L’analisi sulla quale si basa il parere espresso da Adesso Trieste sul PAESC si trova a questo link

Adesso Trieste dà parere negativo al Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima, attualmente al vaglio delle Circoscrizioni, valutando lo stesso poco ambizioso e talvolta contraddittorio. A fronte di un’analisi molto puntuale che mostra cifre drammatiche riguardo gli impatti dei cambiamenti climatici sul nostro Comune, il piano soffre di scelte politiche estremamente deboli e contraddittorie riguardo i problemi riguardanti energia, rifiuti e traffico, che invece andrebbero affrontati alla radice. La crisi climatica sta infatti già impattando la vita di chi vive a Trieste, con il livello del mare si è innalzato di 12 cm tra il 1940 e il 2018, la temperatura media che è cresciuta di 2 gradi tra il 1960 e il 2016, le massime del vento che mostrano una tendenza significativa in aumento di circa 10 km/h e nel futuro prossimo si prospetta un intensificarsi degli eventi climatici estremi.

Nell’analisi del piano sono emerse molte criticità. Riteniamo grave che a fronte degli evidenti impatti climatici e la attuale crisi energetica le indicazioni politiche nel sviluppare questo documento così importante non siano state più ambiziose, andando a incidere alla radice dei problemi. È dallo scorso anno che affermiamo che l’amministrazione dovrebbe promuovere la nascita di comunità energetiche per avviare il processo di democratizzazione dell’energia, e ora ci troviamo nel piano delle cifre irrisorie dedicate a questa azione. La guerra in Ucraina ha aggravato una crisi già avviata con il rincaro dei costi dell’energia di inizio anno e non c’è più tempo per risposte così deboli

Emblematico di questa mancanza di volontà nell’affrontare i problemi è la questione relativa al traffico. Anziché porsi come obiettivo la diminuzione delle auto private, l’azione identificata è quella di far acquistare ai cittadini 30.000 auto elettriche, senza prevedere alcun incentivo e senza includere nel piano l’aumento delle colonnine di ricarica (sarebbero necessarie almeno 1.500). In questo aspetto, il PAESC è in linea con il PUMS (Piano Urbano Mobilità Sostenibile) approvato l’anno scorso, il quale non a caso non prevedeva alcun contributo significativo nell’abbattimento della CO2 derivante dalla mobilità urbana. Ancora una volta la responsabilità delle scelte sostenibili viene scaricata sui cittadini.

Lo stesso approccio lo si vede nell’azione relativa ai rifiuti. Anziché ambire a una riduzione dei rifiuti pone a valore positivo l’energia bruciata dall’inceneritore, senza nessuna ambizione di economia circolare che sappiamo invece essere l’unica direzione da percorrere. Non si può sperare che un aumento delle isole ecologiche porti per magia a un aumento della quantità e qualità di raccolta differenziata, senza cambiare alla base il modello di produzione e conferimento dei rifiuti. Le indicazioni per risolvere i problemi alla radice devono venire dalla politica, e devono essere ambiziose e urgenti.