia allo sviluppo del territorio, e a una manifesta incapacità di gestire relazioni fruttuose con le altre istituzioni e le imprese private per fare gli interessi della città, il Sindaco Roberto Dipiazza, che insieme ai suoi cortigiani regna da un tempo sufficiente a far estinguere un’intera civiltà, non ha trovato di meglio che inventarsi un’altra iniziativa che nutra la sua mania di grandezza e contribuisca a distrarre l’opinione pubblica da tutti i suoi fallimenti: l’ovovia, alias cabinovia.

Quando però Dipiazza si è svegliato sabato mattina e si è accorto che l’opinione pubblica non era poi così distratta, perché prima ancora che riuscisse a buttare giù il caffè erano già state raccolte le firme necessarie a richiedere l’ammissibilità del referendum cittadino contro il progetto delle uova in quota, la sua mania di grandezza è diventata mania di persecuzione.

Nei giorni precedenti si era già innervosito perché la nostra Michela Novel, Presidente della V Circoscrizione, gli aveva fatto notare che la Giunta comunale ha un leggero senso di repulsione verso la cittadinanza e le rappresentanze circoscrizionali, in particolare quando queste chiedono spiegazioni e chiarimenti su scelte urbanistiche a proposito delle quali non erano mai state consultate.

Ma è andato completamente nel panico dopo essersi reso conto che tantissime persone pensano che l’idea dell’impianto di risalita carsica sia stravagante, senza alcuna ricaduta vantaggiosa per la città, con pesanti costi occulti a carico dei cittadini per opere di manutenzione e devastante dal punto di vista ambientale.

Così, non sapendo più cosa dire, visto che il Comitato per il No all’ovovia dispone di ragioni tecniche solide alle quali nessun tecnico e assessore del Comune è riuscito a controbattere in maniera convincente, Dipiazza ha tirato fuori il vecchio repertorio da avanspettacolo. Rispolverati il frac e la bombetta, ha riproposto la gag dove è assediato dai comunisti ma non si fa intimidire e continua eroicamente per la sua strada.

Davanti a una platea semideserta, se l’è raccontata e ha anche riso da solo. A tutti gli altri invece è venuta un po’ di malinconia.