La sua mole pesante e rozza domina la città dall’alto come una fortificazione inespugnabile. Il quadrilatero di Melara, il comprensorio di edilizia popolare figlio di antiche visioni architettoniche da cui la bellezza era del tutto bandita, ha al suo interno intelligenti soluzioni funzionali che, purtroppo, non sono mai state sfruttate appieno. 

Ma le opportunità sono ancora tutte lì, e si potrebbe approfittarne per rendere Melara un luogo più confortevole, ad esempio incentivando la locazione dei numerosi spazi vuoti e luminosi che si affacciano sui corridoi che si sviluppano lungo il suo perimetro, recuperando volumetrie inutilizzate e coinvolgendo gli abitanti nella loro riprogettazione, sensibilizzando chi finora non ha rispettato le regole ad apprezzare il valore del bene comune.

A Melara, diverse persone non rispettano regole abbastanza elementari, compromettendo la qualità e la sicurezza dell’habitat che hanno in comune con chi invece le regole le rispetta.

Sul pavimento dei corridoi che collegano le varie parti del complesso, ma anche sulle terrazze panoramiche, le deiezioni canine non si contano. Nei corridoi, pur non essendo consentito il transito dei mezzi a motore, qualche inquilino ritiene di potersi muovere in macchina e lasciarla lì parcheggiata negli spazi pedonali chiusi e anche di parcheggiarla davanti al portone di casa, benché ciascun appartamento abbia il proprio posto auto in un garage collegato direttamente ai vani scale. Neanche le puntuali segnalazioni del Comitato di Quartiere a Forze dell’ Ordine, Comune, Ater, Vigili del Fuoco, Regione e chissà quante altre istituzioni hanno sortito alcun effetto.

Non sorprende che esistano persone non dotate del benché minimo senso civico. Lo scarso attaccamento agli spazi comuni dimostrato da alcuni è però anche una conseguenza diretta dell’incuria delle istituzioni che dovrebbero, per prime, dare l’esempio. 

Per fortuna, però, Melara è anche molto altro: creatività, buona volontà, supporto reciproco, una tenace voglia di fare funzionare meglio le cose nonostante tutte le difficoltà.

Lo spazio aperto dell’anfiteatro ne è un glorioso esempio. Racchiuso tra i quattro muraglioni di cemento pieni di finestre e poggioli, uno splendido giardino fiorito con attrezzature di gioco per i bambini, panchine e zone ombreggiate compensa il grigiore circostante. È curato da alcune donne del quartiere coordinate dal portierato sociale con qualche contributo dell’Ater.

È anche in corso d’opera la realizzazione di una biblioteca comunale nell’area centrale del quadrilatero. Su questa purtroppo nessuno nel rione ha avuto però voce in capitolo; la progettazione di spazi pubblici potenzialmente preziosi come questo dovrebbe sempre coinvolgere i residenti, intercettandone i bisogni e le aspettative: il rischio, altrimenti, è quello di costruire delle bellissime cattedrali nel deserto. 

Alcune associazioni e centri di aggregazione fanno del loro meglio per coinvolgere le persone in varie attività culturali e ricreative, ma per la gran parte esse sono rivolte a un pubblico adulto e più che maturo. Parlando con giovanissimi abitanti di Melara, ragazze e ragazzi tra i 14 e i 17 anni, si percepisce tutto il vuoto che questa generazione sente intorno a sé. Se non iniziamo adesso un dialogo, aprendoci alla loro visione del mondo e ai loro desideri, non riusciremo a fare quel necessario salto nel futuro che non può più aspettare.

Su Melara sono stati scritti libri, girati film e documentari, e continua a essere una sorgente di ispirazione per ricerche, analisi e studi di antropologia sociale.

Adesso Trieste pensa che qui ci siano tutte le premesse per dimostrare che la partecipazione diretta di chi vive nei luoghi è lo strumento primario per costruire un sistema di amministrazione pubblica completamente rinnovato.

Melara ci è rimasta nel cuore. Così abbiamo deciso che la prossima assemblea pubblica di Adesso Trieste si svolgerà proprio nell’anfiteatro presso il giardino fiorito, all’interno del quadrilatero.

Il 2 luglio noi siamo lì. Raggiungeteci e scoprite anche voi le infinite possibilità di un microcosmo dove, se si vuole, si possono compiere miracoli.